Sono a presentare, a livello di sintesi, il famoso recente lavoro di Schoenfeld et al., del quale riporto sotto il link.
Il motivo di questa breve analisi è il diffuso utilizzo di questo lavoro da parte di chiunque ponga una metodologia di allenamento in full body al di sopra della monofrequenza in quanto a risultati ipertrofici.
Sapete che non difendo a spada tratta nessuna tipologia allenante, per cui non mi si può tacciare di essere partigiano
La presente va solo a mettere in rilievo alcuni risultati.
Farò un'introduzione, esponendo le finalità del lavoro, e a seguire presenterò la metodologia utilizzata e le condizioni applicate. Infine i risultati emersi e le considerazioni finali. Le vostre riflessioni sono benvenute.
1) Introduzione.
Lo scopo del lavoro è l'analisi, in termini di guadagni ipertrofici, di un un gruppo di studio che si allena in monofrequenza vs un gruppo che adotta una full body. I soggetti totali sono 20, con anzianità media di allenamento di 4,5 anni (+- 3,1 anni), con età media di 23,5 anni (+- 2,9).
2) Metodologia.
Entrambi i gruppi avranno lo stesso volume di lavoro, su 3 allenamenti settimanali. Per il gruppo in monofrequenza, lo splittaggio è petto-dorso, gambe, spalle-braccia. Per il gruppo full body, in ognuna delle 3 sedute settimanali si allenano direttamente tutti i gruppi.
Il volume è di 18 serie per seduta, tanto in mono quanto in FB.
Per ogni esercizio, saranno eseguite 8-12 reps, con un riposo di 90'', lavorando a cedimento concentrico.
Durata del test: 8 settimane.
Aree di test della crescita: bicipite, tricipite, vasto laterale. Misurazione ad ultrasuoni, in punti uguali per tutti.
3) Risultati.
A termine del test, nel gruppo FB il tricipite risulta aumentato mediamente del 8%, nel gruppo mono del 5%; il vasto laterale risulta cresciuto del 6,7% nel gruppo FB e del 2,1% nel gruppo in mono; il bicipite vede un aumento del 6,5% nel gruppo in FB e del 4,4% nel gruppo in mono.
Ora, messi così i risultati, non ci sarebbe dubbio su quale sia la metodologia più proficua, ma passiamo alle considerazioni. Alcune di queste, per onestà degli autori, sono messe in rilievo da loro stessi.
4) Considerazioni.
- Si fa riferimento a un gruppo di lavoro omogeneo, costruito su soggetti ben allenati. In realtà, dal range preso in esame si nota che alcuni di questi hanno solo 1 anno di lavoro alle spalle.
- La durata del test è decisamente limitata.
- 16 dei 19 soggetti che hanno concluso il test venivano dalla monofrequenza, per cui una nuova routine può aver influenzato un precedente adattamento, e comunque non ci è dato sapere quali fossero i volumi e le tecniche precedenti.
- La misurazione dell'ipertrofia è stata fatta in un singolo punto mediano del muscolo, ma non in altre aree del muscolo stesso.
- Nelle condizioni di test, si fa riferimento a un cedimento concentrico, ma non c'è una maggiore specificità su questo punto (su quali e quante serie?). C'è più accuratezza nei test del massimale - altro aspetto preso in esame - ma su quanto sopra c'è poca chiarezza.
- Punto nodale: il volume. 18 serie totali a giornata sono decisamente poche. Parlando di petto e dorso, in mono sono 9 serie per l'uno e 9 per l'altro. Volume decisamente bassissimo.
In sintesi, gli autori si danno il pregio di aver messo le due metodologie di allenamento nelle stesse condizioni di volume e intensità, pur sapendo che queste due tipologie di allenamento lavorano su rapporti volume/intensità diversi l'una dall'altra.
La premessa del lavoro, richiamata dagli stessi autori - i precedenti studi hanno messo in rilievo gli stessi guadagni ipertrofici ma a partire da condizioni applicative difformi - potrebbe essere la cifra del confronto: parliamo di metodologie che, facendo leva su volumi, intensità, velocità di esecuzione, riposi etc difformi, possono portare agli stessi risultati.
Alla fin fine, a mio parere, non tenere in considerazione questo porta a una fallacia delle considerazioni finali, come non bastassero le carenze metodologiche citate.
Il motivo di questa breve analisi è il diffuso utilizzo di questo lavoro da parte di chiunque ponga una metodologia di allenamento in full body al di sopra della monofrequenza in quanto a risultati ipertrofici.
Sapete che non difendo a spada tratta nessuna tipologia allenante, per cui non mi si può tacciare di essere partigiano
La presente va solo a mettere in rilievo alcuni risultati.
Farò un'introduzione, esponendo le finalità del lavoro, e a seguire presenterò la metodologia utilizzata e le condizioni applicate. Infine i risultati emersi e le considerazioni finali. Le vostre riflessioni sono benvenute.
1) Introduzione.
Lo scopo del lavoro è l'analisi, in termini di guadagni ipertrofici, di un un gruppo di studio che si allena in monofrequenza vs un gruppo che adotta una full body. I soggetti totali sono 20, con anzianità media di allenamento di 4,5 anni (+- 3,1 anni), con età media di 23,5 anni (+- 2,9).
2) Metodologia.
Entrambi i gruppi avranno lo stesso volume di lavoro, su 3 allenamenti settimanali. Per il gruppo in monofrequenza, lo splittaggio è petto-dorso, gambe, spalle-braccia. Per il gruppo full body, in ognuna delle 3 sedute settimanali si allenano direttamente tutti i gruppi.
Il volume è di 18 serie per seduta, tanto in mono quanto in FB.
Per ogni esercizio, saranno eseguite 8-12 reps, con un riposo di 90'', lavorando a cedimento concentrico.
Durata del test: 8 settimane.
Aree di test della crescita: bicipite, tricipite, vasto laterale. Misurazione ad ultrasuoni, in punti uguali per tutti.
3) Risultati.
A termine del test, nel gruppo FB il tricipite risulta aumentato mediamente del 8%, nel gruppo mono del 5%; il vasto laterale risulta cresciuto del 6,7% nel gruppo FB e del 2,1% nel gruppo in mono; il bicipite vede un aumento del 6,5% nel gruppo in FB e del 4,4% nel gruppo in mono.
Ora, messi così i risultati, non ci sarebbe dubbio su quale sia la metodologia più proficua, ma passiamo alle considerazioni. Alcune di queste, per onestà degli autori, sono messe in rilievo da loro stessi.
4) Considerazioni.
- Si fa riferimento a un gruppo di lavoro omogeneo, costruito su soggetti ben allenati. In realtà, dal range preso in esame si nota che alcuni di questi hanno solo 1 anno di lavoro alle spalle.
- La durata del test è decisamente limitata.
- 16 dei 19 soggetti che hanno concluso il test venivano dalla monofrequenza, per cui una nuova routine può aver influenzato un precedente adattamento, e comunque non ci è dato sapere quali fossero i volumi e le tecniche precedenti.
- La misurazione dell'ipertrofia è stata fatta in un singolo punto mediano del muscolo, ma non in altre aree del muscolo stesso.
- Nelle condizioni di test, si fa riferimento a un cedimento concentrico, ma non c'è una maggiore specificità su questo punto (su quali e quante serie?). C'è più accuratezza nei test del massimale - altro aspetto preso in esame - ma su quanto sopra c'è poca chiarezza.
- Punto nodale: il volume. 18 serie totali a giornata sono decisamente poche. Parlando di petto e dorso, in mono sono 9 serie per l'uno e 9 per l'altro. Volume decisamente bassissimo.
In sintesi, gli autori si danno il pregio di aver messo le due metodologie di allenamento nelle stesse condizioni di volume e intensità, pur sapendo che queste due tipologie di allenamento lavorano su rapporti volume/intensità diversi l'una dall'altra.
La premessa del lavoro, richiamata dagli stessi autori - i precedenti studi hanno messo in rilievo gli stessi guadagni ipertrofici ma a partire da condizioni applicative difformi - potrebbe essere la cifra del confronto: parliamo di metodologie che, facendo leva su volumi, intensità, velocità di esecuzione, riposi etc difformi, possono portare agli stessi risultati.
Alla fin fine, a mio parere, non tenere in considerazione questo porta a una fallacia delle considerazioni finali, come non bastassero le carenze metodologiche citate.
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