Discorso interessante sullo stretching.

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts
  • all_S_stYle
    Masterpiece
    • Mar 2009
    • 8093
    • 349
    • 484
    • Mac Drive
    • Send PM

    Discorso interessante sullo stretching.

    Un punto disfunzionale se non ben compensato innesca la seguente serie d’eventi:

    1 Inizia con un riflesso neuromuscolare di contrazione, praticamente il muscolo rimane sempre in tensione, modificando il tono basale.

    2 Un muscolo che lavora sempre cambia la sua conformazione. Questo è un argomento complesso e interessante a cui verrà dedicato un post assestante, per ora ci basta sapere che il corpo cambia la conformazione dei muscoli sempre in tensione, vedi quelli posturali, sostituendo le cellule muscolari con connettivo. Un po’ come avviene nelle cicatrici. Le cellule cambiano i loro parametri chimici e metabolici.

    3 L’articolazione o la parte interessata perde la sua capacità funzionale a causa d’un ridotto scambio ematico. I propriocettori si inibiscono e a questo punto avviene la fissazione.

    Il nostro obiettivo primario con lo stretching è far riprendere coscienza al corpo (propriocezione) della parte fissata riportando così il giusto nutrimento.

    Tutti abbiamo delle fissazioni che peggiorano la performance.

    Altra parentesi fondamentale.

    Perché facciamo stretching? Non rispondetemi per togliere le fissazioni o riportare i punti disfunzionali a neutri, perché se prima non testate il motivo sarà un altro. Ve lo dico io anche se il discorso è lungo e nozionistico.

    È opinione comune che aumentare la flessibilità abbia un riscontro nella performance, non prendo in considerazione gli altri punti trattati nel capitolo 1.

    Cavolo guarda i ginnasti, i 100metristi , i marzia listi. Ottime performance ottima mobilità. Due più due quattro, bingo.

    Andiamo a dare una risposta però più scientifica: L’allungamento è regolato dal circuito gamma che attiva fusi neuromuscolari. Tradotto se abituiamo un muscolo ad allungarsi , il riflesso miotatico si inibisce in quanto l’allungamento non viene considerato pericoloso. Per i più scemi, gli antagonisti non intralciano gli agonisti.

    Fico, allora si che devo allungare, provate da seduti a toccarvi le punte dei piedi, quelli retratti faranno una fatica bestia e magari neanche ci arrivano, quelli allungati non faranno fatica.

    Altro concetto

    Il rilascio muscolare. Ormai tutti ne parlano, anche poi chi nella realtà fa altro ma dice d’utilizzarlo. Rimanere decontratti aiuta forza, rapidità, resistenza. Insomma è la panacea di tutti i mali. Per questo il girevoy sport è vincente , ma questa capacità è correlata direttamente con l’allungamento?

    La capacità che la sviluppa è quella di differenziazione cinestetica. Vediamo che dice:

    Cinestetica da cines ‘movimento’ e tesi ‘senso di’, è definita come la presa di coscienza del tono muscolare e la relativa capacità di dosarlo al fine di coordinare il giusto grado di tensione (F. Casolo). È la capacità che ci permette di graduare la forza ed è regolata dai propriocettori: articolari, vestibolari, tendinei e muscolari.

    Tradotto dai fusi e dagli organi tendinei del Golgi. Quindi possiamo affermare che esiste una correlazione scientifica tra allungamento e prestazione.

    Ottimo ma è veramente così?

    Negli ultimi anni abbiamo mille teorie , anche se poi quelle valide sono sempre le stesse ma il mercato ha fame di novità, quella che però sembra consolidarsi è quella della specificità.

    Vuoi diventare forte sulla panca? Fai la panca. Sullo snatch? Fai lo snatch. A Combattere? Combatti.

    Ora lo sport in generale è veloce ed esplosivo, noi facciamo stretching da fermi e sviluppiamo la mobilità lentamente.

    Cavolo è come chiedere ad un centometrista dall’allenarsi camminando.

    Sicuramente c’è bisogno d’una progressione e d’un avviamento ma cavolo distendere piano la mia gamba attiva i propriocettori nello stesso modo che tirare un calcio?

    Ed è qui la grossa differenza, a livello nervoso.

    Non serve essere lunghi se il sistema nervoso non codifica movimenti esplosivi. Potete fare tutte le asana che volete ma poi quando tirate su 32kg siete contratti come dei legni.

    Specificità, una volta i corridori si facevano male ai femorali partendo dai blocchi. Allora giù di stretching che allena la capacità di stiramento del muscolo. Risultato? Uguale a prima. Poi si è capito che per avere un transfer si doveva si allenare si la capacità di stiramento ma sotto sforzo , tradotto contrazioni eccentriche in allungamento.

    Potete essere snodati quanto volete ma quando si tratta d’essere esplosivi rimanete delle pippe come prima. Potete sentirvi sciolti e rilassati ma se non vi abituate ad esserlo con due kettlebell da 32kg , appena li solleverete ATP che evapora.

    Insomma se la mobilità per un ginnasta è fondamentale è fondamentale allenarla nel contesto in cui si svolge la sua prestazione. Allenereste il salto con la pressa?

    Fa molto figo essere sciolti ma è il risultato che conta.

    Soluzione

    Stretching dinamico, anche se vi hanno insegnato che non si fa, anche se avete studiato che non ci si allunga perché i fusi intervengono non permettendo il rilascio dei muscoli. Voi nell’allungamento dovete allenare tanto la parte allungabile quanto il sistema nervoso, dovete unire lo stretching con l’azione che andrete a compiere altrimenti sviluppate due abilità differenti con pochissimo transfer.

    Per questo gli sportivi allenano questa capacità in modo specifico. Quanti strongman fanno la spaccata? Gli serve riuscire a farla? Perché i ginnasti non raggiungono la flessibilità dei contorsionisti , lasciando stare la lassità legamentosa? Ad ognuno il suo , ogni sport mira a raggiungere il giusto rapporto tra compliance e stiffness, andare oltre non migliora la performance. Usate lo stretching classico o la mobilità lenta per iniziare ma poi trasformatela (anche questo sarà una bella serie d’articoli).

    È assurdo pensare dall’allenare il gesto tecnico con dei parametri differenti da quelli della competizione.

    Ripeto l’ultima volta: volete che il vostro stretching alleni l’esplosività? Allenatelo in modo esplosivo.







    Fonte, Andrea Biasci.
  • Leviatano89
    Banned
    • Mar 2009
    • 14537
    • 477
    • 382
    • ramingo su Miðgarðr
    • Send PM

    #2
    metti anche la prima parte: http://www.kettlebellinvictus.it/mob...ells-parte-2a/

    Commenta

    • all_S_stYle
      Masterpiece
      • Mar 2009
      • 8093
      • 349
      • 484
      • Mac Drive
      • Send PM

      #3
      Per inoltrarci ancora di più nell’argomento ho bisogno di classificare due cosette:

      Flessibilità, mobilità, estensione (allungamento), elasticità.

      Ora la flessibilità la cataloghiamo a livello muscolare, la mobilità a livello articolare, l’estensione-allungamento è invece la capacità del muscolo e connettivo connesso di stirarsi, l’elasticità è l’insieme della compliance e del stiffness per intenderci è l’abilità dall’allungarsi e di tornare rapidamente allo stato iniziale, è questa la capacità da ricercare a livello sportivo.

      Anche se alcuni di voi avranno studiato o letto altro, catalogare in questo modo è essenziale perché la mobilità articolare si allena in modo differente rispetto alla flessibilità, come l’allungamento con l’elasticità.

      Mi spiego meglio , di solito si crede che una persona che non abbia mobilità abbia anche i muscoli accorciati o viceversa. Assolutamente no le due cose possono coincidere ma voi potete essere allungati quanto volete ma non riuscite a toccarvi le punte dei piedi, oppure viceversa avete una buona mobilità ma è la flessibilità che vi frega.

      Approfondirò successivamente ora ho bisogno di partire proprio dall’origine.

      La conoscete tutti la storia tra antagonisti e agonisti e il loro giusto rapporto. Ora il giusto rapporto , la capacità dall’allungarsi in tutte le direzioni si chiama punto neutro.


      L’uomo ideale ha tutti i muscoli in un punto neutro. Riesce a flettere e distendere con uguale abilità, addurre ,abdurre, ecc. Purtroppo noi non siamo ideali o perfetti quindi cosa avviene: il nostro corpo cerca sempre il massimo equilibrio con il minimo dispendio energetico. Voi da bambini e da grandi passate ore ed ore seduti, psoas e ischi crurali passano la loro vita retratti. Sicuramente questo cambia il loro punto neutro. Traumi, posture, atteggiamenti, stato psicologico, influenzano tutti i nostri punti neutro che diventano punti disfunzionali.

      Ora prima di creare allarmismi il nostro corpo convive con le disfunzioni attraverso le compensazioni. Tutti alla nascita abbiamo un certo grado di capacità compensatoria. Il problema è che via via che viviamo ogni volta che ci allontaniamo dal nostro punto neutro la capacità di compensare va esaurendosi. Per fare un esempio è stimato che chi nasce attraverso un parto problematico ha già il 50% in meno di capacità compensatorie rispetto alla media.

      La mia attenzione, tuttavia, non è tanto rivolta al compensare ma cosa accade ai punti disfunzionali.

      Il muscolo ha una buona capacità di sopportazione, le problematiche muscolari sono molto meno frequenti rispetto a quelle articolari. È l’articolazione a soffrire.

      Se vi state chiedendo ma a me che me frega, vi rispondo che se fate snatch o stacchi queste cose è meglio conoscerle.

      Ammettiamo che il nostro sistema è una madre cieca. Si cura del nostro corpo con amore. Noi abbiamo un’enorme capacità di autoripararci, poi vedremo anche come. Ritornando alla madre cieca , ogni nostra cellula è un bambino che chiede la pappa. Quando non ne ha si mette a piangere e la mamma corre a nutrilo. Le articolazioni disfunzionali però subiscono un cambiamento. Siccome un’articolazione non sana è soggetta a dolore il corpo la disattiva. Il confort nel nostro sistema regna sovrano, noi facciamo di tutto per preservarlo. Se il piede vi fa male imparate a camminare portando il peso sul tallone e non nella zona che vi duole. L’inutilizzo però addormenta i propriocettori. Se vi dimenticate d’utilizzare una parte del vostro corpo disimparate ad utilizzarla. A questo punto il bambino diventa muto e la mamma cieca smette di nutrilo. Le disfunzioni vengono compensate ma spesso questi compensi sono rivolti ad addormentare i propriocettori della zona con le relative conseguenze.

      Vi siete mai chiesti perché la maggior parte delle persone con ernia al disco ce l’hanno senza aver mai fatto pesi o sforzi? L’ernia cervicale per esempio mica viene perché fate il ponte del lottatore.

      Un fiorino d’argento per chi mi spiega come avviene.

      Apriamo una piccola parentesi sul rachide.

      La nostra colonna è un tubo con tanti micro forellini, passa la giornata ad disidratarsi e la notte ad idratarsi. Il disco vertebrale non è innervato, non avete mai male ai dischi ma ad altri tessuti e si nutre per osmosi.

      Una delle cause più importanti della disidratazione è proprio l’allenamento.

      Ora più si svuota questo tubo e più la sua capacità d’ammortizzare i carichi diminuisce.

      Cosa succede se abbiamo delle vertebre bloccate, cosa abbastanza comune, in questa zona i propriocettori si addormentano con la conseguenza d’un ulteriore disidratazione della zona, ripeto per l’ennesima volta , dove il corpo perde di sensibilità perde di pari passo nutrimento.

      Il problema più grosso è che se la zona dorsale funziona male probabilmente avrete problemi alla lombare , la quale si trova a dover compensare il lavoro non svolto dalla zona superiore.

      L’idratazione dovrebbe essere uno dei primi dati da ricercare quando si allena una persona per questo ed altri motivi.

      Commenta

      • maxxxibb
        Bodyweb Member
        • Apr 2011
        • 15
        • 0
        • 0
        • San Giorgio Jonico
        • Send PM

        #4
        Ancora, ancora, ancora.
        E poi, conclusioni e applicazioni pratiche.
        "Più caro della vita abbi l'onore"

        Commenta

        Working...
        X