Lo so che ne abbiamo parlato tante volte, però come, quando e perché usare gli elastici alla fine è sparso in molti articoli: quello che parla dello stacco con gli elastici, quello sul westside, quello che analizza le differenze con le catene…
Ho pensato di riscrivere tutto di sana pianta, in un unico pezzo autosufficiente: gli elastici sono un mezzo troppo togo per non essere usato! Praticità, efficacia, versatilità e quel tocco stridente di techno-training con mezzi di fortuna che non guasta mai.
Per l’ennesima volta: potete essere forti e grossi senza elastici: mammuth da 400Kg di squat e bronzi di Riace HP+25 non hanno idea di come utilizzare questa roba al di fuori del tenere fermi gli sci sul portapacchi della macchina. Nè voglio che questo pezzo sia considerato come la classica novità da 3 allenamenti per poi “avanti il prossimo”: se volete provare, dedicate un paio di mesi a questa roba, tanto le Olimpiadi sono lontane. Come? Non partecipate alle Olimpiadi? Ah… nemmeno gareggiate? Ok, allora facciamo quattro mesi.
Problema
Voglio sovraccaricare una parte del movimento di una alzata mantenendo il movimento completo: come fare?
Grazie al modello bidimensionale di pettorale/deltoide già presentato in articoli passati, è possibile calcolare le curve delle forze durante l’esecuzione della panca: a sinistra una alzata con il 60% del massimale, gli scheletri indicano i punti più importanti del movimento.
Il 60% del massimale è un carico assolutamente gestibile, ciò significa che il pettorale riesce a gestire il punto di massima generazione di forza, quando l’omero è circa parallelo al terreno.
Notate, però, come la forza nel punto in cui vorrei allenare l’alzata è ben inferiore a quella massima: sto sotto allenando il movimento in quel punto.
A destra una soluzione troppo semplice per poter avere speranza di funzionare: incremento il carico sul bilanciere al 100% del massimale. La forza nel punto del movimento che voglio allenare ha un drastico incremento, assestandosi sul valore massimo del caso precedente. Peccato, però,che anche la forza massima assoluta a carico del pettorale è incrementata, diventando ingestibile.
Voglio sovraccaricare una porzione del movimento ma l’incremento di carico agisce su tutta l’alzata. Soluzione errata.
Movimenti parziali? Naaaaah
In un movimento parziale elimino la parte più difficile dell’alzata per concentrarmi su altri intervalli di movimento. E’ sbagliato fare così? Ma certo che no! Solo, un parziale non è una risposta alla domanda.
Aggiungo che pochissimi movimenti parziali sono interessanti: la floor press, la board press da 10 centimetri, i pin pull il box squat. Ognuno ha una ben precisa particolarità e il definirli come “parziali” sarebbe riduttivo.
Il problema dei parziali è che insegnano un movimento parziale e insistere troppo crea uno schema motorio errato.
Slave training
Osservando i grafici precedenti si nota come, sebbene in carico sia costante, la forza che i muscoli devono generare diminuisce all’aumentare dell’altezza dal petto del bilanciere: questo accade a causa delle leve articolari che diventano sempre meno svantaggiose.
Avendo a disposizone due schiavi sarebbe possibile aggiungere, durante l’alzata, dischi di ferro in modo da “compensare” questo decremento della forza da generare. Il problema è che anche i migliori schiavi, quelli di una volta e non questi giovani e tonti di oggi che manco se li frustri con il gatto a nove code si smuovono, sarebbe possibile ottenere incrementi di carico “dolci” e senza scosse.
Elastic & Chain training
Ecco l’idea, anzi, ben due-dico-due idee! Sul lato sinistro del bilanciere ho attaccato una bella catena da àncora, a destra un bell’elastico. In risalita la catena sale e l’elastico di allunga.
Con un po’ di fantasia è possibile misurare i Kg di peso della catena e di trazione dell’elastico, come
Ho diviso i Kg misurati alle due altezze (ok, sforzatevi per capire come fare a misurarli, McGyver con una catena e un elastico riuscirebbe a costruire un reattore a fusione fredda) per le due altezze rispettive.
Anche spannometricamente, vedrete che i due rapporti sono identici: questo significa che fra i Kg e l’altezza esiste una legge di proporzionalità diretta, come ci hanno insegnato alle medie.
Il rapporto K è la costante di proporzionalità, che misura i Kg di incremento di peso per ogni centimetro di sollevamento del bilanciere, Kg/cm. Perciò è possibile scrivere il tutto in una forma più compatta:
Et voilà: più gli anelli della catena sono grossi e più l’elastico è “duro”, più le relative K saranno grandi.
Esperimenti
Oramai avete capito quali sono le curve relative alla forza del pettorale e del deltoide: a sinistra tre alzate, rispettivamente con il 60%, 80% e 100% dell’1RM. Come abbiamo già detto, il carico determina un aumento globale della forza richiesta in tutti i punti dell’alzata.
A destra l’uso di una coppia di elastici/catene: tre alzate con il 60% di carico sul bilanciere e una trazione massima in chiusura pari rispettivamente al 20% e 40% dell’1RM. La trazione è invece nulla nel punto più basso del movimento, al petto, e si incrementa al salire del bilanciere secondo la legge lineare precedente.
In chiusura i carichi sono identici, 100% 1RM, ma l’effetto è ben diverso: l’elastico/catena deforma la curva della richiesta della forza dato che, a fronte di un incremento nel punto richiesto, l’incremento del massimo di forza è invece ben più contenuto!
Nella tabella i numeri delle variazioni:
E’ possibile spostare più in alto il punto di entrata degli elastici/catene semplicemente mettendo dei supporti come in figura o ingegnandovi in altri modi che vedremo: in questo momento è importante capire quello che succede se l’elastico “entra dopo”, in questo caso quando gli omeri dell’atleta sono paralleli al terreno: stessa trazione ma su un intervallo inferiore.
In questo caso le curve si deformano in maniera ancora più favorevole al nostro scopo: tutto l’incremento di forza va a cadere proprio dove serve e non vi è alcuna alterazione della curvanei punti indesiderati precedenti.
Gli elastici/catene hanno così due gradi di libertà: la “durezza” in Kg/cm e il punto in cui iniziano a “tirare”, una versatilità incredibile.
Sono meglio gli elastici o le catene?
Ok, cominciamo: recuperate due catene da 15Kg lunghe circa 2 metri ciascuna e una coppia di Tera Band da 20Kg l’una. Trovate tutto su Internet, è facile. Poi preparate la borsa e andate in palestra per provare.
Lo so anche io che le foto di uno che fa stacco con le catene, dopo aver applicato un effettino cromo o una tonalità ferro rugginoso diventano mitiche, però avete appena scoperto perché gli elastici sono meglio delle catene: si sbattono bene nella borsa, sono più pratiche.
Per il resto, stiamo parlando di sfumature: se vi allenate in un vostro spazio personale e vi piace trafficare con le “cose dei pesi” stile Art Attack, dovete avere un bel pacco di elastici e una cassa piena di catene perché sono due modi simili di cucinare l’allenamento ma con retrogusti differenti.
Entrambi creano una forza direttamente proporzionale all’altezza del bilanciere, però le sensazioni che questi oggetti restituiscono sono differenti. Volevo fare una cosa ****, un po’ di formule, oscillatori smorzati, inerzie, però alla fine ho iniziato a semplificare troppo, tipo “immaginiamo che l’atleta sia un punto” o “il bilanciere sia monodimensionale”. Cerco di spiegare con un disegno.
In alto due Eddie che fanno panca, con le catene e con gli elastici. Caricate circa 20Kg sul bilanciere e circa 30Kg di catene ed elastici quando siete in quella posizione o, per semplicità, anche a braccia tese.
Al centro i due Eddie spostano bruscamente il bilanciere in orizzontale: questo può capitare durante la risalita, per un difetto tecnico, nello squat può accadere che andiate in avanti con le spalle e così via. I comportamenti della catena e dell’elastico sono differenti:
Chiaramente, quando il carico sul bilanciere è elevato, l’effetto si sente meno perché è l’inerzia stessa del carico che frena queste deviazioni, però c’è un effetto compensativo: il carico elevato smorza le oscillazioni rendendole “piccole”, ma con un carico elevato anche “piccole” oscillazioni sono pericolose.
Vi è mai capitato di fare squat con un bilanciere che flette molto, magari con un carico medio-alto costruito con tanti dischi di piccolo taglio che lo riempiono tutto? Se non state attenti all’inversione del movimento i dischi fanno flettere il bilanciere in controtempo con la vostra risalita, perciò voi spingete nel momento in cui i dischi stanno continuando ad andare giù!
Sembra come se uno stronzissimo spotter vi prema con le mani sui trapezi!
Perciò, elastici e catene impongono un controllo superiore del bilanciere in tutta la traiettoria, grazie ad un massiccio utilizzo degli stabilizzatori. Del resto, gli elastici si usano in riabilitazione o per eliminare gli squilibri muscolari proprio perché creano una “instabilità” che viene compensata con l’uso di muscoli normalmente poco allenati!
Bang! Sono elasticamente esplosivo!
Lo so che vi sto triturando finemente i testicoli per farci dei preparati afrodisiaci, ma dato che gli elastici sono utilizzati per aumentare l’esplosività, anche a sproposito, vorrei chiarire alcuni aspetti importanti del loro utilizzo. L’esempio è sullo stacco ma si applica a qualsiasi esercizio dove utilizzerete questi gadget potenzianti.
Il disegno qua sopra è l’oramai stranota curva della velocità del bilanciere: l’atleta genera un burst di forza e la velocità si incrementa velocemente. Poi, aumentando la difficoltà meccanica (la leva) insieme al passaggio da estensione della tibia a estensione della schiena, la velocità rallenta pericolosamente: è la regione dello sticking point. Se l’atleta guada la palude, chiude poi l’alzata.
“Essere esplosivi” nello stacco è perciò in soldoni generare tanta forza velocemente e mantenerla il più possibile, due qualità entrambe da allenare.
A sinistra un allenamento con un carico del 60% del massimale: il carico è tale da permettermi di generare un sacco di forza in un breve tempo, ma proprio perché non è un carico elevato potrò, con questa forza, passare alla grande lo sticking point.
Al centro un allenamento con un carico ancora più basso: genero ancora più forza ma passo a mach 5 lo sticking point con un bang sonico che frantuma le finestre di 5 isolati e tutti in palestra si ritrovano con le orecchie sanguinanti.
E’ vero che imparo a generare tantissima forza in poco tempo, se volete “potenza”, ma mi servirà a poco nel momento in cui il carico sarà elevato e il bilanciere non gradirà essere strattonato come pare a me…
Vi accorgete che il carico è troppo scarso quando dovete frenare la chiusura per evitare che il bilanciere si sollevi troppo o vi si stacchi dalle mani. Ad esempio, chi ha un massimale di panca pari a 130Kg il 60% equivale a circa 80Kg, un carico troppo basso che fa saltare il bilanciere dalle mani. E 130Kg è un bel massimale, figuratevi uno che ha 100Kg…
A destra, invece, un allenamento con un carico del 90% che per forza di cose crea un lunghissimo sticking point. In questo caso l’allenamento non è comunque efficace perché non si impara di certo a generare tanta forza in poco tempo e l’uso di carichi del genere è assolutamente impegnativo.
Eddie adesso usa le catene: la curva della velocità si deforma perché cambia dinamicamente (Dio come mi esalto ad usare questa parola) il carico sul bilanciere da “poco” all’inizio a “giusto” nel mezzo infine a “tanto” in chiusura.
All’inizio riuscirò a far partire velocemente il bilanciere, imparando a generare molta forza in poco tempo, poi allo sticking point il carico superiore creerà una vera difficoltà contro cui devo lottare, risultando allenante anche in questa zona. Infine, in chiusura, dovrò imparare a “sentire” un carico elevato e non avrò problemi di bilanciere che schizza su.
Questo è il senso della frase “gli elastici ti insegnano a spingere sempre”: il carico è sempre impegnativo, in ogni punto dell’alzata!
Loading e deloading
Sgamate subito quelli che parlano di elastici invece di usarli chiedendo che differenza c’è fra loading e deloading. Voi, invece, leggendo questa roba, la saprete. Però se non provate vi sgamo lo stesso eh.
Una cosetta simpatica possibile con gli elastici ma non con le catene è la generazione di una forza di fatto negativa, come nel disegno: piantando gli elastici nel soffitto. Perciò, un quiz:
Ho pensato di riscrivere tutto di sana pianta, in un unico pezzo autosufficiente: gli elastici sono un mezzo troppo togo per non essere usato! Praticità, efficacia, versatilità e quel tocco stridente di techno-training con mezzi di fortuna che non guasta mai.
Per l’ennesima volta: potete essere forti e grossi senza elastici: mammuth da 400Kg di squat e bronzi di Riace HP+25 non hanno idea di come utilizzare questa roba al di fuori del tenere fermi gli sci sul portapacchi della macchina. Nè voglio che questo pezzo sia considerato come la classica novità da 3 allenamenti per poi “avanti il prossimo”: se volete provare, dedicate un paio di mesi a questa roba, tanto le Olimpiadi sono lontane. Come? Non partecipate alle Olimpiadi? Ah… nemmeno gareggiate? Ok, allora facciamo quattro mesi.
Problema
Voglio sovraccaricare una parte del movimento di una alzata mantenendo il movimento completo: come fare?
Grazie al modello bidimensionale di pettorale/deltoide già presentato in articoli passati, è possibile calcolare le curve delle forze durante l’esecuzione della panca: a sinistra una alzata con il 60% del massimale, gli scheletri indicano i punti più importanti del movimento.
Il 60% del massimale è un carico assolutamente gestibile, ciò significa che il pettorale riesce a gestire il punto di massima generazione di forza, quando l’omero è circa parallelo al terreno.
Notate, però, come la forza nel punto in cui vorrei allenare l’alzata è ben inferiore a quella massima: sto sotto allenando il movimento in quel punto.
A destra una soluzione troppo semplice per poter avere speranza di funzionare: incremento il carico sul bilanciere al 100% del massimale. La forza nel punto del movimento che voglio allenare ha un drastico incremento, assestandosi sul valore massimo del caso precedente. Peccato, però,che anche la forza massima assoluta a carico del pettorale è incrementata, diventando ingestibile.
Voglio sovraccaricare una porzione del movimento ma l’incremento di carico agisce su tutta l’alzata. Soluzione errata.
Movimenti parziali? Naaaaah
In un movimento parziale elimino la parte più difficile dell’alzata per concentrarmi su altri intervalli di movimento. E’ sbagliato fare così? Ma certo che no! Solo, un parziale non è una risposta alla domanda.
Aggiungo che pochissimi movimenti parziali sono interessanti: la floor press, la board press da 10 centimetri, i pin pull il box squat. Ognuno ha una ben precisa particolarità e il definirli come “parziali” sarebbe riduttivo.
Il problema dei parziali è che insegnano un movimento parziale e insistere troppo crea uno schema motorio errato.
Slave training
Osservando i grafici precedenti si nota come, sebbene in carico sia costante, la forza che i muscoli devono generare diminuisce all’aumentare dell’altezza dal petto del bilanciere: questo accade a causa delle leve articolari che diventano sempre meno svantaggiose.
Avendo a disposizone due schiavi sarebbe possibile aggiungere, durante l’alzata, dischi di ferro in modo da “compensare” questo decremento della forza da generare. Il problema è che anche i migliori schiavi, quelli di una volta e non questi giovani e tonti di oggi che manco se li frustri con il gatto a nove code si smuovono, sarebbe possibile ottenere incrementi di carico “dolci” e senza scosse.
Elastic & Chain training
Ecco l’idea, anzi, ben due-dico-due idee! Sul lato sinistro del bilanciere ho attaccato una bella catena da àncora, a destra un bell’elastico. In risalita la catena sale e l’elastico di allunga.
Con un po’ di fantasia è possibile misurare i Kg di peso della catena e di trazione dell’elastico, come
Supponiamo che i numeri in gioco siano quelli scritti sopra, molto realistici tra l’altro, e operiamo dei semplici passaggi matematici.
Ho diviso i Kg misurati alle due altezze (ok, sforzatevi per capire come fare a misurarli, McGyver con una catena e un elastico riuscirebbe a costruire un reattore a fusione fredda) per le due altezze rispettive.
Anche spannometricamente, vedrete che i due rapporti sono identici: questo significa che fra i Kg e l’altezza esiste una legge di proporzionalità diretta, come ci hanno insegnato alle medie.
Il rapporto K è la costante di proporzionalità, che misura i Kg di incremento di peso per ogni centimetro di sollevamento del bilanciere, Kg/cm. Perciò è possibile scrivere il tutto in una forma più compatta:
Et voilà: più gli anelli della catena sono grossi e più l’elastico è “duro”, più le relative K saranno grandi.
Esperimenti
Oramai avete capito quali sono le curve relative alla forza del pettorale e del deltoide: a sinistra tre alzate, rispettivamente con il 60%, 80% e 100% dell’1RM. Come abbiamo già detto, il carico determina un aumento globale della forza richiesta in tutti i punti dell’alzata.
A destra l’uso di una coppia di elastici/catene: tre alzate con il 60% di carico sul bilanciere e una trazione massima in chiusura pari rispettivamente al 20% e 40% dell’1RM. La trazione è invece nulla nel punto più basso del movimento, al petto, e si incrementa al salire del bilanciere secondo la legge lineare precedente.
In chiusura i carichi sono identici, 100% 1RM, ma l’effetto è ben diverso: l’elastico/catena deforma la curva della richiesta della forza dato che, a fronte di un incremento nel punto richiesto, l’incremento del massimo di forza è invece ben più contenuto!
Nella tabella i numeri delle variazioni:
- Nel primo caso mi alleno “dove voglio io”, cioè nel punto della traiettoria bersaglio dell’allenamento, con il 100% del massimale ed è Ok, ma mi alleno anche “dove non voglio io”, cioè il punto di massima richiesta di forza per il pettorale, con il 100% del massimale. Questa condizione è ingestibile.
- Nel secondo caso, mi alleno “dove voglio io” con il 78% del mio massimale, ma con il 70% di questo nel punto precedente corrispondente a “dove non voglio io”.
E’ possibile spostare più in alto il punto di entrata degli elastici/catene semplicemente mettendo dei supporti come in figura o ingegnandovi in altri modi che vedremo: in questo momento è importante capire quello che succede se l’elastico “entra dopo”, in questo caso quando gli omeri dell’atleta sono paralleli al terreno: stessa trazione ma su un intervallo inferiore.
In questo caso le curve si deformano in maniera ancora più favorevole al nostro scopo: tutto l’incremento di forza va a cadere proprio dove serve e non vi è alcuna alterazione della curvanei punti indesiderati precedenti.
Gli elastici/catene hanno così due gradi di libertà: la “durezza” in Kg/cm e il punto in cui iniziano a “tirare”, una versatilità incredibile.
Sono meglio gli elastici o le catene?
Ok, cominciamo: recuperate due catene da 15Kg lunghe circa 2 metri ciascuna e una coppia di Tera Band da 20Kg l’una. Trovate tutto su Internet, è facile. Poi preparate la borsa e andate in palestra per provare.
Lo so anche io che le foto di uno che fa stacco con le catene, dopo aver applicato un effettino cromo o una tonalità ferro rugginoso diventano mitiche, però avete appena scoperto perché gli elastici sono meglio delle catene: si sbattono bene nella borsa, sono più pratiche.
Per il resto, stiamo parlando di sfumature: se vi allenate in un vostro spazio personale e vi piace trafficare con le “cose dei pesi” stile Art Attack, dovete avere un bel pacco di elastici e una cassa piena di catene perché sono due modi simili di cucinare l’allenamento ma con retrogusti differenti.
Entrambi creano una forza direttamente proporzionale all’altezza del bilanciere, però le sensazioni che questi oggetti restituiscono sono differenti. Volevo fare una cosa ****, un po’ di formule, oscillatori smorzati, inerzie, però alla fine ho iniziato a semplificare troppo, tipo “immaginiamo che l’atleta sia un punto” o “il bilanciere sia monodimensionale”. Cerco di spiegare con un disegno.
In alto due Eddie che fanno panca, con le catene e con gli elastici. Caricate circa 20Kg sul bilanciere e circa 30Kg di catene ed elastici quando siete in quella posizione o, per semplicità, anche a braccia tese.
Al centro i due Eddie spostano bruscamente il bilanciere in orizzontale: questo può capitare durante la risalita, per un difetto tecnico, nello squat può accadere che andiate in avanti con le spalle e così via. I comportamenti della catena e dell’elastico sono differenti:
- La catena ha una massa, genera forza tramite questa. L’elastico no, ha un peso trascurabile perché genera forza tramite la tensione delle fibre gommose che lo compongono. La massa della catena genera una inerzia, cioè una resistenza allo spostamento. Perciò se l’estremità vicina al bilancere si muove con il bilanciere, l’estremità opposta rimane un po’ più indietro perché tende a stare dove è. Più la catena è pesante, più l’effetto è visibile.
- A differenza della catena, l’elastico crea una forza direzionata verso il punto di aggancio, in questo caso a terra. Più l’elastico è inclinato rispetto alla perpendicolare con il suolo, più la forza che genera viene a scomporsi con una componente orizzontale, come in figura. La catena, invece, genera una forza peso che punta sempre verso il basso, a meno che la Gravità non abbia bevuto e funzioni male.
- La massa della parte inferiore della catena, inizia a muoversi ma non è che si ferma perché lo vogliamo noi… L’inerzia infatti è la capacità di resistere a cambiamenti del proprio stato di moto: se un oggetto a grande massa, perciò grande inerzia, è fermo, tenderà a rimanere fermo, ma se si muove… tenderà a rimanere in movimento. L’avete mossa la catena? E allora che stressate? Quella continua a muoversi! Il problema è che non siete preparati a questo movimento indesiderato e la catena “tira in avanti” la vostra mano, facendovi ruotare l’avambraccio.
- L’elastico invece, messo in tensione, tende a tornare alla sua posizione di riposo: anche in questo caso non siete preparati a contrastare una forza sul piano orizzontale, perciò l’elastico “tira indietro” la vostra mano, facendovi ruotare l’avambraccio in verso opposto al caso precedente!
Chiaramente, quando il carico sul bilanciere è elevato, l’effetto si sente meno perché è l’inerzia stessa del carico che frena queste deviazioni, però c’è un effetto compensativo: il carico elevato smorza le oscillazioni rendendole “piccole”, ma con un carico elevato anche “piccole” oscillazioni sono pericolose.
Vi è mai capitato di fare squat con un bilanciere che flette molto, magari con un carico medio-alto costruito con tanti dischi di piccolo taglio che lo riempiono tutto? Se non state attenti all’inversione del movimento i dischi fanno flettere il bilanciere in controtempo con la vostra risalita, perciò voi spingete nel momento in cui i dischi stanno continuando ad andare giù!
Sembra come se uno stronzissimo spotter vi prema con le mani sui trapezi!
Perciò, elastici e catene impongono un controllo superiore del bilanciere in tutta la traiettoria, grazie ad un massiccio utilizzo degli stabilizzatori. Del resto, gli elastici si usano in riabilitazione o per eliminare gli squilibri muscolari proprio perché creano una “instabilità” che viene compensata con l’uso di muscoli normalmente poco allenati!
Bang! Sono elasticamente esplosivo!
Lo so che vi sto triturando finemente i testicoli per farci dei preparati afrodisiaci, ma dato che gli elastici sono utilizzati per aumentare l’esplosività, anche a sproposito, vorrei chiarire alcuni aspetti importanti del loro utilizzo. L’esempio è sullo stacco ma si applica a qualsiasi esercizio dove utilizzerete questi gadget potenzianti.
Il disegno qua sopra è l’oramai stranota curva della velocità del bilanciere: l’atleta genera un burst di forza e la velocità si incrementa velocemente. Poi, aumentando la difficoltà meccanica (la leva) insieme al passaggio da estensione della tibia a estensione della schiena, la velocità rallenta pericolosamente: è la regione dello sticking point. Se l’atleta guada la palude, chiude poi l’alzata.
“Essere esplosivi” nello stacco è perciò in soldoni generare tanta forza velocemente e mantenerla il più possibile, due qualità entrambe da allenare.
A sinistra un allenamento con un carico del 60% del massimale: il carico è tale da permettermi di generare un sacco di forza in un breve tempo, ma proprio perché non è un carico elevato potrò, con questa forza, passare alla grande lo sticking point.
Al centro un allenamento con un carico ancora più basso: genero ancora più forza ma passo a mach 5 lo sticking point con un bang sonico che frantuma le finestre di 5 isolati e tutti in palestra si ritrovano con le orecchie sanguinanti.
E’ vero che imparo a generare tantissima forza in poco tempo, se volete “potenza”, ma mi servirà a poco nel momento in cui il carico sarà elevato e il bilanciere non gradirà essere strattonato come pare a me…
Vi accorgete che il carico è troppo scarso quando dovete frenare la chiusura per evitare che il bilanciere si sollevi troppo o vi si stacchi dalle mani. Ad esempio, chi ha un massimale di panca pari a 130Kg il 60% equivale a circa 80Kg, un carico troppo basso che fa saltare il bilanciere dalle mani. E 130Kg è un bel massimale, figuratevi uno che ha 100Kg…
A destra, invece, un allenamento con un carico del 90% che per forza di cose crea un lunghissimo sticking point. In questo caso l’allenamento non è comunque efficace perché non si impara di certo a generare tanta forza in poco tempo e l’uso di carichi del genere è assolutamente impegnativo.
Eddie adesso usa le catene: la curva della velocità si deforma perché cambia dinamicamente (Dio come mi esalto ad usare questa parola) il carico sul bilanciere da “poco” all’inizio a “giusto” nel mezzo infine a “tanto” in chiusura.
All’inizio riuscirò a far partire velocemente il bilanciere, imparando a generare molta forza in poco tempo, poi allo sticking point il carico superiore creerà una vera difficoltà contro cui devo lottare, risultando allenante anche in questa zona. Infine, in chiusura, dovrò imparare a “sentire” un carico elevato e non avrò problemi di bilanciere che schizza su.
Questo è il senso della frase “gli elastici ti insegnano a spingere sempre”: il carico è sempre impegnativo, in ogni punto dell’alzata!
Loading e deloading
Sgamate subito quelli che parlano di elastici invece di usarli chiedendo che differenza c’è fra loading e deloading. Voi, invece, leggendo questa roba, la saprete. Però se non provate vi sgamo lo stesso eh.
Una cosetta simpatica possibile con gli elastici ma non con le catene è la generazione di una forza di fatto negativa, come nel disegno: piantando gli elastici nel soffitto. Perciò, un quiz:
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