Spesso si sente dire che l’intensità è la chiave della crescita.
E’ vero?
E, se la risposta è si, quel è il rapporto fra intensità e volume?
Per fornire una riposta al quesito bisogna partire dalla definizione di intensità.
1. L’intensità.
Che cosa è l’intensità?
Alla domanda sono state fornite le risposte più svariate: a) è la qualità del lavoro svolto; b) è un parametro è in stretto rapporto con il carico; c) è la percentuale dell’alzata massimale per il maggior numero di ripetizioni.
Nessuna di queste tesi mi convince.
La prima è del tutto priva di rigore scientifico: fare riferimento alla qualità del lavoro significa parlare di fumo nell’aria perché il fattore soggettivo diventa (troppo) determinante (un lavoro di alta qualità per l’atleta Tizio può essere solo un riscaldamento per Caio ecc.).
La seconda, invece, coglie un aspetto del problema (il rapporto con il carico), ma prova troppo: se fosse vero che l’intensità è correlata solo al carico, dovremmo necessariamente sostenere, in un ipotetico sillogismo, che allenarsi a volumi stratosferici (poichè aumenta il tonnellaggio sollevato) significa allenarsi ad altissima intensità, laddove invece tutti sanno che non è affatto così.
La terza è più precisa, ma, ancora una volta, non convince perché tiene conto di uno, ed uno soltanto, dei parametri in gioco (il carico) e nulla ci dice di altri importanti fattori.
A mio modesto parere la definizione di intensità, se esiste, deve essere correlata a tutti i fattori che concorrono a determinare il parametro in questione.
Quali sono questi fattori?
1) il carico;
2) il numero delle ripetizioni a parità di carico;
3) il tempo di esecuzione;
4) Il tempo di recupero;
5) le tecniche di incremento dell’intensità.
Perché questi fattori influiscono sull’intensità, in modo diretto o indiretto?
Perché impongono all’atleta un maggiore impegno per affrontare lo sforzo e l’utilizzo del massimo del potenziale di forza disponibile, con conseguente reclutamento di un numero maggiore di fibre muscolari ed esaurimento immediato dei sostrati energetici.
Ora, se così è, quale potrebbe essere la definizione di intensità?
La percentuale dell’alzata massima per il maggior numero di ripetizioni, in rapporto ai tempi di recupero ed alla durata infraciclica dello stimolo.
Che vuol dire?
Che l’intensità cresce al crescere del carico ed alla durata dello stimolo nell’ambito della singola serie ed al diminuire dei tempi di recupero.
I= c*d/t dove c è il carico della serie, d è la durata dello stimolo (sempre nell’ambito della della serie) e t è il tempo di recupero.
Ad esempio, se in un dato esercizio uso 100 kg. per due serie e per 4 ripetizioni, impiego 2 secondi per effettuare ogni singola ripetizione e recupero 2 minuti fra le serie, avrò una intensità pari a: 800*16/120= 106,6.
Se eseguo la stessa recuperando 1 minuto, avrò un indice di intensità superiore, e lo stesso accade se aumento il carico o la durata infraciclica dello stimolo.
2. Il volume.
A questo punto si pone un problema: e il volume?
Si tratta, infatti, di stabilire come influisce sull’intensità il volume dell’allenamento.
Se aumenta o diminuisce il volume cosa succede?
Il volume di allenamento indica, in generale, la quantità di lavoro muscolare svolto in una unità di tempo.
E’ noto che, all’aumentare del volume, l’intensità scende.
Perché?
Perché quell’impegno a carico del sistema nervoso e muscolare che comporta un alto livello di intensità non può essere sostenuto per un periodo di tempo indeterminato.
In soldoni: se con un pieno di benzina faccio 300 km. alla velocità massima, ne potrò percorrere di più solo riducendo la velocità.
Se così è, appare evidente che nella definizione di intensità deve necessariamente essere ricompreso anche il fattore volume.
Quest’ultima, dunque, potrebbe essere così rielaborata: l’intensità è la percentuale dell’alzata massima per il maggior numero di ripetizioni in rapporto ai tempi di recupero, alla durata infraciclica dello stimolo ed al volume dell’allenamento.
I= c*d/t*v dove c è il carico complessivo delle serie previste per un dato esercizio, d è la durata in secondi delle serie, t sono i secondi di recupero e v è il numero delle serie previste.
3. Volume ottimale ed intensità ottimali.
Si rende necessario, a questo punto,stabilire se esista o meno la formuletta magica che consenta di stabilire qual è il volume ottimale in rapporto all’intensità e viceversa.
La risposta al quesito, a mio avviso, non può che essere negativa.
Perché?
Perché qui subentra il fattore atleta.
Un indice di intensità pari a 600 può essere sovrallenante per alcuni, allenante per altri e sottoallenante per altri ancora.
Perché?
Perché il fattore “capacità di generare e sostenere intensità” (le locuzione è rubata a Cianti) dipende da fattori non riducibili in formule, quali: anzianità di allenamento, genetica, caratteristiche del sistema nervoso, ambiente, alimentazione, avanzamento della preparazione e che più ne ha, più ne metta.
4. Conclusioni.
In conclusione, sapere a quale livello di intensità si sta lavorando ed a quali livelli di intensità si vuole lavorare nel corso della preparazione è fondamentale (sia in fase di programmazione, sia in fase di controllo dei progressi, sia in funzione del calcolo dei tempi di rigenerazione), ma i livelli ottimali di intensità e volume dell’allenamento dipendono dalla organizzazione del macrocilo e dalle caratteristiche proprie dell’atleta.
Sta ad ognuno di noi capire come gestire al meglio volume ed intensità in funzione delle proprie capacità e degli obiettivi che ci si è prefissati.
Saluti.
E’ vero?
E, se la risposta è si, quel è il rapporto fra intensità e volume?
Per fornire una riposta al quesito bisogna partire dalla definizione di intensità.
1. L’intensità.
Che cosa è l’intensità?
Alla domanda sono state fornite le risposte più svariate: a) è la qualità del lavoro svolto; b) è un parametro è in stretto rapporto con il carico; c) è la percentuale dell’alzata massimale per il maggior numero di ripetizioni.
Nessuna di queste tesi mi convince.
La prima è del tutto priva di rigore scientifico: fare riferimento alla qualità del lavoro significa parlare di fumo nell’aria perché il fattore soggettivo diventa (troppo) determinante (un lavoro di alta qualità per l’atleta Tizio può essere solo un riscaldamento per Caio ecc.).
La seconda, invece, coglie un aspetto del problema (il rapporto con il carico), ma prova troppo: se fosse vero che l’intensità è correlata solo al carico, dovremmo necessariamente sostenere, in un ipotetico sillogismo, che allenarsi a volumi stratosferici (poichè aumenta il tonnellaggio sollevato) significa allenarsi ad altissima intensità, laddove invece tutti sanno che non è affatto così.
La terza è più precisa, ma, ancora una volta, non convince perché tiene conto di uno, ed uno soltanto, dei parametri in gioco (il carico) e nulla ci dice di altri importanti fattori.
A mio modesto parere la definizione di intensità, se esiste, deve essere correlata a tutti i fattori che concorrono a determinare il parametro in questione.
Quali sono questi fattori?
1) il carico;
2) il numero delle ripetizioni a parità di carico;
3) il tempo di esecuzione;
4) Il tempo di recupero;
5) le tecniche di incremento dell’intensità.
Perché questi fattori influiscono sull’intensità, in modo diretto o indiretto?
Perché impongono all’atleta un maggiore impegno per affrontare lo sforzo e l’utilizzo del massimo del potenziale di forza disponibile, con conseguente reclutamento di un numero maggiore di fibre muscolari ed esaurimento immediato dei sostrati energetici.
Ora, se così è, quale potrebbe essere la definizione di intensità?
La percentuale dell’alzata massima per il maggior numero di ripetizioni, in rapporto ai tempi di recupero ed alla durata infraciclica dello stimolo.
Che vuol dire?
Che l’intensità cresce al crescere del carico ed alla durata dello stimolo nell’ambito della singola serie ed al diminuire dei tempi di recupero.
I= c*d/t dove c è il carico della serie, d è la durata dello stimolo (sempre nell’ambito della della serie) e t è il tempo di recupero.
Ad esempio, se in un dato esercizio uso 100 kg. per due serie e per 4 ripetizioni, impiego 2 secondi per effettuare ogni singola ripetizione e recupero 2 minuti fra le serie, avrò una intensità pari a: 800*16/120= 106,6.
Se eseguo la stessa recuperando 1 minuto, avrò un indice di intensità superiore, e lo stesso accade se aumento il carico o la durata infraciclica dello stimolo.
2. Il volume.
A questo punto si pone un problema: e il volume?
Si tratta, infatti, di stabilire come influisce sull’intensità il volume dell’allenamento.
Se aumenta o diminuisce il volume cosa succede?
Il volume di allenamento indica, in generale, la quantità di lavoro muscolare svolto in una unità di tempo.
E’ noto che, all’aumentare del volume, l’intensità scende.
Perché?
Perché quell’impegno a carico del sistema nervoso e muscolare che comporta un alto livello di intensità non può essere sostenuto per un periodo di tempo indeterminato.
In soldoni: se con un pieno di benzina faccio 300 km. alla velocità massima, ne potrò percorrere di più solo riducendo la velocità.
Se così è, appare evidente che nella definizione di intensità deve necessariamente essere ricompreso anche il fattore volume.
Quest’ultima, dunque, potrebbe essere così rielaborata: l’intensità è la percentuale dell’alzata massima per il maggior numero di ripetizioni in rapporto ai tempi di recupero, alla durata infraciclica dello stimolo ed al volume dell’allenamento.
I= c*d/t*v dove c è il carico complessivo delle serie previste per un dato esercizio, d è la durata in secondi delle serie, t sono i secondi di recupero e v è il numero delle serie previste.
3. Volume ottimale ed intensità ottimali.
Si rende necessario, a questo punto,stabilire se esista o meno la formuletta magica che consenta di stabilire qual è il volume ottimale in rapporto all’intensità e viceversa.
La risposta al quesito, a mio avviso, non può che essere negativa.
Perché?
Perché qui subentra il fattore atleta.
Un indice di intensità pari a 600 può essere sovrallenante per alcuni, allenante per altri e sottoallenante per altri ancora.
Perché?
Perché il fattore “capacità di generare e sostenere intensità” (le locuzione è rubata a Cianti) dipende da fattori non riducibili in formule, quali: anzianità di allenamento, genetica, caratteristiche del sistema nervoso, ambiente, alimentazione, avanzamento della preparazione e che più ne ha, più ne metta.
4. Conclusioni.
In conclusione, sapere a quale livello di intensità si sta lavorando ed a quali livelli di intensità si vuole lavorare nel corso della preparazione è fondamentale (sia in fase di programmazione, sia in fase di controllo dei progressi, sia in funzione del calcolo dei tempi di rigenerazione), ma i livelli ottimali di intensità e volume dell’allenamento dipendono dalla organizzazione del macrocilo e dalle caratteristiche proprie dell’atleta.
Sta ad ognuno di noi capire come gestire al meglio volume ed intensità in funzione delle proprie capacità e degli obiettivi che ci si è prefissati.
Saluti.
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