Panca - Biomeccanica avanzata - Parte 3 - Un risultato sorprendente!

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  • IronPaolo
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    Panca - Biomeccanica avanzata - Parte 3 - Un risultato sorprendente!

    Ieri stavo preparando delle foto per descrivere meglio la traiettoria del bilanciere durante una alzata di panca: per far vedere quanto il bilanciere si sposti sul piano orizzontale mi sono ripreso dall’alto, una angolazione molto inusuale. Con mio stupore ho potuto osservare questo:


    La ripresa dall’alto permette di osservare una asimmetria esecutiva altrimenti impossibile da rilevare: la mia spalla sinistra è più “bassa” della destra, leggermente in partenza, in maniera decisamente evidente al petto per poi mantenersi disallineata allo stesso modo in chiusura: mi ero sempre chiesto cosa l’infortunio al pettorale avesse provocato, ecco la risposta.

    Ovviamente, ogni risposta è il presupposto di una nuova domanda. Adesso la domanda è: pecchè? Perché ho questa asimmetria, io che cerco di curare la tecnica al meglio che posso? Stamattina mi sono svegliato e ho avuto un’idea che il mio modello di pettorale a stantuffi ha confermato. Questo mi dà modo di farvi un po’ di palle con le mie pippe mentali.

    Anche a costo di sembrare presuntuoso, ma non lo sono, questo è il miglior contributo originale che abbia mai scritto, in un ambiente dove tutti noi non facciamo altro che riciclare roba già detta. Questa, se non altro, è roba mia.

    Crack!


    In alto il modello del pettorale con la suddivisione nelle tre sezioni viste nell’articolo precedente, a sinistra la rappresentazione con le asticelle. In basso un pettorale dove sono saltate le fibre clavicolari, come nel mio caso. Che succede adesso?


    A sinistra un punto della traiettoria immediatamente prima la chiusura dell’alzata.
    • Al centro il contributo alla rotazione dell’omero per un soggetto sano: la trazione è a carico delle fibre sternali del pettorale, le uniche che contribuiscono alla rotazione dell’omero in questa posizione, e di quelle del deltoide.
    • A destra cosa accade per chi ha un infortunio come il mio: le fibre sternali sono assenti, pertanto la rotazione dell’omero è tutta a carico del deltoide che viene a sovraccaricarsi.

    Il modello permette di determinare gli andamenti delle forze prima e dopo l’infortunio: la linea rossa seziona le curve ad una certa inclinazione dell’omero e risulta evidente che il pettorale genera meno forza mentre il deltoide è sovraccaricato.

    Adesso, un punto di attenzione perché i grafici devono servire a comprendere e non a confondere: il pettorale è più debole non perché le fibre si contraggano di meno, ma perché un certo quantitativo di muscolo… non c’è più!

    Ciò che la lesione ha cambiato è la configurazione meccanica del sistema, rendendola più svantaggiosa nella rotazione finale dell’omero sotto carico: notate come la curva del pettorale si sia spostata verso destra, ad indicare che se prima l’azione del muscolo terminava ad un angolo di rotazione di circa 80° adesso termina a 70°, proprio perché mancano le fibre che possono generare trazione a quell’angolazione. Di conseguenza il deltoide deve tirare di più proprio lì!

    Quando l’omero è sotto il parallelo, cioè per angoli negativi, le differenze fra prima e dopo sono molto meno rilevanti, anche stavolta non perché il pettorale si contrae come prima, ma perché a quelle angolazioni il tessuto presente è sufficiente a generare quasi la stessa forza di prima.

    Compensazione meccanica

    Ok, ma allora perché ho recuperato totalmente la mia forza? Grazie a quali meccanismi? Ovviamente, il deltoide si è sicuramente rinforzato ma questa sarebbe una soluzione semplicistica, banale e il corpo umano non è mai banale!

    Dato che in condizioni di riposo ho mantenuto le simmetrie corporee e sotto carico il mio deltoide sinistro non è diventato più grosso del destro, la soluzione adottata non è stata il semplice incremento della forza di questo muscolo!


    Nella striscia di disegni in alto la situazione prima dell’infortunio, nel periodo successivo alla lesione quando ho iniziato nuovamente a fare panca e dopo il recupero completo.

    Nelle strisce in basso ho ruotato la scapola per mettere in orizzontale la linea sternale del pettorale: si può notare come a seguito della lesione la “forma” del pettorale sia differente, mentre con lo spostamento in basso della spalla il mio corpo ha cercato di recuperare la sua configurazione di partenza.

    La “forma” corporea determina in questo caso la sua meccanica, perchè è la forma del muscolo che influenza le leve articolari in ogni punto della traiettoria, cambiando i contributi dei fasci muscolari coinvolti. Il recupero è così specifico: una lesione che altera la meccanica porta ad un recupero della forma originaria per tornare alla meccanica di partenza.

    Questo è il motivo per cui c’è stato lo slittamento invece di incrementare la massa del deltoide: il corpo cerca di tornare alla sua condizione di partenza!

    Ovviamente, un recupero locale della forma non è detto che permetta di mantenere la forma globale, per questo la spalla è asimmetrica: tutto non si può avere!


    A questo punto il gioco è fatto: la spalla, spostandosi in basso, recupera parte della forma corporea e permette al tessuto rimanente del pettorale, le fibre sternali immediatamente sotto le clavicolari, di poter dare trazione ad una inclinazione dell’omero in cui, in condizioni normali, non sarebbe possibile.

    Il pettorale sternale assume le funzioni di quello clavicolare e viene a recuperarsi parte della funzionalità in questa parte d’alzata.


    Questo è il risultato finale: il pettorale può generare più forza, il deltoide ne deve generare meno!


    Questa è la “storia” della mia riabilitazione: lo spostamento verso il basso è del tutto involontario, non è che io so di farlo!

    Esistono spiegazioni anche per questo comportamento, interessantissime perché sono legate alla neurologia dell’apprendimento motorio che a sua volta è connesso all’apprendimento in senso lato, alla memoria, alla mappatura delle sinapsi.

    Sembra incredibile che un fottuto infortunio nella panca abbia elementi in comune tipici della riabilitazione dopo un ictus e che permetta di affrontare argomenti complessi quali la neurofisiologia del cervello… del resto i pesi sono una forma di apprendimento: imparare a far arrivare il proprio corpo ai suoi limiti di carico.

    Gli infortuni non sono tutti uguali…

    Ogni infortunio ha la sua storia,ogni infortunio ha la sua riabilitazione. Il bello di un modello matematico è che permette delle simulazioni senza dover squartare nessuno.


    In alto il mio infortunio, in basso un altro tipo di infortunio al pettorale, tipico: uno strappo delle fibre sternali, cioè al centro della zona più carnosa del muscolo.


    I grafici a sinistra descrivono ciò che accade nel periodo iniziale del recupero per le due tipologie di infortuni, il grafico a destra è l’andamento delle forze del pettorale nel soggetto sano, l’ho separato per non fare troppa confusione con le linee.

    Uno strappo nella parte sternale del pettorale è meno grave da un punto di vista funzionale, perché la configurazione meccanica del corpo non è alterata in maniera sostanziale come uno strappo clavicolare:
    • Il pettorale nello strappo sternale generi forza per tutte le angolazioni dell’omero a differenza di quello che accade in uno strappo clavicolare.
    • Conseguentemente il deltoide deve compensare molto meno nello strappo sternale rispetto a quello clavicolare
    Mi raccomando: non è una gara a chi ce l’ha più grosso! Oltre alla posizione è importante l’estensione della lesione, la vicinanza al tendine e tante altre belle cose. Stiamo solo discutendo della “gravità” meccanica della lesione e non di quella “biologica”!

    La perdita della parte centrale del pettorale è compensabile con le fibre clavicolari ed addominali la cui funzionalità si sovrappone a quelle mancanti al centro. Viceversa una perdita di fibre clavicolari non è compensabile così facilmente dato che sono molto esterne o, se volete, “in alto” e le fibre sternali non arrivano fin lassù.

    E’ da aspettarsi perciò che anche la “soluzione” al problema che il corpo mette in atto sia differente:


    A sinistra la situazione immediatamente dopo l’infortunio e poi a seguito del recupero tramite slittamento della spalla per una lesione come la mia, a destra per una lesione al pettorale sternale: notate come in questo secondo caso le curve per ogni muscolo siano molto più vicine fra loro, ad indicare che lo spostamento in basso della spalla porti un beneficio minore.

    Probabilmente in questo secondo tipo di lesione il recupero avviene con altri mezzi perché è inutile che l’organismo crei una alterazione dei suoi assetti muscolo-scheletrici se il gioco non vale la candela…

    Conclusioni

    Il modello presentato nell’articolo precedente permette di spiegare un fatto nuovo che non avevo osservato prima: spiegare anche eventi non contemplati nella formulazione iniziale di una teoria o di un modello è un elemento che ne aumenta la coerenza e pertanto l’affidabilità nel descrivere la realtà.

    Un motivo in più per dare credito a quello che dico!

    Un ulteriore passo in avanti sarebbe l’integrazione di questo tipo di approccio ai calcoli delle forze muscolari con un modello tridimensionale della panca. Il passaggio è difficile ma… perché non provarci?

    Per finire non posso che ribadire ciò che mi sta a cuore: questa roba è complicata, è vero, però permette di capire tante cose. Il corpo umano è complicato, e complicate sono le spiegazioni di come funziona.

    Compito mio è di fornirvi le spiegazioni più semplici per capirne il funzionamento (se mi riesce, ovviamente), compito vostro è “studiarle”. Se non ve ne frega nulla, amici come prima: io sono totalmente apatico nelle cose che non mi interessano! Ma se invece vi interessano… “studiare” è l’unico modo!
  • menez
    SdS - Moderator
    • Aug 2005
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    #2
    sarebbe interessante rilevare attraverso EMG il livello di forza delle parti.
    Un test valido è l'esecuzione di un certo numero di reps in panca orizzontale con manubrio in modo da stabilire se esiste il gap di forza a cui in genere in movimenti monolaterali si evidenzia anche un calo tecnico esecutivo, credo comunque sia evidente la carenza, poco rilevabile in un movimento con bilancere in quanto "compensata".
    GUTTA CAVAT LAPIDEM
    http://albertomenegazzi.blogspot.it/
    MANX SDS

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