Ripetizioni e Serie
Ricominciamo a portare avanti il nostro discorso cercando, come promesso, di spostarci sempre di più sull aspetto pratico, senza perdere di vista le basi fisiologiche.
A questo punto dovremmo affrontare le basi portanti di un programma di allenamento strutturato, mi riferisco ai concetti di ripetizione, di serie, di unità di allenamento, di volume, di intensità, di densità, del recupero...
Partiamo dal concetto più semplice ossia quello della singola ripetizione: cosa accade quando chiediamo al nostro sistema muscolare di eseguire una ripetizione di un qualsiasi esercizio?
Prendiamo ad esempio i muscoli pettorali impegnati nell esercizio classico della panca piana; supponiamo per semplicità che il muscolo pettorale sia composto solamente da 100 unità motorie (alfa-neurone, miocellule) e che stiamo impiegando un carico equivalente al 90% del nostro massimale.
Non appena gli appositi sensori del nostro organismo valutano l'entità del carico, il nostro cervello, tramite il sistema nervoso centrale, trasmette un treno di onde nervose di adeguata frequenza che, arrivato alle placche motrici delle singole unità motorie, innescano la contrazione di quella parte delle stesse unità motorie sensibili alle frequenze delle onde elettriche stimolanti.
Come ulteriore semplificazione, supponiamo che ad un carico del 90% risulti un'attivazione del 90% delle unità motorie, per cui 90 unità motorie si contrarranno al massimo delle loro capacità.
Non tutte le unità motorie, come abbiamo visto, sono identiche tra loro, quindi alcune di quelle chiamate in causa durante la contrazione esauriranno le proprie capacità energetiche sin dalla prima ripetizione. Per proseguire con la seconda reps occorrerà quindi che alcune delle 10 unità motorie rimanenti vada a rimpiazzare quelle che sono entrate in crisi: a tale scopo il sistema nervoso centrale invierà ulteriori onde di frequeza superiore atte a stimolare le contrazioni delle nuove unità motorie. Lo stesso discorso vale per le ripetizioni successive sino al punto in cui non vi saranno pià disponibili ulteriori unità motorie per rimpiazzare quelle che via via vanno esaurendo le loro potenzialità energetiche.
Quando le unità motorie ancora attive saranno divenute minori di novanta, ci troveremo nella condizione in cui il sistema neuronale invia treni di impulsi nervosi a frequenza sempre più alta senza trovare ulteriori unità in grado di contrarsi: l'esecuzione dell'esercizio rallenta sino ad arrestarsi.
Vediamo allora come questo ipotetica serie con il 90% del carico massimale ha inciso sulle nostre riserve neuromuscolari.
Al termine dell'esercizio ci troveremo con 11 unità motorie completamente sfinite dal punto di vista energetico (deplezione completa dell'ATP/CP) ma con ancora 89 unità motorie ancora in grado di lavorare.
Ne possiamo dedurre che il sistema metabolico muscolare è stato impegnato soltanto all'11% delle proprie capacità.
Al contrario il sistema neuronale, costretto ad inviare treni di onde a frequeza sempre più alta per cercare di reperire fibre ancora valide per la contrazione, si è spinto praticamente al 100% delle proprie possibilità.
Possiamo ragionevolmente concludere che un lavoro eseguito con un carico attorno al 90% delle nostre capacità massimali stimola enormemente il sistema neuromuscolare (coordinazione, capacità di contrazione simultanea del maggior numero possibile di unità motorie...forza) ma lascia praticamente intatte le riserve metaboliche contrattili della maggior parte delle unità motorie che compongono il muscolo interessato.
La prossima volta porteremo un esempio analogo partendo da un carico attorno al 70% del massimale...i risultati, come l'esperienza ci insegna, saranno ben diversi, ma cercheremo di dare una giustificazione fisiologica a quello che tutti noi istintivamente possiamo osservare.
A presto....
Ricominciamo a portare avanti il nostro discorso cercando, come promesso, di spostarci sempre di più sull aspetto pratico, senza perdere di vista le basi fisiologiche.
A questo punto dovremmo affrontare le basi portanti di un programma di allenamento strutturato, mi riferisco ai concetti di ripetizione, di serie, di unità di allenamento, di volume, di intensità, di densità, del recupero...
Partiamo dal concetto più semplice ossia quello della singola ripetizione: cosa accade quando chiediamo al nostro sistema muscolare di eseguire una ripetizione di un qualsiasi esercizio?
Prendiamo ad esempio i muscoli pettorali impegnati nell esercizio classico della panca piana; supponiamo per semplicità che il muscolo pettorale sia composto solamente da 100 unità motorie (alfa-neurone, miocellule) e che stiamo impiegando un carico equivalente al 90% del nostro massimale.
Non appena gli appositi sensori del nostro organismo valutano l'entità del carico, il nostro cervello, tramite il sistema nervoso centrale, trasmette un treno di onde nervose di adeguata frequenza che, arrivato alle placche motrici delle singole unità motorie, innescano la contrazione di quella parte delle stesse unità motorie sensibili alle frequenze delle onde elettriche stimolanti.
Come ulteriore semplificazione, supponiamo che ad un carico del 90% risulti un'attivazione del 90% delle unità motorie, per cui 90 unità motorie si contrarranno al massimo delle loro capacità.
Non tutte le unità motorie, come abbiamo visto, sono identiche tra loro, quindi alcune di quelle chiamate in causa durante la contrazione esauriranno le proprie capacità energetiche sin dalla prima ripetizione. Per proseguire con la seconda reps occorrerà quindi che alcune delle 10 unità motorie rimanenti vada a rimpiazzare quelle che sono entrate in crisi: a tale scopo il sistema nervoso centrale invierà ulteriori onde di frequeza superiore atte a stimolare le contrazioni delle nuove unità motorie. Lo stesso discorso vale per le ripetizioni successive sino al punto in cui non vi saranno pià disponibili ulteriori unità motorie per rimpiazzare quelle che via via vanno esaurendo le loro potenzialità energetiche.
Quando le unità motorie ancora attive saranno divenute minori di novanta, ci troveremo nella condizione in cui il sistema neuronale invia treni di impulsi nervosi a frequenza sempre più alta senza trovare ulteriori unità in grado di contrarsi: l'esecuzione dell'esercizio rallenta sino ad arrestarsi.
Vediamo allora come questo ipotetica serie con il 90% del carico massimale ha inciso sulle nostre riserve neuromuscolari.
Al termine dell'esercizio ci troveremo con 11 unità motorie completamente sfinite dal punto di vista energetico (deplezione completa dell'ATP/CP) ma con ancora 89 unità motorie ancora in grado di lavorare.
Ne possiamo dedurre che il sistema metabolico muscolare è stato impegnato soltanto all'11% delle proprie capacità.
Al contrario il sistema neuronale, costretto ad inviare treni di onde a frequeza sempre più alta per cercare di reperire fibre ancora valide per la contrazione, si è spinto praticamente al 100% delle proprie possibilità.
Possiamo ragionevolmente concludere che un lavoro eseguito con un carico attorno al 90% delle nostre capacità massimali stimola enormemente il sistema neuromuscolare (coordinazione, capacità di contrazione simultanea del maggior numero possibile di unità motorie...forza) ma lascia praticamente intatte le riserve metaboliche contrattili della maggior parte delle unità motorie che compongono il muscolo interessato.
La prossima volta porteremo un esempio analogo partendo da un carico attorno al 70% del massimale...i risultati, come l'esperienza ci insegna, saranno ben diversi, ma cercheremo di dare una giustificazione fisiologica a quello che tutti noi istintivamente possiamo osservare.
A presto....
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