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L'INTENSITA': nascita, sviluppo e possibili evoluzioni di un mito.

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    Originariamente Scritto da Rox68
    Prova ad immaginare.
    Teoria dell'allenamento ed interpretazione fisiologica dello sforzo.
    I partecipanti erano in buona parte studenti di scienze motorie, ma gli argomenti trattati penso abbiano dato più di uno spunto di riflessione...
    Perche' non descrivi un argomento attinente al 3D?Grazie.

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      Non si riparte?

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        Guarda nel 3d parallelo dedicato alla forza, qualcosa di interessante l'ho postato per ricominciare il discorso...
        Ciao Luca.

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          Originariamente Scritto da Rox68
          Guarda nel 3d parallelo dedicato alla forza, qualcosa di interessante l'ho postato per ricominciare il discorso...
          Ciao Luca.
          Grazie!!ma anche questo 3D non trascurarlo.Ciao.

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            Ci siamo rifermati?

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              Aloora si ricomincia?Vai Rox....

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                Originariamente Scritto da Amicos
                Aloora si ricomincia?Vai Rox....
                ciao Alias2

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                  oppure davids
                  Valerio

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                    Riporto un mio intervento in altra sede:

                    Leggendo qua e là su questa sezione, mi è parsa particolarmente calzante l'affermazione riportata per cui: "La potenza non è nulla senza il controllo"...
                    E' pur vero che la frase è lo slogan pubblicitario di una nota ditta di pneumatici. Molto probabilmente se una marca di auto sportive avesse dovuto trovare uno slogan analogo avrebbe scelto: "Il controllo non è nulla senza la potenza"...
                    Si tratta della trasposizione automobilistica dell'eterno dilemma che da sempre accende i discorsi nelle nostre palestre: è meglio essere più forti oppure controllare maggiormente l'esecuzione per "sentire" in maniera ottimale il lavoro del muscolo?
                    Qui sul forum ci sono esponenti dell’una e dell’altra corrente.
                    Proviamo a fare un discorso più generale.
                    In tutti gli sport possiamo distinguere una componente atletica, ossia quella che misura la capacità di prestazione di un atleta, una componente tecnica, ossia quella che misura l’abilità e/o la destrezza nel compiere uno specifico gesto atletico, una componente tattica, specifica dello sport praticato, ed infine una componente psicologica.
                    Ovviamente tale suddivisione ha solo carattere semplificativo: è chiaro come non avrebbe senso parlare di nessuna di queste quattro componenti senza parlare anche delle altre.
                    Anche se il nostro è uno sport sui generis, mancando una vera e propria prestazione durante le competizioni, potremmo provare ad adattare questo schema generale anche al bodybuilding.
                    La componente psicologica, probabilmente la più importante perché è quella che influenza maggiormente tutte le altre, è talmente complessa che meriterebbe una trattazione a parte che ci manderebbe OT.
                    Lo stesso vale per la componente tattica che, con una buona approssimazione, potremmo nel nostro caso assimilare a tutta quella serie di accorgimenti e di piccoli espedienti che consentono ad un atleta di arrivare alla gara al top della condizione.
                    La componente tecnica è invece di grandissima importanza perché è quella che permette all’atleta di utilizzare al meglio le proprie potenzialità atletiche al fine di svolgere la propria disciplina con la massima resa e la massima sensibilità: nel nostro caso è proprio la capacità di scegliere i movimenti più indicati alla nostra unicità scheletrico/muscolare, di isolare i muscoli che stiamo allenando, percependo al meglio la sensazione di lavoro muscolare, di curare gli aspetti di proporzione e simmetria...
                    Per ultima abbiamo la componente atletica, ossia quella che determina la potenzialità neuromuscolare e metabolica che l’atleta, attraverso le altre 3 componenti, ha la possibilità di tradurre in un gesto atletico efficace.
                    Il gesto atletico efficace può essere un dribbling, un sollevamento, oppure anche la massima ipertrofia…il discorso è generico ed esula dalle particolarità della singola disciplina sportiva.
                    E qui arriviamo al cuore del problema…
                    L’elemento base della capacità atletica di un atleta è la capacità prestazionale dei suoi muscoli, ossia:

                    a) La forza massimale F che è possibile sviluppare al momento dovuto;
                    b) La potenza P raggiungibile nell’esecuzione di un lavoro, ossia la capacità di esprimere forza veloce P = F / T;
                    c) La resistenza all’esecuzione di un lavoro, ossia per quanto tempo è possibile mantenere un determinato livello di forza.

                    Forza massimale, forza veloce e forza resistente…il vecchio trittico di Harre.
                    Non si tratta di tre cose diverse ma di tre diverse manifestazioni della componente atletica, della capacità di compiere lavoro, dell’efficienza nel trasformare l’energia chimica in energia meccanica.
                    La specificità dell’allenamento sta proprio nella capacità di adattare maggiormente la propria forza al tipo di obiettivo che ci siamo prefissi.
                    Ad un estremo potremmo collocare i pesisti che avranno senz’altro come obiettivo primario quello di sviluppare in pieno la forza massimale senza trascurare quella veloce…
                    All’altro estremo si collocano invece i maratoneti i quali hanno come obiettivo la forza resistente a carichi di lavoro percentualmente modesti 25-30%, senza trascurare anch’essi la capacità di forza veloce.
                    Un bodybuilder potremmo collocarlo nel mezzo, magari un po’ più spostato dalla parte dei pesisti.
                    Esso infatti avrà come obiettivo principale quello di sviluppare la massima forza resistente con carichi di lavoro che oscillano intorno al 70% del massimo.
                    Quello che balza subito all’occhio è che la differenza tra un tipo di forza e l’altro o, è la stessa cosa, tra un tipo di prestazione e l’altro sta nella modalità temporale in cui viene espresso un certo grado di forza.
                    Prescindendo per ora dalla componente tecnica, il pesista darà il meglio di se stesso con carichi di lavoro attorno al 100% del proprio massimo, il bodybuilder con carichi attorno al 70%, il maratoneta con il 25-30%.
                    Qualcuno obietterà il fatto che i maratoneti non si allenano con carichi del 25-30%…in questo caso il termine di paragone è la velocità massima raggiungibile dall’atleta, se però pensiamo che questa è una funzione della massima forza esprimibile ci accorgiamo che il paragone conserva intatto il suo valore.
                    Il termine di paragone è la forma massima esprimibile, tutte le discipline ne sfruttano, attraverso le capacità tecniche, tattiche e psicologiche, una percentuale variabile in funzione delle finalità da raggiungere.
                    Anche stavolta sono stato abbastanza prolisso, scriverei per ore…ma sto migliorando!
                    La componente tecnica subentra nel bodybuilder per sfruttare al meglio le possibilità concesse da quel 70% di carico di lavoro, attraverso tecniche di aumento dell’intensità, di miglioramento del rapporto mente/muscolo…
                    Ma quel 70% resterà un invariante…quello che potrebbe ragionevolmente cambiare, seguendo una programmazione accurata e non distruttiva, è il carico su cui calcolare questo famoso 70%.
                    Se un atleta riuscisse ad ottenere lo stesso livello di controllo aumentando il proprio livello di forza massimale, avrebbe ottenuto un discreto incremento delle capacità atletiche e, di conseguenza, degli interessanti margini di miglioramento nella specifica disciplina, il bodybuilding in questo caso.
                    Per questo non è del tutto corretto affermare che la forza cresce in proporzione all’aumento della sezione trasversa delle fibre muscolari: sì questa è una delle cause (sfruttabili) dell’aumento della forza, ma sicuramente la meno interessante dal punto di vista del bodybuilder.
                    La forza è essenzialmente una forma di condizionamento neuromuscolare che si traduce nell’adattamento, da parte del sistema nervoso, a produrre impulsi aventi una gamma di frequenze molto, molto ampia atti a stimolare la contrazione contemporanea del maggior numero possibile di unità motorie.
                    Ciò significa che uno specifico allenamento per la forza massimale “abitua” il nostro apparato neuromuscolare a far contrarre anche quelle fibre muscolari aventi una soglia di attivazione molto alta le quali, in caso contrario, non verrebbero MAI coinvolte in nessun tipo di esercizio con sovraccarichi…le possibilità applicative dell’utilizzo di un maggior numero di fibre “buone” (ossia quelle bianche, veloci) credo possa essere chiaro per tutti.
                    Certo, è anche vero che allenandosi con carichi vicini a quelli massimali il rischio di infortuni si fa più elevato e si tende a perdere quella che possiamo chiamare la “sensibilità” al peso, il controllo per dirla come la pubblicità.
                    D’altra parte le potenzialità globali di un atleta sono un mix di qualità scheletriche, neuromuscolari e psicologiche, quindi la predisposizione all’infortunio da sovraccarico è da considerarsi come una sfiga generica alla stessa stregua delle clavicole strette o dei fianchi troppo larghi…fa parte del gioco.
                    Chi non prova a sviluppare al massimo le proprie potenzialità di forza per poi sfruttarle adeguatamente migliorando nelle capacità di controllo del carico e nella resistenza locale al nuovo livello di forza esprimibile, non potrà mai pensare di utilizzare al massimo il proprio bagaglio genetico.
                    Qui sul forum ci sono esponenti dell’una e dell’altra corrente…nella realtà nessuno ha completamente ragione, abbiamo tutti ragione e torto in ugual misura…da me che posso esser definito un “pesista per caso” a chi cura più, per così dire, la qualità…
                    La realtà è che lo slogan giusto sarebbe “La potenza ed il controllo non sono nulla se non si sanno fruttare al massimo”…sarebbe come dare in mano una potente supercar dalla grande tenuta di strada ad un neopatentato o, peggio, ad uno che non ha interesse a sfruttarla al massimo.
                    Ciascuno deve trovare il proprio equilibrio tra potenza e controllo, senza precludersi mai la possibilità di andare oltre…

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                      Ho notato con celato piacere la presenza in questo forum di almeno 2-3 nuovi utenti che avrebbero più di un argomento da proporre all'attenzione e, naturalmente, alla discussione di noi tutti.
                      Purtroppo mi sembra anche di aver notato che, per ora, limitano i loro interventi alla sezione "gare" (o, al più, alla sezione "Powerlifting") per discutere di questioni senz'altro importanti ma di interesse limitato agli agonisti e/o agli aspiranti tali delle varie federazioni.
                      Chissà se qualcuno di loro riuscirà a ritagliare una piccola fetta dell'immagino esiguo tempo a disposizione per dare un contributo (che - vi garantisco - sarebbe davvero grande...) per proporre qualche spunto di riflessione?
                      Sarebbe bello riprendere qualche vecchio concetto ed ampliarlo insieme...
                      Ciao Luca

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                        Rianimo il 3D a favore dei miei amici powerlifters di Senigallia

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                          Sono 3d vecchi di anni, riapri una discussione semmai. E' il regolamento.

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