Sono anni che sento e ri-sento sempre le stesso cose. Chi le spiega con termini filosofici, chi con termini rozzi, ma il succo è sempre lo stesso.
Si parla di tensione meccanica, di stress metabolico; i rozzi invece dicono "allenarsi pesante con basse reps, abbassare il carico ed aumentare il numero di ripetizioni".
Passare degli anni nelle palestre, vedere come si allenano gli atleti, gli agonisti e i non agonisti serve a renderti conto quanto poi ogni cosa fa parte di un grande insieme di cose, che se vai a vedere nello specifico sono sempre gli stessi medesimi concetti.
Sinceramente sono del parere che ci sia ben poco da dire su quanto incide l'intensità nell'ipertrofia. Un lavoro molto intenso (e mi riferisco all'intensità intesa come carico elevato, ossia come % del carico utilizzato in relazione all'1RM) genera una forte risposta neurale, e di conseguenza le fibre nervose reclutano quante più fibre muscolari possibili per sopperire a quella gravità.
Quello che però mi manda un po fuori binario è il discorso relativo ai lavori lattacidi.
Negli anni sono state coniate tante tecniche con dei nomi fighi. Ne cito alcune:
- rest pause
- clusters
- MTOR activation
- myo reps
- stripping
- super set
- super solw
Sebbene alcune differiscono da altre per l'approccio e per l'esecuzione, c'è un elemento che accomuna quasi tutte: lo stress metabolico che causano.
Quello che è evidente è che il TUT dell'esercizio viene in qualche modo prolungato in modo tale da spingere il muscolo a lavorare sempre più in una condizione di rilascio di metaboliti. Ora che il prolungamento sia generato da un allenamento al cedimento, o da 3/4 esercizi in sequenza (tri set e serie giganti), o da una diminuzione del carico in sequenza (stripping), o da una pausa (rest pause), resta il fatto che portiamo il nostro organismo a produrre acido lattico.
Un allenamento del genere porta sicuramente una sensazione di pompaggio immediato, ma è un tipo di lavoro che ritroviamo spesso nelle discipline che prevedono sforzi molto prolungati nel tempo; un lavoro che ha lo scopo di prolungare man mano la soglia del lattato il piu lontano possibile, per permettere all'atleta di portare a termine la gara quasi al massimo delle proprie potenzialità.
Se è vero quanto detto, perché allora le tecniche ad alta intensità vengono utilizzate nel bodybuilding per superare le fasi di stallo? La resistenza muscolare influisce allora così tanto sull'ipertrofia? Quanto influisce l'acido lattico in questo senso?
Si parla di tensione meccanica, di stress metabolico; i rozzi invece dicono "allenarsi pesante con basse reps, abbassare il carico ed aumentare il numero di ripetizioni".
Passare degli anni nelle palestre, vedere come si allenano gli atleti, gli agonisti e i non agonisti serve a renderti conto quanto poi ogni cosa fa parte di un grande insieme di cose, che se vai a vedere nello specifico sono sempre gli stessi medesimi concetti.
Sinceramente sono del parere che ci sia ben poco da dire su quanto incide l'intensità nell'ipertrofia. Un lavoro molto intenso (e mi riferisco all'intensità intesa come carico elevato, ossia come % del carico utilizzato in relazione all'1RM) genera una forte risposta neurale, e di conseguenza le fibre nervose reclutano quante più fibre muscolari possibili per sopperire a quella gravità.
Quello che però mi manda un po fuori binario è il discorso relativo ai lavori lattacidi.
Negli anni sono state coniate tante tecniche con dei nomi fighi. Ne cito alcune:
- rest pause
- clusters
- MTOR activation
- myo reps
- stripping
- super set
- super solw
Sebbene alcune differiscono da altre per l'approccio e per l'esecuzione, c'è un elemento che accomuna quasi tutte: lo stress metabolico che causano.
Quello che è evidente è che il TUT dell'esercizio viene in qualche modo prolungato in modo tale da spingere il muscolo a lavorare sempre più in una condizione di rilascio di metaboliti. Ora che il prolungamento sia generato da un allenamento al cedimento, o da 3/4 esercizi in sequenza (tri set e serie giganti), o da una diminuzione del carico in sequenza (stripping), o da una pausa (rest pause), resta il fatto che portiamo il nostro organismo a produrre acido lattico.
Un allenamento del genere porta sicuramente una sensazione di pompaggio immediato, ma è un tipo di lavoro che ritroviamo spesso nelle discipline che prevedono sforzi molto prolungati nel tempo; un lavoro che ha lo scopo di prolungare man mano la soglia del lattato il piu lontano possibile, per permettere all'atleta di portare a termine la gara quasi al massimo delle proprie potenzialità.
Se è vero quanto detto, perché allora le tecniche ad alta intensità vengono utilizzate nel bodybuilding per superare le fasi di stallo? La resistenza muscolare influisce allora così tanto sull'ipertrofia? Quanto influisce l'acido lattico in questo senso?
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