Apro questo Thread per inserire un articolo che a mio avviso è molto interessante, già postato sul mio diario.
Alcune delle tecniche le ho applicate, con discreti risultati.
I metodi d'allenamento: sono delle vere e proprie scuole d'indirizzo, attraverso le quali alcuni grandi campioni o ei tecnici di fama mondiale hanno codificato un sistema d'allenamento. Un metodo racchiude in sé tutti i parametri dell'allenamento,e ci permette una visione a tutto tondo del "sistema" per raggiungere i nostri risultati. In un metodo sono raccolte le informazioni riguardanti la frequenza degli allenamenti, il volume del lavoro, la specificità delle metodologie usate, le tecniche specifiche da utilizzare, le divisioni muscolari, ecc. In alcuni casi il metodo si basa
solamente sull'esperienza personale del campione che lo ha utilizzato, rafforzato dalle testimonianze di ricercatori e/o di altri superdotati che hanno adottato metodi simili. In altri casi è stato possibile "testare" su migliaia di soggetti normodotati la reale efficacia del metodo stesso.
Le metodologie: sono delle indicazioni, a largo spettro, riguardanti un sistema d'allenamento che comprende più variabili. Una metodologia è quindi un modo di allenarsi, soggetto a delle variazioni dovute ai cambiamenti dei parametri del work-out nel contesto temporale della singola seduta. Vi sono delle metodologie che potrebbero costituire dei veri e propri metodi d'allenamento (infatti vengono applicate in molti di essi con priorità assoluta), se fossero introdotte in un arco temporale più ampio.
Le tecniche specìfiche: sono le cosiddette tecniche per aumentare l'intensità
dello sforzo, le abbiamo divise in due categorie:
- le tecniche d'intensità applicate alle serie: una serie è costituita da un numero di ripetizioni continue, eseguite fino ad esaurimento concen¬trico o attivo; è tuttavia possibile aumentare l'intensità dello sforzo profuso, al fine di ricercare una situazione di stress locale e generale superiore al normale - per sfruttare il successivo adattamento supercompensativo -, introducendo delle tecniche specifiche che prevedano un aumento della serie estensiva, ed allo stesso tempo intensiva, sommando l'effetto di più serie di ripetizioni eseguite consecutivamente
- le tecniche d'intensità applicate alle ripetizioni: le tecniche d'intensità applicate alle ripetizioni si basano sul principio di eseguire una o più ripetizioni, sviluppando un'esecuzione che si discosti da quella utilizzata nella "ripetizione perfetta". La differenza nella modalità di esecuzione può essere data sia da un aiuto esterno (partner o spinta), che da una variazione sul movimento di base (riduzione dell'ampiezza dell'arco di lavoro, suddivisione in più parti del movimento ecc).
La sottile differenza che separa un metodo da una metodologìa è alcune volte difficilmente individuabile. Oltre al vettore pubblicitario del metodo, generalmente costituito da un campione o da un tecnico di grande spessore, la principale diversità rispetto alla metodologia è probabilmente rappresentata dal maggiore arco temporale rivestito da quest'ultima. La metodologia offre delle indicazioni sull'allenamento con un obiettivo a breve o medio termine; all'interno di tale organizzazione possiamo trovare una o molteplici tecniche specifiche. Alcune metodologie di particolare spes¬sore possono essere considerate dei veri e propri metodi, e conseguentemente potrebbero essere in grado di soddisfare le richieste di un piano di lavoro a lungo termine
SFORZI RIPETUTI
L'utilizzo di carichi predeterminati, con i quali eseguire delle serie di ripetizioni, rappresenta una delle metodologie più antiche del body-building. Nonostante tale pratica fosse stata ben presto soppiantata dalla presunta scientificità del "piramidale", la sua validità le ha permesso di giungere sino ai nostri giorni. La specificità della metodologia degli "sforzi ripetuti" consiste nell'utilizzare un carico ben determinato, indicandone il numero massimo di ripetizioni da effettuare o meglio ancora fornendo la percentuale del massimale dell'esercizio, con il quale ripetere un certo numero di serie. L'entità del carico dovrà logicamente rientrare in un range di lavoro che costituisca uno stimolo ottimale per innescare i meccanismi legati all'aumento delle dimensioni del muscolo.
Applicare la metodologia degli sforzi ripetuti consente:
a) di potere calcolare l'entità del carico utilizzato (cioè la percentuale del massimale);
b) di diversificare gli stimoli allenanti specifici, inserendoli in sedute diverse;
e) di verificare, con una certa semplicità ed attendibilità, la validità di uno stimolo allenante, cioè l'entità di un carico usato in percentuale del massimale, rispetto ad un altro.
Nella pratica quotidiana dell'allenamento in palestra, quanto detto si traduce facilitando colui che compila la scheda d'allenamento, permettendogli di inviare uno stimolo ben determinato e facilmente periodizzabile.
In base al nostro principale obiettivo, cioè l'aumento delle dimensioni del muscolo, e non ad altre caratteristiche legate alla competizione di body-building, prendiamo in esame l'entità dei carichi da utilizzare nella metodologia degli sforzi ripetuti.
la modalità: carichi in % del massimale dell'85-90, massimo numero di ripetizioni possibili 6-2, recupero completo tra le serie, alto incremento della forza massimale (con carichi vicini al 90%), valido stimolo per l'aumento delle dimensioni (specialmente con carichi intorno all'85%).
2a modalità: carichi in % del massimale del 75-85, massimo numero dì ripetizioni possibili 10-6, recupero completo tra le serie, stimolo ottimale per l'aumento del volume muscolare.
3a modalità: carichi in % del massimale del 60-75, massimo numero di ripetizioni possibili 16-10, recupero incompleto tra le serie, ancora ottimo incremento delle dimensioni muscolari.
Il volume di lavoro, relativo al solo numero delle serie, sarà inversamente propor¬zionale al carico utilizzato in percentuale del massimale, quindi:
nella la modalità lavoreremo con un massimo di 6-8 serie;
nella 2a modalità lavoreremo con un massimo di 4-5 serie;
nella 3a modalità lavoreremo con un massimo di 2-3 serie.
I PIRAMIDALI
La metodologia classica del piramidale consiste nell'aumento del carico, durante il prosieguo delle serie di un esercizio, e nella contemporanea diminuzione delle ripetizioni; giunti ad un tetto massimo (che varia a seconda degli obiettivi da raggiungere) si incomincia la fase discendente, che comporta una diminuzione dei carichi ed un aumento delle ripetizioni. Ecco uno schema usato per la maggiore nel body-building.
1a serie 12 ripetizioni carico medio
2a sene 10 ripetizioni il carico aumenta
3a sene 8 ripetizioni il carico aumenta ancora
4a serie 6 ripetizioni ulteriore aumento del carico
5a sene 4 ripetizioni si aggiungono altri Kg al carico
6a sene 12 ripetizioni si utilizza un carico leggero
La differenza principale rispetto ai piramidali completi, utilizzati in molti altri sport, è data dal fatto che l'atleta di body-building non effettua una fase discendente completa - limitandosi ad eseguire una ultima serie caratterizzata da uno scarico del peso, che assume un valore dì "pompaggio" muscolare. Applicare un piramidale come quello sopra riportato, in una seduta d'allenamento con chiari intenti di aumento delle dimensioni muscolari, permette di facilitare il lavoro risolvendo una serie di problematiche.
Ci troviamo infatti di fronte ad una metodologia che ci consente di:
a) riscaldare e preparare gli apparati interessati dall'esercizio che andiamo ad
affrontare;
b) lavorare con vari range di ripetizioni;
e) dare una presunta scientificità al nostro allenamento.
Un'ulteriore accortezza tecnica ci impone di esaminare tre diverse modalità riguardanti i piramidali nel body-building.
1) Piramidale ascendente dì ripetizioni: si tratta dell'applicazione dello schema precedente. Ad ogni serie, l'aumento del carico corrisponderà ad una diminuzione delle ripetizioni. Come già detto, si tratta dell'applicazione della metodologia maggiormente utilizzata negli ultimi decenni: permette infatti di avvicinarsi alle serie da eseguire con i carichi più gravosi dopo un logico riscaldamento. Tuttavia al fine di ottimizzare lo stimolo allenante ricercato dal culturista, sarà opportuno lavorare nelle prime serie senza raggiungere l'esaurimento muscolare-ovvero l'incapacità di effettuare la fase concentrica del movimento -, usando un carico inferiore alle proprie capacità, infatti nel caso in cui si raggiungesse l'esaurimento concentrico nelle prime serie, composte da un numero di 12-10 ripetizioni, si verificherebbe un accumulo di acido lattico, a causa del lavoro troppo prolungato, che andrebbe a deconnettivare le
FTF compromettendo le serie successive. Va inoltre puntualizzato come l'indicazione del numero delle ripetizioni crei, in molti casi, un limite di base psicologico, oltre il quale molte volte il soggetto allenato non riesce ad andare. Per evitare il verificarsi di questa ultima ipotesi sarà conveniente utilizzare la seconda modalità.
2) Piramidale ascendente di carichi: utilizzando dei carichi prefissati, meglio se determinati in base alle percentuali del massimale, è possibile superare i limiti psico¬logici derivanti dall'indicazione del numero delle ripetizioni da eseguire, e quindi tirare ogni serie ad esaurimento concentrico. Ma vediamo l'esempio:
la serie 75%
2a serie 80%
3a serie 85%
4a serie 70%
massimo delle ripetizioni massimo delle ripetizioni massimo delle ripetizioni massimo delle ripetizioni
Non è tuttavia possibile ovviare all'accumulo dei metaboliti di scarico derivanti dal lavoro delle prime serie. A tale proposito l'aumento dei carichi, tra una serie e la successiva, non dovrebbe essere superiore al 5% del massimale; inoltre la differenza del carico utilizzato tra la prima e l'ultima serie, durante la fase di ascesa del piramidale, non dovrà essere eccessiva (10-15%). Una logica applicazione ci spinge a consigliare di rimanere accuratamente all'interno di un range lavorativo che interessi in maniera specifica, nei limiti delle possibilità fisiologiche, un metabolismo energetico ben delineato. È importante ripetere quale sia il principale "difetto" della metodologia del piramidale applicata all'obiettivo primario del body-building-. l'accumulo di acido lattico, prodotto nelle prime serie di lavoro composte da ripetizioni medioalte, blocca la contrazione delle fibre muscolari che dovranno eseguire il lavoro nelle serie successive, contraddistinte da ripetizioni più basse e carichi maggiori. La situazione venutasi a creare non impedisce solamente di poter lavorare con un piramidale ascendente di carichi (o di ripetizioni) per migliorare la forza massimale, ma deconnettiva le unità motorie specifiche (FTF) maggiormente ipertrofizzabili. Conseguente-mente il tentativo di "allargare" la piramide comporta l'inevitabile rischio di allonta¬narci dal nostro obiettivo.
La terza modalità rappresenta una valida soluzione per aggirare il problema.
3) Piramidale discendente di carichi o piramidale inverso: nonostante tale applicazione non sia la più usata, è l'unica che ci permette di ovviare al problema dell'acido lattico. Consiste nell'eseguire un protocollo di lavoro "inverso" rispetto alle
modalità sinora prese in esame:
Riscaldamento generale e specifico
la serie 85% massimo delle ripetizioni
2a serie 80% massimo delle ripetizioni
3a serie 75% massimo delle ripetizioni
4a serie 70% massimo delle ripetizioni
In questo modo potremo spingere ad esaurimento fin dalla prima serie, nella quale utilizzeremo un'alta percentuale di unità motorie; nelle serie successive la minore disponibilità dei muscoli di vincere la resistenza, sarà compensata dalla progressiva diminuzione del carico sull'attrezzo. Sarà inoltre possibile effettuare un'ultima serie ad alte ripetizioni, senza temere di creare un'acidità locale limitante ai fini del prosieguo dell'allenamento; in tale caso occorrerà tuttavia prendere attentamente in esame il lavoro specifico svolto dai principali gruppi muscolari deputati a svolgere l'esercizio, al fine di evitare di ritrovarsi, nel corso della seduta d'allenamento, con un muscolo già stanco.
SUPER-SLOW
II "Super-slow" è una metodologia che prevede una particolare forma di esecuzione, legata al tempo occorrente per completare una ripetizione. Vista in questi termini, la ripetizione super-lenta sembra accostarsi maggiormente ad una tecnica specifica, legata all'aumento dell'intensità, che interessa le ripetizioni. In realtà l'applicazione pratica delle ripetizioni stile "Super-slow", presenta talmente tante varianti, legate al tempo d'esecuzione del singolo movimento, da spingerci a considerare tale pratica come una metodologia vera e propria.
L'obbiettivo principale del "Super-slow" è quello di rendere il movimento il più difficile possibile, e conseguentemente più interessante ai fini del risultato da raggiungere. Ken Hutchinson consiglia di eseguire una singola ripetizione con una esecuzione del tipo:
fase concentrica (o positiva) 10";
fase eccentrica (o passiva) 5".
Sia Hutchinson che gli altri tecnici legati al "Super-slow", offrono esempi e presentano risultati a favore della loro metodologia. I guadagni ottenuti in termini di forza e sviluppo muscolare riportati in molti articoli sembrano attestare i benefici derivanti dal muoversi lentamente. Come abbiamo scritto nell'introduzione di questo capitolo, il "Super-slow" ci sembra più una tecnica da applicare in determinati periodi di una preparazione che non una metodologia da prendere in considerazione come base fissa dell'allenamento. Vanno tuttavia presi in considerazione i grandi vantaggi derivanti dali'eseguire le ripetizioni molto lentamente.
1) La possibilità di rendere l'esercizio più difficile da eseguire, requisito principale e di esclusivo dominio del culturista, che ricerca continuamente di creare una situazione dì distruzione muscolare, per supercompensare successivamente.
2) L'innegabile vantaggio di potere ridurre i rischi legati alle forme di esecuzione con slanci e spinte sconsiderate.
3) La facilitazione di eseguire gli esercizi in maniera controllata e pensata, diretta conseguenza di un movimento lento.
È possibile giungere gradualmente ad una forma di esecuzione del tipo 10-5", incrementando nel corso dei microcicli il tempo nel quale il muscolo resta sotto tensione. Se consideriamo infatti la cadenza d'esecuzione media di molti praticanti il body-building, senza prendere in esame alcune scellerate personalizzazioni nello stile lanciatore di pesi, ci possiamo rendere conto del tempo impiegato da molti per completare un movimento: circa 2 secondi. Purtroppo le esecuzioni del tipo "fase concentrica superveloce con slancio e precedente rimbalzo, seguita da una fase eccentrica inesistente nella quale il carico torna, grazie alla forza di gravita, immediatamente in basso", rappresentano la regola e non l'eccezione in molte palestre. Il "Super-slow" è quindi una valida soluzione, oltre ad essere un mezzo per il raggiungimento di maggiori dimensioni muscolari, per migliorare l'insegnamento ed il conseguente apprendimento dell'esecuzione ottimale degli esercizi.
POSITION OF FLEXION
Si tratta di una metodologia ideata da Steve Holman che si rifà intelligentemente alle teorie della scuola di Mike Mentzer, e presenta diverse modalità d'allenamento che comportano l'applicazione delia metodologia POF. Holman si basa sul concetto fisiologico secondo il quale ogni muscolo può essere lavorato utilizzando tre posizioni diverse:
a) una posizione intermedia, nella quale il massimo sforzo muscolare si realizza all'incirca a metà del movimento;
b) una posizione di allungamento estremo del muscolo lavorato, che si realizza in una fase dell'esercizio molto impegnativa, cioè nel momento che precede l'inversione di direzione del movimento (vale a dire il passaggio dalla fase eccentrica a quella concentrica);
e) una posizione di massima contrazione, che deve corrispondere al momento in cui il muscolo esprime il massimo sforzo.
Holman elenca tre gruppi di esercizi, che corrispondono alle posizioni di lavoro sopra riportate:
- gruppo di esercizi in posizione intermedia;
- gruppo di esercizi in posizione di allungamento;
Il cuore della metodologia POF, consiste nell'ìnserire all'interno della seduta gli esercizi dei tre gruppi, combinandoli tra loro secondo una logica ben precisa.
Secondo Holman occorre eseguire:
a) i movimenti in posizione intermedia, poiché consentono di utilizzare grossi carichi, grazie anche alle azioni sinergiche che comportano;
b) gli esercizi in posizione di allungamento, al fine di trarre un ulteriore vantaggio dal riflesso miotatico (il pre-stiramento);
e) i movimenti in posizione di contrazione, che consentono di realizzare una forte contrazione nella parte più gravosa dell'esercizio.
La metodologia POF fornisce delle valide indicazioni per il raggiungimento dell'obbiettivo principale di coloro che si avvicinano al body-building:
- eseguire un massimo di 2 serie (ad esaurimento concentrico) per esercizio, o una sola serie che preveda delle ripetizioni forzate (da utilizzare solo negli esercizi in posizione intermedia e di contrazione, mai in queili di allungamento) dopo il raggiungimento dell'esaurimento concentrico;
- non superare le 5 serie totali, 1 o 2 serie per ogni esercizio nelle varie posizioni;
- non eseguire più di 2 allenamenti la settimana per ogni gruppo muscolare;
- possibilmente inserire un giorno di riposo completo tra gli allenamenti.
Holman, nel suo testo, fornisce una serie di tabelle complete, che riportano l'anda¬mento delle sedute in particolari microcicli. L'autore si raccomanda affinchè vengano prese in considerazione le accortezze necessarie ad evitare il superallenamento. Tra i consigli di maggiore importanza, ricordiamo la particolare attenzione nell'eseguire gli esercizi in posizione di allungamento: occorrerà utilizzare dei carichi di media entità, e sfruttare una lieve accelerazione durante il passaggio dell'inversione del movimento.
POWER FACTOR TRAINING
Gli americani Peter Siscoe John Little sono gli autori del libro "Power factor training - Un approccio scientifico per l'aumento della massa muscolare". Nel loro testo pubblicizzano e promulgano la metodologia dell'allenamento fondato sull'applicazione dell'indice del fattore di potenza. Secondo i tecnici statunitensi è possibile ricondurre gli stimoli allenanti ad una ferrea applicazione della matematica.
Il concetto base della metodologia è quello di pensare in chilogrammi per minu¬to: soltanto l'aumento progressivo dell'indice di potenza, a detta degli autori del testo, può garantire un continuo miglioramento della forza e un aumento delle dimensioni muscolari. Nell'esportare in pratica quanto detto, dovremo considerare i chilogrammi sollevati nel corso di una serie ed il tempo impiegato per farlo. Appare evidente che compiere 20 ripetizioni, utilizzando un carico di 100 chili, in 60", comporta un indice del fattore di potenza superiore rispetto ad utilizzare lo stesso carico totale (Kg x ripetizioni) in un tempo superiore. L'affermazione appena riportata trova una valida logica soltanto se si tiene conto della teoria di Sisco e Little, i quali riconduco¬no l'efficacia dello stimolo allenante all'aumento del sovraccarico. Basando le fondamenta della loro metodologia esclusivamente sulla progressione dei carichi, i due tecnici ritengono inutile un'esecuzione degli esercizi ad ampiezza di lavoro completa. Gli inevitabili punti deboli, nell'arco di lavoro di una ripetizione completa, limiterebbero la possibilità di sollevare carichi elevati. Applicando una riduzione dell'arco di movimento della ripetizione, e lavorando quindi con delle ripetizioni parziali eseguite nell'arco più forte del movimento, è possibile sollevare carichi superiori, rispetto al lavoro ad ampiezza completa, e di conseguenza reclutare un maggiore numero di unità motorie. Gli autori garantiscono, presentando a favore della loro teoria un'infinità di formule matematiche, eccezionali risultati in termini di forza e volume muscolare.
Vediamo quali sono i parametri dell'organizzazione dì un piano di lavoro, secondo la metodologia di Sisco e Little.
- Si consiglia inizialmente una frequenza di lavoro impostata su una divisione in due unità d'allenamento (metà muscoli ogni seduta), da eseguire 3 volte la settimana intervallando ad ogni work-out un giorno di riposo; in seguito si ridurrà la frequenza con gradualità, fino ad arrivare a eseguire gli allenamenti a una distanza di 8, 10, 12 o più giorni.
- Il recupero tra le serie deve essere contenuto, deve tuttavia permettere di fare riprendere fiato al soggetto e consentire di fare smaltire in parte l'acido lattico.
- Utilizzare un ritmo di esecuzione relativamente veloce.
- Iniziare il programma eseguendo 2 serie di 20 ripetizioni per esercizio, in seguito le ripetizioni potranno diventare 30, 40 o anche più. Serie e ripetizioni andranno comunque modulate in modo da permettere un continuo aumento dei sovraccarichi.
- I carichi iniziali corrisponderanno al 70-90% del massimale dell'esercizio ad ampiezza completa.
John Little e Peter Sisco fondano quindi la teoria delia loro metodologia su due punti cardine:
- sollevare il maggiore carico, nel minore tempo possibile;
- utilizzare un movimento parziale, di pochi centimetri, nell'arco di lavoro più forte.
I due autori si scagliano inoltre, con una presa di posizione radicale, contro l'utilizzo di alcuni esercizi (come lo squat completo) denunciando, secondo loro, l'inutilità di alcune tecniche, quali il pre-exhaust.
STATIC CONTRACTION TRAINING
L'applicazione pratica di questa metodologia consiste nell'eseguire uno sforzo statico, effettuato nel tratto di movimento più forte, senza tuttavia raggiungere la posizione di blocco. Il cuore della teoria è racchiuso all'interno dell'affermazione che vuole l'intensità dell'alle¬namento altissima e la durata del lavoro ridotta drasticamente. L'allenamento con le contrazioni statiche è una lotta contro un carico da trattenere il più possibile.
Vediamo quali sono le modalità d'esecuzione e i principali parametri di questa metodologia.
- L'arco di movimento da utilizzare, nell'esecuzione di un esercizio, sarà quello che consente di esplicare la maggiore forza possibile.
- Una serie consiste nel trattenere immobile, o almeno nel tentare di farlo, il carico per un tempo compreso tra i 5 e i 15 secondi. Una volta superati i 15 secondi occorrerà aumentare il carico, all'inarca del 15-30%: in questo modo ritornere¬mo a trattenere il peso per 5". È importante mantenere la tensione sino all'incapacità muscolare.
- Si eseguirà una sola serie per esercizio, alla massima intensità.
- Gli allenamenti andranno intervallati abbastanza da ottenere un miglioramento in ciascuna sessione.
Il protocollo di esecuzione di una singola ripetizione (o serie che si voglia dire), consigliato dagli autori, è il seguente.
Esempio, lento avanti in piedi con il bilanciere al power-rack o al multy-power.
Bloccare i fermi del power-rack a 7,5-10 centimetri dalla misura in cui si raggiunge la completa estensione; mettersi sotto la sbarra in posizione eretta, con una presa di circa 8 centimetri superiore alla larghezza delle spalle; spingere il bilanciere verso l'alto, fino a raggiungere la completa estensione delle braccia; da questa posizione abbassare la sbarra fino a sbloccare i gomiti e mantenere tale posizione per un tempo che vada dai 5 ai 15 secondi.
Alcune delle tecniche le ho applicate, con discreti risultati.
Distinguiamo innanzitutto i metodi dalle metodologie.
I metodi d'allenamento: sono delle vere e proprie scuole d'indirizzo, attraverso le quali alcuni grandi campioni o ei tecnici di fama mondiale hanno codificato un sistema d'allenamento. Un metodo racchiude in sé tutti i parametri dell'allenamento,e ci permette una visione a tutto tondo del "sistema" per raggiungere i nostri risultati. In un metodo sono raccolte le informazioni riguardanti la frequenza degli allenamenti, il volume del lavoro, la specificità delle metodologie usate, le tecniche specifiche da utilizzare, le divisioni muscolari, ecc. In alcuni casi il metodo si basa
solamente sull'esperienza personale del campione che lo ha utilizzato, rafforzato dalle testimonianze di ricercatori e/o di altri superdotati che hanno adottato metodi simili. In altri casi è stato possibile "testare" su migliaia di soggetti normodotati la reale efficacia del metodo stesso.
Le metodologie: sono delle indicazioni, a largo spettro, riguardanti un sistema d'allenamento che comprende più variabili. Una metodologia è quindi un modo di allenarsi, soggetto a delle variazioni dovute ai cambiamenti dei parametri del work-out nel contesto temporale della singola seduta. Vi sono delle metodologie che potrebbero costituire dei veri e propri metodi d'allenamento (infatti vengono applicate in molti di essi con priorità assoluta), se fossero introdotte in un arco temporale più ampio.
Le tecniche specìfiche: sono le cosiddette tecniche per aumentare l'intensità
dello sforzo, le abbiamo divise in due categorie:
- le tecniche d'intensità applicate alle serie: una serie è costituita da un numero di ripetizioni continue, eseguite fino ad esaurimento concen¬trico o attivo; è tuttavia possibile aumentare l'intensità dello sforzo profuso, al fine di ricercare una situazione di stress locale e generale superiore al normale - per sfruttare il successivo adattamento supercompensativo -, introducendo delle tecniche specifiche che prevedano un aumento della serie estensiva, ed allo stesso tempo intensiva, sommando l'effetto di più serie di ripetizioni eseguite consecutivamente
- le tecniche d'intensità applicate alle ripetizioni: le tecniche d'intensità applicate alle ripetizioni si basano sul principio di eseguire una o più ripetizioni, sviluppando un'esecuzione che si discosti da quella utilizzata nella "ripetizione perfetta". La differenza nella modalità di esecuzione può essere data sia da un aiuto esterno (partner o spinta), che da una variazione sul movimento di base (riduzione dell'ampiezza dell'arco di lavoro, suddivisione in più parti del movimento ecc).
LE METODOLOGIE
La sottile differenza che separa un metodo da una metodologìa è alcune volte difficilmente individuabile. Oltre al vettore pubblicitario del metodo, generalmente costituito da un campione o da un tecnico di grande spessore, la principale diversità rispetto alla metodologia è probabilmente rappresentata dal maggiore arco temporale rivestito da quest'ultima. La metodologia offre delle indicazioni sull'allenamento con un obiettivo a breve o medio termine; all'interno di tale organizzazione possiamo trovare una o molteplici tecniche specifiche. Alcune metodologie di particolare spes¬sore possono essere considerate dei veri e propri metodi, e conseguentemente potrebbero essere in grado di soddisfare le richieste di un piano di lavoro a lungo termine
SFORZI RIPETUTI
L'utilizzo di carichi predeterminati, con i quali eseguire delle serie di ripetizioni, rappresenta una delle metodologie più antiche del body-building. Nonostante tale pratica fosse stata ben presto soppiantata dalla presunta scientificità del "piramidale", la sua validità le ha permesso di giungere sino ai nostri giorni. La specificità della metodologia degli "sforzi ripetuti" consiste nell'utilizzare un carico ben determinato, indicandone il numero massimo di ripetizioni da effettuare o meglio ancora fornendo la percentuale del massimale dell'esercizio, con il quale ripetere un certo numero di serie. L'entità del carico dovrà logicamente rientrare in un range di lavoro che costituisca uno stimolo ottimale per innescare i meccanismi legati all'aumento delle dimensioni del muscolo.
Applicare la metodologia degli sforzi ripetuti consente:
a) di potere calcolare l'entità del carico utilizzato (cioè la percentuale del massimale);
b) di diversificare gli stimoli allenanti specifici, inserendoli in sedute diverse;
e) di verificare, con una certa semplicità ed attendibilità, la validità di uno stimolo allenante, cioè l'entità di un carico usato in percentuale del massimale, rispetto ad un altro.
Nella pratica quotidiana dell'allenamento in palestra, quanto detto si traduce facilitando colui che compila la scheda d'allenamento, permettendogli di inviare uno stimolo ben determinato e facilmente periodizzabile.
In base al nostro principale obiettivo, cioè l'aumento delle dimensioni del muscolo, e non ad altre caratteristiche legate alla competizione di body-building, prendiamo in esame l'entità dei carichi da utilizzare nella metodologia degli sforzi ripetuti.
la modalità: carichi in % del massimale dell'85-90, massimo numero di ripetizioni possibili 6-2, recupero completo tra le serie, alto incremento della forza massimale (con carichi vicini al 90%), valido stimolo per l'aumento delle dimensioni (specialmente con carichi intorno all'85%).
2a modalità: carichi in % del massimale del 75-85, massimo numero dì ripetizioni possibili 10-6, recupero completo tra le serie, stimolo ottimale per l'aumento del volume muscolare.
3a modalità: carichi in % del massimale del 60-75, massimo numero di ripetizioni possibili 16-10, recupero incompleto tra le serie, ancora ottimo incremento delle dimensioni muscolari.
Il volume di lavoro, relativo al solo numero delle serie, sarà inversamente propor¬zionale al carico utilizzato in percentuale del massimale, quindi:
nella la modalità lavoreremo con un massimo di 6-8 serie;
nella 2a modalità lavoreremo con un massimo di 4-5 serie;
nella 3a modalità lavoreremo con un massimo di 2-3 serie.
I PIRAMIDALI
La metodologia classica del piramidale consiste nell'aumento del carico, durante il prosieguo delle serie di un esercizio, e nella contemporanea diminuzione delle ripetizioni; giunti ad un tetto massimo (che varia a seconda degli obiettivi da raggiungere) si incomincia la fase discendente, che comporta una diminuzione dei carichi ed un aumento delle ripetizioni. Ecco uno schema usato per la maggiore nel body-building.
1a serie 12 ripetizioni carico medio
2a sene 10 ripetizioni il carico aumenta
3a sene 8 ripetizioni il carico aumenta ancora
4a serie 6 ripetizioni ulteriore aumento del carico
5a sene 4 ripetizioni si aggiungono altri Kg al carico
6a sene 12 ripetizioni si utilizza un carico leggero
La differenza principale rispetto ai piramidali completi, utilizzati in molti altri sport, è data dal fatto che l'atleta di body-building non effettua una fase discendente completa - limitandosi ad eseguire una ultima serie caratterizzata da uno scarico del peso, che assume un valore dì "pompaggio" muscolare. Applicare un piramidale come quello sopra riportato, in una seduta d'allenamento con chiari intenti di aumento delle dimensioni muscolari, permette di facilitare il lavoro risolvendo una serie di problematiche.
Ci troviamo infatti di fronte ad una metodologia che ci consente di:
a) riscaldare e preparare gli apparati interessati dall'esercizio che andiamo ad
affrontare;
b) lavorare con vari range di ripetizioni;
e) dare una presunta scientificità al nostro allenamento.
Un'ulteriore accortezza tecnica ci impone di esaminare tre diverse modalità riguardanti i piramidali nel body-building.
1) Piramidale ascendente dì ripetizioni: si tratta dell'applicazione dello schema precedente. Ad ogni serie, l'aumento del carico corrisponderà ad una diminuzione delle ripetizioni. Come già detto, si tratta dell'applicazione della metodologia maggiormente utilizzata negli ultimi decenni: permette infatti di avvicinarsi alle serie da eseguire con i carichi più gravosi dopo un logico riscaldamento. Tuttavia al fine di ottimizzare lo stimolo allenante ricercato dal culturista, sarà opportuno lavorare nelle prime serie senza raggiungere l'esaurimento muscolare-ovvero l'incapacità di effettuare la fase concentrica del movimento -, usando un carico inferiore alle proprie capacità, infatti nel caso in cui si raggiungesse l'esaurimento concentrico nelle prime serie, composte da un numero di 12-10 ripetizioni, si verificherebbe un accumulo di acido lattico, a causa del lavoro troppo prolungato, che andrebbe a deconnettivare le
FTF compromettendo le serie successive. Va inoltre puntualizzato come l'indicazione del numero delle ripetizioni crei, in molti casi, un limite di base psicologico, oltre il quale molte volte il soggetto allenato non riesce ad andare. Per evitare il verificarsi di questa ultima ipotesi sarà conveniente utilizzare la seconda modalità.
2) Piramidale ascendente di carichi: utilizzando dei carichi prefissati, meglio se determinati in base alle percentuali del massimale, è possibile superare i limiti psico¬logici derivanti dall'indicazione del numero delle ripetizioni da eseguire, e quindi tirare ogni serie ad esaurimento concentrico. Ma vediamo l'esempio:
la serie 75%
2a serie 80%
3a serie 85%
4a serie 70%
massimo delle ripetizioni massimo delle ripetizioni massimo delle ripetizioni massimo delle ripetizioni
Non è tuttavia possibile ovviare all'accumulo dei metaboliti di scarico derivanti dal lavoro delle prime serie. A tale proposito l'aumento dei carichi, tra una serie e la successiva, non dovrebbe essere superiore al 5% del massimale; inoltre la differenza del carico utilizzato tra la prima e l'ultima serie, durante la fase di ascesa del piramidale, non dovrà essere eccessiva (10-15%). Una logica applicazione ci spinge a consigliare di rimanere accuratamente all'interno di un range lavorativo che interessi in maniera specifica, nei limiti delle possibilità fisiologiche, un metabolismo energetico ben delineato. È importante ripetere quale sia il principale "difetto" della metodologia del piramidale applicata all'obiettivo primario del body-building-. l'accumulo di acido lattico, prodotto nelle prime serie di lavoro composte da ripetizioni medioalte, blocca la contrazione delle fibre muscolari che dovranno eseguire il lavoro nelle serie successive, contraddistinte da ripetizioni più basse e carichi maggiori. La situazione venutasi a creare non impedisce solamente di poter lavorare con un piramidale ascendente di carichi (o di ripetizioni) per migliorare la forza massimale, ma deconnettiva le unità motorie specifiche (FTF) maggiormente ipertrofizzabili. Conseguente-mente il tentativo di "allargare" la piramide comporta l'inevitabile rischio di allonta¬narci dal nostro obiettivo.
La terza modalità rappresenta una valida soluzione per aggirare il problema.
3) Piramidale discendente di carichi o piramidale inverso: nonostante tale applicazione non sia la più usata, è l'unica che ci permette di ovviare al problema dell'acido lattico. Consiste nell'eseguire un protocollo di lavoro "inverso" rispetto alle
modalità sinora prese in esame:
Riscaldamento generale e specifico
la serie 85% massimo delle ripetizioni
2a serie 80% massimo delle ripetizioni
3a serie 75% massimo delle ripetizioni
4a serie 70% massimo delle ripetizioni
In questo modo potremo spingere ad esaurimento fin dalla prima serie, nella quale utilizzeremo un'alta percentuale di unità motorie; nelle serie successive la minore disponibilità dei muscoli di vincere la resistenza, sarà compensata dalla progressiva diminuzione del carico sull'attrezzo. Sarà inoltre possibile effettuare un'ultima serie ad alte ripetizioni, senza temere di creare un'acidità locale limitante ai fini del prosieguo dell'allenamento; in tale caso occorrerà tuttavia prendere attentamente in esame il lavoro specifico svolto dai principali gruppi muscolari deputati a svolgere l'esercizio, al fine di evitare di ritrovarsi, nel corso della seduta d'allenamento, con un muscolo già stanco.
SUPER-SLOW
II "Super-slow" è una metodologia che prevede una particolare forma di esecuzione, legata al tempo occorrente per completare una ripetizione. Vista in questi termini, la ripetizione super-lenta sembra accostarsi maggiormente ad una tecnica specifica, legata all'aumento dell'intensità, che interessa le ripetizioni. In realtà l'applicazione pratica delle ripetizioni stile "Super-slow", presenta talmente tante varianti, legate al tempo d'esecuzione del singolo movimento, da spingerci a considerare tale pratica come una metodologia vera e propria.
L'obbiettivo principale del "Super-slow" è quello di rendere il movimento il più difficile possibile, e conseguentemente più interessante ai fini del risultato da raggiungere. Ken Hutchinson consiglia di eseguire una singola ripetizione con una esecuzione del tipo:
fase concentrica (o positiva) 10";
fase eccentrica (o passiva) 5".
Sia Hutchinson che gli altri tecnici legati al "Super-slow", offrono esempi e presentano risultati a favore della loro metodologia. I guadagni ottenuti in termini di forza e sviluppo muscolare riportati in molti articoli sembrano attestare i benefici derivanti dal muoversi lentamente. Come abbiamo scritto nell'introduzione di questo capitolo, il "Super-slow" ci sembra più una tecnica da applicare in determinati periodi di una preparazione che non una metodologia da prendere in considerazione come base fissa dell'allenamento. Vanno tuttavia presi in considerazione i grandi vantaggi derivanti dali'eseguire le ripetizioni molto lentamente.
1) La possibilità di rendere l'esercizio più difficile da eseguire, requisito principale e di esclusivo dominio del culturista, che ricerca continuamente di creare una situazione dì distruzione muscolare, per supercompensare successivamente.
2) L'innegabile vantaggio di potere ridurre i rischi legati alle forme di esecuzione con slanci e spinte sconsiderate.
3) La facilitazione di eseguire gli esercizi in maniera controllata e pensata, diretta conseguenza di un movimento lento.
È possibile giungere gradualmente ad una forma di esecuzione del tipo 10-5", incrementando nel corso dei microcicli il tempo nel quale il muscolo resta sotto tensione. Se consideriamo infatti la cadenza d'esecuzione media di molti praticanti il body-building, senza prendere in esame alcune scellerate personalizzazioni nello stile lanciatore di pesi, ci possiamo rendere conto del tempo impiegato da molti per completare un movimento: circa 2 secondi. Purtroppo le esecuzioni del tipo "fase concentrica superveloce con slancio e precedente rimbalzo, seguita da una fase eccentrica inesistente nella quale il carico torna, grazie alla forza di gravita, immediatamente in basso", rappresentano la regola e non l'eccezione in molte palestre. Il "Super-slow" è quindi una valida soluzione, oltre ad essere un mezzo per il raggiungimento di maggiori dimensioni muscolari, per migliorare l'insegnamento ed il conseguente apprendimento dell'esecuzione ottimale degli esercizi.
POSITION OF FLEXION
Si tratta di una metodologia ideata da Steve Holman che si rifà intelligentemente alle teorie della scuola di Mike Mentzer, e presenta diverse modalità d'allenamento che comportano l'applicazione delia metodologia POF. Holman si basa sul concetto fisiologico secondo il quale ogni muscolo può essere lavorato utilizzando tre posizioni diverse:
a) una posizione intermedia, nella quale il massimo sforzo muscolare si realizza all'incirca a metà del movimento;
b) una posizione di allungamento estremo del muscolo lavorato, che si realizza in una fase dell'esercizio molto impegnativa, cioè nel momento che precede l'inversione di direzione del movimento (vale a dire il passaggio dalla fase eccentrica a quella concentrica);
e) una posizione di massima contrazione, che deve corrispondere al momento in cui il muscolo esprime il massimo sforzo.
Holman elenca tre gruppi di esercizi, che corrispondono alle posizioni di lavoro sopra riportate:
- gruppo di esercizi in posizione intermedia;
- gruppo di esercizi in posizione di allungamento;
Il cuore della metodologia POF, consiste nell'ìnserire all'interno della seduta gli esercizi dei tre gruppi, combinandoli tra loro secondo una logica ben precisa.
Secondo Holman occorre eseguire:
a) i movimenti in posizione intermedia, poiché consentono di utilizzare grossi carichi, grazie anche alle azioni sinergiche che comportano;
b) gli esercizi in posizione di allungamento, al fine di trarre un ulteriore vantaggio dal riflesso miotatico (il pre-stiramento);
e) i movimenti in posizione di contrazione, che consentono di realizzare una forte contrazione nella parte più gravosa dell'esercizio.
La metodologia POF fornisce delle valide indicazioni per il raggiungimento dell'obbiettivo principale di coloro che si avvicinano al body-building:
- eseguire un massimo di 2 serie (ad esaurimento concentrico) per esercizio, o una sola serie che preveda delle ripetizioni forzate (da utilizzare solo negli esercizi in posizione intermedia e di contrazione, mai in queili di allungamento) dopo il raggiungimento dell'esaurimento concentrico;
- non superare le 5 serie totali, 1 o 2 serie per ogni esercizio nelle varie posizioni;
- non eseguire più di 2 allenamenti la settimana per ogni gruppo muscolare;
- possibilmente inserire un giorno di riposo completo tra gli allenamenti.
Holman, nel suo testo, fornisce una serie di tabelle complete, che riportano l'anda¬mento delle sedute in particolari microcicli. L'autore si raccomanda affinchè vengano prese in considerazione le accortezze necessarie ad evitare il superallenamento. Tra i consigli di maggiore importanza, ricordiamo la particolare attenzione nell'eseguire gli esercizi in posizione di allungamento: occorrerà utilizzare dei carichi di media entità, e sfruttare una lieve accelerazione durante il passaggio dell'inversione del movimento.
POWER FACTOR TRAINING
Gli americani Peter Siscoe John Little sono gli autori del libro "Power factor training - Un approccio scientifico per l'aumento della massa muscolare". Nel loro testo pubblicizzano e promulgano la metodologia dell'allenamento fondato sull'applicazione dell'indice del fattore di potenza. Secondo i tecnici statunitensi è possibile ricondurre gli stimoli allenanti ad una ferrea applicazione della matematica.
Il concetto base della metodologia è quello di pensare in chilogrammi per minu¬to: soltanto l'aumento progressivo dell'indice di potenza, a detta degli autori del testo, può garantire un continuo miglioramento della forza e un aumento delle dimensioni muscolari. Nell'esportare in pratica quanto detto, dovremo considerare i chilogrammi sollevati nel corso di una serie ed il tempo impiegato per farlo. Appare evidente che compiere 20 ripetizioni, utilizzando un carico di 100 chili, in 60", comporta un indice del fattore di potenza superiore rispetto ad utilizzare lo stesso carico totale (Kg x ripetizioni) in un tempo superiore. L'affermazione appena riportata trova una valida logica soltanto se si tiene conto della teoria di Sisco e Little, i quali riconduco¬no l'efficacia dello stimolo allenante all'aumento del sovraccarico. Basando le fondamenta della loro metodologia esclusivamente sulla progressione dei carichi, i due tecnici ritengono inutile un'esecuzione degli esercizi ad ampiezza di lavoro completa. Gli inevitabili punti deboli, nell'arco di lavoro di una ripetizione completa, limiterebbero la possibilità di sollevare carichi elevati. Applicando una riduzione dell'arco di movimento della ripetizione, e lavorando quindi con delle ripetizioni parziali eseguite nell'arco più forte del movimento, è possibile sollevare carichi superiori, rispetto al lavoro ad ampiezza completa, e di conseguenza reclutare un maggiore numero di unità motorie. Gli autori garantiscono, presentando a favore della loro teoria un'infinità di formule matematiche, eccezionali risultati in termini di forza e volume muscolare.
Vediamo quali sono i parametri dell'organizzazione dì un piano di lavoro, secondo la metodologia di Sisco e Little.
- Si consiglia inizialmente una frequenza di lavoro impostata su una divisione in due unità d'allenamento (metà muscoli ogni seduta), da eseguire 3 volte la settimana intervallando ad ogni work-out un giorno di riposo; in seguito si ridurrà la frequenza con gradualità, fino ad arrivare a eseguire gli allenamenti a una distanza di 8, 10, 12 o più giorni.
- Il recupero tra le serie deve essere contenuto, deve tuttavia permettere di fare riprendere fiato al soggetto e consentire di fare smaltire in parte l'acido lattico.
- Utilizzare un ritmo di esecuzione relativamente veloce.
- Iniziare il programma eseguendo 2 serie di 20 ripetizioni per esercizio, in seguito le ripetizioni potranno diventare 30, 40 o anche più. Serie e ripetizioni andranno comunque modulate in modo da permettere un continuo aumento dei sovraccarichi.
- I carichi iniziali corrisponderanno al 70-90% del massimale dell'esercizio ad ampiezza completa.
John Little e Peter Sisco fondano quindi la teoria delia loro metodologia su due punti cardine:
- sollevare il maggiore carico, nel minore tempo possibile;
- utilizzare un movimento parziale, di pochi centimetri, nell'arco di lavoro più forte.
I due autori si scagliano inoltre, con una presa di posizione radicale, contro l'utilizzo di alcuni esercizi (come lo squat completo) denunciando, secondo loro, l'inutilità di alcune tecniche, quali il pre-exhaust.
STATIC CONTRACTION TRAINING
L'applicazione pratica di questa metodologia consiste nell'eseguire uno sforzo statico, effettuato nel tratto di movimento più forte, senza tuttavia raggiungere la posizione di blocco. Il cuore della teoria è racchiuso all'interno dell'affermazione che vuole l'intensità dell'alle¬namento altissima e la durata del lavoro ridotta drasticamente. L'allenamento con le contrazioni statiche è una lotta contro un carico da trattenere il più possibile.
Vediamo quali sono le modalità d'esecuzione e i principali parametri di questa metodologia.
- L'arco di movimento da utilizzare, nell'esecuzione di un esercizio, sarà quello che consente di esplicare la maggiore forza possibile.
- Una serie consiste nel trattenere immobile, o almeno nel tentare di farlo, il carico per un tempo compreso tra i 5 e i 15 secondi. Una volta superati i 15 secondi occorrerà aumentare il carico, all'inarca del 15-30%: in questo modo ritornere¬mo a trattenere il peso per 5". È importante mantenere la tensione sino all'incapacità muscolare.
- Si eseguirà una sola serie per esercizio, alla massima intensità.
- Gli allenamenti andranno intervallati abbastanza da ottenere un miglioramento in ciascuna sessione.
Il protocollo di esecuzione di una singola ripetizione (o serie che si voglia dire), consigliato dagli autori, è il seguente.
Esempio, lento avanti in piedi con il bilanciere al power-rack o al multy-power.
Bloccare i fermi del power-rack a 7,5-10 centimetri dalla misura in cui si raggiunge la completa estensione; mettersi sotto la sbarra in posizione eretta, con una presa di circa 8 centimetri superiore alla larghezza delle spalle; spingere il bilanciere verso l'alto, fino a raggiungere la completa estensione delle braccia; da questa posizione abbassare la sbarra fino a sbloccare i gomiti e mantenere tale posizione per un tempo che vada dai 5 ai 15 secondi.
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