I tricipiti non li ho mai capiti, ho provato più di una volta, imparavo a memoria l’associazione esercizio/capo e speravo di ricordarmela, ma tutte le volte dovevo andare a cercare tra le mie cose sempre le stesse risposte.
Mettendo insieme un bel po’ di fonti (e leggendo da tutte praticamente sempre le stesse cose, ma in modo diverso) alla fine sono riuscite a capire come funzionano, perché non basta ricordarsi l’associazione esercizio/muscolo, il nostro corpo bisogna capirlo.
Anatomia del tricipite
Per prima cosa, tutti sanno che il tricipite è responsabile di ben 2/3 della massa delle braccia, quindi per avere braccia degne di nota bisogna avere un bel tricipite sviluppato.
Il tricipite brachiale, responsabile dell’estensione dell’avambraccio, è formato da tre capi: il capo lungo (blu), laterale (grigio) e mediale(verde) che originano in punti diversi:
capo lungo - origina dalla tuberosità sottoglenoidea della scapola (quel trapezio sarebbe la scapola), è l’unico dei i tre capi ad agire su due articolazioni in quanto adduce (con il muscolo grande dorsale ), estende ed abbassa sul piano sagittale il braccio. Partecipa anche alla retroversione della scapola;
capo laterale - origina dalla superficie posteriore e laterale della metà prossimale della diafisi omerale
capo mediale - origina dalla faccia posteriore dell'omero
Tutti e tre i capi, sebbene con origini diverse, terminano in un unico tendine che si fissa, senza troppe parole strane, sul gomito.
Il tricipite è dunque un classico esempio di leva di primo tipo, ovvero il fulcro (gomito) si trova tra la potenza (muscolo) e la resistenza (avambraccio), tuttavia la distanza tra il fulcro e la potenza è irrisoria, quindi se da un lato la leva di primo tipo permette una potenza maggiore (non a caso il tricipite è composto in maggioranza da fibre bianche) dall’altro l’articolazione è particolarmente delicata.
La stessa leva è presente nelle ginocchia, ma lì è presente la rotula che prolunga il braccio della leva e la protegge maggiormente. Quindi per questa loro condizione il gomito, durante l’allenamento, il tricipite va tutelato il più possibile usando carichi non troppo eccessivi.
Gli esercizi
Già dall’anatomia di questo muscolo dovrebbe essere trapelata la sua complessità, questa si rivela tutta nell’esecuzione degli esercizi che, seconda della posizione dell’omero rispetto alla scapole, sollecitano più un capo piuttosto che un altro.
PRIMO CASO:braccia abbassate, omero parallelo all’omero, ma verso il basso (push down, kick back)
In questo caso il lavoro è a carico dei capi mediali e laterali.
SECONDO CASO: omero “parallelo” alla scapola (estensioni del manubrio dietro nuca o nel french press seduto)
In questi casi il capo lungo è quello che viene maggiormente stirato (ricordiamo che ha origine dalle scapole, in quanto sollevando il braccio si stira più degli altri due capi che hanno origine dall’omero stesso) ed è quello che effettua dunque la maggior parte del lavoro.
TERZO CASO: omero perpendicolare alla scapola (french press sdraiato).
In questo caso vengono sollecitati tutti e tre i capi del tricipite e, non a caso, vengono usati i carichi maggiori. Se ci pensiamo è la situazione dei push down, ma con il capo lungo maggiormente allungato in quanto la spalla, perpendicolare alle scapole, porta questo capo ad allungarsi di più rispetto alla posizione a “riposo” dei push down. Per questo motivo il French Press è l’esercizio più “da massa” per i tricipiti (naturalmente escludendo i dip e la panca a presa stretta), per questo direi anche quello in cui si dovrebbe stare più cauti.
La posizione delle mani
Vi è però un’altra considerazione da fare: oltre che la posizione dell’omero rispetto alla scapola, anche la posizione della mano influisce molto sulla stimolazione dei capi laterale e mediale, in quanto la posizione dell’avambraccio fa sì che il gomito venga ruotato in una direzione piuttosto che in un’altra ponendo una maggiore enfasi su un capo piuttosto che un altro. Sottolineo ancora una volta la parola enfasi, non esistono esercizi di isolamento per un capo, ma esercizi che stimolano più uno che l’altro, lavorano tutti, cambia solo la proporzione di lavoro. Nel french magari lavorano il capo lungo 40% e 30% gli altri due capi, o 50%, 25%, 25%, ma nessun esercizio potrà mai isolare un capo, mentre tutti gli esercizi di cui sto trattando isolano il muscolo, il che è differente).
Con la mano supinata (palmo in fuori, per chi come me non si ricorda mai) il gomito viene fatto ruotare verso il corpo, quindi l’enfasi maggiore (capo in giallo) è a carico del capo laterale.
Con la mano in posizione neutra (o a “martello”) il gomito è centrale quindi i due capi lavorano in modo analogo.
Con mano in posizione prona (verso di noi quindi) il gomito ruota verso l’esterno, quindi il capo che ha maggiori sollecitazione è quello mediale.
CONTINUA QUI: http://www.bodyweb.com/allenamento/2...unzionare.html
Mettendo insieme un bel po’ di fonti (e leggendo da tutte praticamente sempre le stesse cose, ma in modo diverso) alla fine sono riuscite a capire come funzionano, perché non basta ricordarsi l’associazione esercizio/muscolo, il nostro corpo bisogna capirlo.
Anatomia del tricipite
Per prima cosa, tutti sanno che il tricipite è responsabile di ben 2/3 della massa delle braccia, quindi per avere braccia degne di nota bisogna avere un bel tricipite sviluppato.
Il tricipite brachiale, responsabile dell’estensione dell’avambraccio, è formato da tre capi: il capo lungo (blu), laterale (grigio) e mediale(verde) che originano in punti diversi:
capo lungo - origina dalla tuberosità sottoglenoidea della scapola (quel trapezio sarebbe la scapola), è l’unico dei i tre capi ad agire su due articolazioni in quanto adduce (con il muscolo grande dorsale ), estende ed abbassa sul piano sagittale il braccio. Partecipa anche alla retroversione della scapola;
capo laterale - origina dalla superficie posteriore e laterale della metà prossimale della diafisi omerale
capo mediale - origina dalla faccia posteriore dell'omero
Tutti e tre i capi, sebbene con origini diverse, terminano in un unico tendine che si fissa, senza troppe parole strane, sul gomito.
Il tricipite è dunque un classico esempio di leva di primo tipo, ovvero il fulcro (gomito) si trova tra la potenza (muscolo) e la resistenza (avambraccio), tuttavia la distanza tra il fulcro e la potenza è irrisoria, quindi se da un lato la leva di primo tipo permette una potenza maggiore (non a caso il tricipite è composto in maggioranza da fibre bianche) dall’altro l’articolazione è particolarmente delicata.
La stessa leva è presente nelle ginocchia, ma lì è presente la rotula che prolunga il braccio della leva e la protegge maggiormente. Quindi per questa loro condizione il gomito, durante l’allenamento, il tricipite va tutelato il più possibile usando carichi non troppo eccessivi.
Gli esercizi
Già dall’anatomia di questo muscolo dovrebbe essere trapelata la sua complessità, questa si rivela tutta nell’esecuzione degli esercizi che, seconda della posizione dell’omero rispetto alla scapole, sollecitano più un capo piuttosto che un altro.
PRIMO CASO:braccia abbassate, omero parallelo all’omero, ma verso il basso (push down, kick back)
In questo caso il lavoro è a carico dei capi mediali e laterali.
SECONDO CASO: omero “parallelo” alla scapola (estensioni del manubrio dietro nuca o nel french press seduto)
In questi casi il capo lungo è quello che viene maggiormente stirato (ricordiamo che ha origine dalle scapole, in quanto sollevando il braccio si stira più degli altri due capi che hanno origine dall’omero stesso) ed è quello che effettua dunque la maggior parte del lavoro.
TERZO CASO: omero perpendicolare alla scapola (french press sdraiato).
In questo caso vengono sollecitati tutti e tre i capi del tricipite e, non a caso, vengono usati i carichi maggiori. Se ci pensiamo è la situazione dei push down, ma con il capo lungo maggiormente allungato in quanto la spalla, perpendicolare alle scapole, porta questo capo ad allungarsi di più rispetto alla posizione a “riposo” dei push down. Per questo motivo il French Press è l’esercizio più “da massa” per i tricipiti (naturalmente escludendo i dip e la panca a presa stretta), per questo direi anche quello in cui si dovrebbe stare più cauti.
La posizione delle mani
Vi è però un’altra considerazione da fare: oltre che la posizione dell’omero rispetto alla scapola, anche la posizione della mano influisce molto sulla stimolazione dei capi laterale e mediale, in quanto la posizione dell’avambraccio fa sì che il gomito venga ruotato in una direzione piuttosto che in un’altra ponendo una maggiore enfasi su un capo piuttosto che un altro. Sottolineo ancora una volta la parola enfasi, non esistono esercizi di isolamento per un capo, ma esercizi che stimolano più uno che l’altro, lavorano tutti, cambia solo la proporzione di lavoro. Nel french magari lavorano il capo lungo 40% e 30% gli altri due capi, o 50%, 25%, 25%, ma nessun esercizio potrà mai isolare un capo, mentre tutti gli esercizi di cui sto trattando isolano il muscolo, il che è differente).
Con la mano supinata (palmo in fuori, per chi come me non si ricorda mai) il gomito viene fatto ruotare verso il corpo, quindi l’enfasi maggiore (capo in giallo) è a carico del capo laterale.
Con la mano in posizione neutra (o a “martello”) il gomito è centrale quindi i due capi lavorano in modo analogo.
Con mano in posizione prona (verso di noi quindi) il gomito ruota verso l’esterno, quindi il capo che ha maggiori sollecitazione è quello mediale.
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