Nella nostra carriera di Sunday Lifters prima o poi un doloretto dentro le spalle capita, uno di quelli che non se ne va nella pausa fra un allenamento ed un altro.
E' a questo punto che ci imbattiamo in quella che si chiama “cuffia dei rotatori”, ed impariamo ad allenarla, a curarla. C'è anche chi si mette ad allenare preventivamente la cuffia, secondo la logica plausibile che evitare squilibri previene gli infortuni.
C'è anche chi non sa cosa sia la cuffia, e leggendo queste righe si sta agitando pensando che questa mancanza sarà fonte di terrificanti e devastanti problemi articolari.
Ma... sono comportamenti corretti? C'è chi manco sa cosa sia, questa (beep) di cuffia, e si allena felice, c'è chi ha fatto esercizi per la cuffia e si è immediatamente infortunato.
Tutto questo è dovuto al solito surplus informativo di Internet: qui nessuno è medico, l'accesso ad info prima ottenibili solo per gli specialisti porta ad autodiagnosi quanto mai bizzarre. Avere dati parziali senza saperli dominare è peggio che essere all'oscuro di tutto.
Perciò, se volete farvi un'idea, almeno leggetevi queste righe. Premetto che io non sono un medico o un fisioterapista, perciò quello che scriverò è qualitativamente simile al risultato che otterrebbe una scimmia che dovesse commentare con Word il primo canto della Divina Commedia: non fatevi fregare da quattro disegnini e due formule, le spalle sono vostre perciò ragionate sempre.
L'articolo è ben palloso, ma non ho potuto fare altrimenti: se dobbiamo mettere le mani sotto il cofano, è bene conoscere come è fatto il motore, altrimenti rischiamo che avanzi qualche pezzo quando andiamo a rimontare il tutto.
Perciò, prima un luuungo pezzo su come funzionano le spalle (nei limiti di quello che posso sapere) e poi un po' di idee su come evitare di farsi male.
Il mio primo contatto con la cuffia dei rotatori
Circa 10 anni fa mi imbarcai in un allenamento abbreviato-alla-Paolino: tre sedute settimanali di panca e trazioni.
Solo panca e trazioni con sovraccarico, per questo era “abbreviato”, però c'erano circa 6 serie di entrambi gli esercizi, ed erano 3 volte a settimana, per questo era “alla Paolino”.
Di per se non era illogico, schemi, progressioni, modulazione del carico. Dài... le solite segate del bravo programmatore di allenamenti. Arrivai a 135 di panca senza fermo e 65Kg di trazioni con sovraccarico, ma nel tempo dentro entrambe le spalle comparve un dolore sempre più intenso: prima una pressione, poi un fastidio, alla fine avevo due spade laser al calor bianco dentro i deltoidi, come se avessi fatto incazzare di brutto il Maestro Yoda.
Sempre così... il doloretto idiota che si trasforma piano piano fino a diventare insopportabile. Scommetto che questo film l'avete visto anche voi sui vostri schermi.
Lessi su ON della famigerata cuffia dei rotatori, e di semplici esercizietti di rotazione delle spalle con pesi ridicoli per pareggiare certi squilibri. Avevo finito il programma, mi presi una pausa e mi misi a provare. Immediatamente, dopo la PRIMA seduta, come se le due enormi mani che mi strizzavano le spalle si fossero allentate: sollievo immediato!
Ganzissimo? Evvai! ***** ci vuole, due rotazioni e siamo a posto! Negli anni il film non è andato sempre così, anche se con alterne vicende le mie spalle sono sempre tornate a posto. Incredibilmente, però, gli stessi esercizi non hanno funzionato sempre, e ne ho dovuti inserire di nuovi. Spesso nessun esercizio ha funzionato, e il dolore è passato da solo o mi ha costretto a fermarmi. Addirittura qualche volta è anche peggiorato!
Questo perchè le cose sono complicate, come sempre accade con il corpo umano, e io non sono uno specialista. Avete un problema alle spalle? Medico o chiropratico competente!
Il problema
Spiace tirare fuori sempre i soliti omini blu, ma sono un male necessario. Nemmeno loro si divertono a fare le cavie per questi giochini, e sono ben contenti di tornare nelle loro gabbiettine a girare nella ruota e a mettersi i semi nelle guance come i criceti.
Ecco un omino che esegue le parallele, e un modello bidimensionale e ipersemplificato delle forze in gioco. L'omero ruota esclusivamente per opera della forza del pettorale, mentre in realtà i muscoli coinvolti sono moltissimi. Però questo modello permette di fare considerazioni al volo, senza perdere di generalità.
Poiché voi siete fermi appoggiando sulle parallele, il peso P del vostro corpo è bilanciato dalla reazione vincolare R dell'appoggio delle parallele, uguale e contraria (in altre parole, quando siete sulle parallele “sentite” che le maniglie vi sostengono). Lo schema delle forze in basso a sinistra, mentre in basso a destra ci sono le equazioni della Statica.
La prima è l'equilibrio dei momenti delle forze: l'omero è una leva svantaggiosa, perchè il pettorale ha un braccio di leva d1 più corto di quello d2 della forza che deve combattere. Non solo, più il pettorale è “di sbieco” rispetto all'omero, più forza dovrà produrre. Ma qui siamo tutti dei Master in Fisica Applicata alla Palestra, e le conosciamo queste cose, no?
Perciò la legge dei momenti ci permette di trovare la componente della forza del pettorale che impedisce di schiantare al suolo. Le altre due formulette rappresentano l'equilibrio delle forze che impediscono i movimenti traslazionali: voi non ruotate, ma nemmeno vi spostate in blocco a destra e a sinistra, no? Si esprime in quel modo.
Chi ha un po' di pratica nota subito che c'è un problema: se la forza Fy è molto maggiore della forza Ry come possono dare somma algebrica nulla? L'errore è che manca una forza, quella che impedisce all'articolazione dell'omero di muoversi, e infatti il diagramma è sbagliato.
Ecco il diagramma corretto, che si arricchisce di questa forza che non partecipa alla rotazione dell'omero, ma che comunque è presente. Le ultime due equazioni si trasformano nella loro forma corretta.
Che significa tutto questo? Significa che quando fate le parallele, oltre a bilanciare con la vostra forza muscolare i vari pesi che volete spostare, è necessario anche impedire all'omero di lussarsi dentro la spalla. Il pettorale tira l'omero in basso, la forza R verso l'alto e poiché sono bilanciate nella rotazione ma non nella traslazione, entrambe strapperebbero la testa dell'omero dalla sua sede.
Ma questo è vero per tutti i movimenti dei vari segmenti ossei intorno ad una articolazione: le ossa sono delle leve, le articolazioni i fulcri di queste. Su questi fulcri agiscono delle forze, risultanti dall'azione combinata di quelle che agiscono su di voi e quelle che voi producete. Le articolazioni non sono mai passive, ma sono soggette a forze micidiali di compressione e di estensione.
Tutta una serie di muscoli e legamenti partecipano a controbilanciare questi effetti, a stabilizzare le articolazioni.
Senza stabilizzazione le ossa sarebbero letteralmente avulse dalle cavità articolari. Si capisce perciò quanto sia delicato questo equilibrio, basato su muscoli e legamenti che generano forze compensatrici di altre forze! E si capisce come sia possibile danneggiare questo miracoloso equilibrio con conseguenze e problematiche più disparate.
(una cosetta, a cui tengo: la Fisica non è solo da barbosi professori, ma spiega molti aspetti della nostra passione, e le sue equazioni così astratte sono in realtà molto ma molto concrete)
Come è fatta la spalla
Nel caso della spalla le problematiche sono amplificate da due fattori:
Movimenti della spalla
La spalla è l'articolazione più mobile del corpo umano, e questi disegni non rendono giustizia alle immense potenzialità di movimento di questo giunto.
In particolare:
Questa catalogazione è una semplificazione dei movimenti della vita di tutti i giorni, che sono dati dalla composizione di quelli descritti.
Quando fate la panca, tanto per dire, e spingete il bilanciere in avanti, la vostra spalla destra compie una flessione, una abduzione e una rotazione (quale?)
Struttura della spalla
Per realizzare questa incredibile serie di movimenti, la spalla ha una struttura particolare.
I miei disegnini sono come quelli di un bambino di 2 anni che fa il ritratto al babbo: fanno tenerezza. Però così non devo stressarmi con copyright strani. Non fermatevi poi alle quattro cose che vi dico io, ma leggetevi un bel testo di anatomia funzionale.
Le ossa della spalla sono tre: l'omero, la clavicola, la scapola.
Articolazione della spalla, a sinistra vista posteriore, a destra vista anteriore
Articolazione della spalla: a sinistra vista superiore, a destra vista laterale (il cerchio nero rappresenta la testa dell'omero, non disegnato)
Omero
L'omero è un osso allungato, con una testa assimilabile ad una sfera posta su un basamento (collo) inclinato di circa 135° rispetto all'asse longitudinale. Il corpo omerale è prismatico a sezione circa triangolare.
(notate come il circa salvi sempre capra e cavoli, e non lo uso solo io... Se non si esagera, ogni cosa è “circa” uguale ad un'altra cosa)
Sull'omero sono presenti una serie di tuberosità, dei rilievi ruvidi che permettono l'ancoraggio dei tendini dei vari muscoli necessari ai movimenti. Il solco bicipitale è la sede del tendine del capo lungo del bicipite.
L'omero è l'organo motore dell'articolazione, è quello che si muove e fa compiere i movimenti al braccio. La sua testa praticamente sferica fa da giunto rotante, appoggiandosi alla sua sede di appoggio.
Scapola
Scapola: a sinistra vista posteriore, a destra vista anteriore
La scapola è quell'osso triangolare che si muove sulla schiena (sono tecnico, lo so...). Costituisce la base su cui appoggia la testa dell'omero, e funge in pratica da stabizzatrice dell'omero nei suoi movimenti.
La testa dell'omero si articola appoggiandosi sulla cavità glenoide della scapola, una superficie sferica concava che però ha una superficie di circa un terzo di quella della testa dell'omero. Entrambe le superfici sono ricoperte da cartilagine per uno scorrimento ottimale.
La diversità di superfici fa capire quanto l'omero non sia stabilizzato nei movimenti dalla cavità e basta, come avviene per altre articolazioni quali il gomito o l'anca, ma sia necessaria una struttura di contenimento adatta, altrimenti l'omero si lusserebbe quasi istantaneamente.
La scapola, sul lato posteriore, è dotata di una spina, un segmento osseo in rilievo posto ad una altezza di circa ¾ rispetto al margine inferiore e che attraversa tutta la superficie, proseguendo e curvando in avanti in quello che si chiama acromion.
Sul lato anteriore fuoriesce una protuberanza ossea detta processo coracoideo su cui si attaccano i tendini dei muscoli coracoideo e capo corto del bicipite.
Clavicola
L'acromion è il punto di contatto con la clavicola, il terzo segmento osseo della spalla, che si articola sulla scapola sull'estremità distale e sullo sterno sull'estremità prossimale.
Se osservate il disegno laterale delle ossa della spalla, acromion della scapola e estremità acromiale della clavicola formano una volta nel punto di contatto. Questa volta si trova sopra la testa dell'omero.
Abbiamo 3 articolazioni:
Perciò la spalla ha un unico punto di contatto con il resto dello scheletro, l'articolazione clavi-sternocostale. La scapola non articola con nessun altro osso dello scheletro!
Ciò significa che la spalla è assolutamente instabile, come si può notare se avete occasione di giocare un po' con quegli scheletri che si trovano nei laboratori di Scienze dei Licei: potete ruotare l'avambraccio sul braccio, infatti il gomito è tenuto insieme con un po' di fil di ferro, ma se guardate la spalla, di fil di ferro ce ne è molto di più, e di sicuro ce ne è un po' che tiene al suo posto la scapola.
Ho sempre visto la spalla come una specie di miracolo: l'instabilità è necessaria per poter essere mobile, e la sua stabilizzazione è data, oltre che dai vari legamenti, essenzialmente da tutta una serie di muscoletti che tengono insieme i vari pezzi, 19 sui 54 totali che compongono l'arto superiore.
Articolazione della spalla, in alto vista laterale, in basso vista superiore
A che servono le ossa fatte così?
Questa è la domanda. Perchè la scapola non è ancorata a nulla? Perchè la clavicola è fatta così? Lasciamo stare per un momento la forma della scapola, e illustriamo qualche esempio.
Questa è una abduzione dell'omero: l'omero ruota, e la scapola lo “segue” mentre la clavicola ruota sullo sterno, verso l'alto. Notate come la scapola ruoti ma anche trasli, e di parecchio. Provate a filmarvi voi stessi o a chiedere a qualcuno di alzare un braccio mentre voi lo guardate da dietro, sarete sorpresi di quanto la scapola si sposti.
In questo disegno ho messo a confronto la posizione finale con rotazione della scapola (a sinistra) e senza rotazione della scapola (a destra, una situazione irreale). Da notare:
Di seguito un movimento di anteroposizione, cioè sto ruotando il moncone della spalla destra in avanti (ho rappresentato clavicola e scapola dall'alto, il cerchio nero è la testa dell'omero.
L'omero va in avanti e contemporaneamente la scapola trasla a destra ed in avanti, mentre la clavicola si sposta in avanti.
Notate come anche in questo caso la scapola si sposti per garantire la miglior superficie di appoggio dell'omero. Questo movimento sarebbe impossibile senza una mobilità così spinta della scapola stessa: in pratica ho un osso, la clavicola, che si muove “poco” e un altro, la scapola, che si muove molto.
L'acromion e la parte acromiale della clavicola costituiscono la volta di questa articolazione.
I muscoli che muovono la scapola
Ma se la scapola non è ancorata a nulla, come fa a non schizzare via? Ci sono dei muscoli che la tengono lì!
Superficialmente, cioè visibili all'esterno, la scapola è tenuta in posizione dal trapezio, quel muscolo che parte dalla nuca e dalla colonna vetebrale, con dei fasci che decorrono dall'alto verso il basso, orizzontalmente, e dal basso verso l'alto (guardatevi un bel libro di anatomia, io nel disegno a destra ho riportato una schematizzazione). Il trapezio ha molti punti di contatto con le ossa della spalla, e per quanto riguarda la clavicola si articola sulla spina scapolare.
Il trapezio, pertanto, ha la capacità di elevare la scapola, di farla ruotare (se consideriamo il disegno che è una scapola destra, la fa ruotare in maniera antioraria) e di traslarla verso la spina dorsale.
Un altro muscolo importante è l'elevatore della scapola, che decorre posteriormente lungo il collo e si articola sempre sulla scapola stessa, con funzioni di elevazione.
Negli strati profondi, cioè ricoperti dal trapezio e da altri muscoli, troviamo il romboide e il serratus o grande dentato.
Il primo si articola sulla parte laterale-interna della scapola e poi sulla spina dorsale, l'altro sulla parte laterale esterna per poi collegarsi alle costone, lateralmente al torace. Se alzate un braccio e con l'altro vi toccate ai lati del pettorale, sotto l'ascella, quel muscolo che ricopre le costole... prosegue fin dietro la scapola.
Questi due muscoli sono detti fissatori della scapola, e una loro inefficienza per qualsiasi motivi porta alle scapole alate (ora non venite a dirmi che se fate esercizi per questa roba le scapole alate se ne vanno... può essere come non essere). Questi due muscoli sono responsabili della rotazione e della traslazione della scapola.
E' a questo punto che ci imbattiamo in quella che si chiama “cuffia dei rotatori”, ed impariamo ad allenarla, a curarla. C'è anche chi si mette ad allenare preventivamente la cuffia, secondo la logica plausibile che evitare squilibri previene gli infortuni.
C'è anche chi non sa cosa sia la cuffia, e leggendo queste righe si sta agitando pensando che questa mancanza sarà fonte di terrificanti e devastanti problemi articolari.
Ma... sono comportamenti corretti? C'è chi manco sa cosa sia, questa (beep) di cuffia, e si allena felice, c'è chi ha fatto esercizi per la cuffia e si è immediatamente infortunato.
Tutto questo è dovuto al solito surplus informativo di Internet: qui nessuno è medico, l'accesso ad info prima ottenibili solo per gli specialisti porta ad autodiagnosi quanto mai bizzarre. Avere dati parziali senza saperli dominare è peggio che essere all'oscuro di tutto.
Perciò, se volete farvi un'idea, almeno leggetevi queste righe. Premetto che io non sono un medico o un fisioterapista, perciò quello che scriverò è qualitativamente simile al risultato che otterrebbe una scimmia che dovesse commentare con Word il primo canto della Divina Commedia: non fatevi fregare da quattro disegnini e due formule, le spalle sono vostre perciò ragionate sempre.
L'articolo è ben palloso, ma non ho potuto fare altrimenti: se dobbiamo mettere le mani sotto il cofano, è bene conoscere come è fatto il motore, altrimenti rischiamo che avanzi qualche pezzo quando andiamo a rimontare il tutto.
Perciò, prima un luuungo pezzo su come funzionano le spalle (nei limiti di quello che posso sapere) e poi un po' di idee su come evitare di farsi male.
Il mio primo contatto con la cuffia dei rotatori
Circa 10 anni fa mi imbarcai in un allenamento abbreviato-alla-Paolino: tre sedute settimanali di panca e trazioni.
Solo panca e trazioni con sovraccarico, per questo era “abbreviato”, però c'erano circa 6 serie di entrambi gli esercizi, ed erano 3 volte a settimana, per questo era “alla Paolino”.
Di per se non era illogico, schemi, progressioni, modulazione del carico. Dài... le solite segate del bravo programmatore di allenamenti. Arrivai a 135 di panca senza fermo e 65Kg di trazioni con sovraccarico, ma nel tempo dentro entrambe le spalle comparve un dolore sempre più intenso: prima una pressione, poi un fastidio, alla fine avevo due spade laser al calor bianco dentro i deltoidi, come se avessi fatto incazzare di brutto il Maestro Yoda.
Sempre così... il doloretto idiota che si trasforma piano piano fino a diventare insopportabile. Scommetto che questo film l'avete visto anche voi sui vostri schermi.
Lessi su ON della famigerata cuffia dei rotatori, e di semplici esercizietti di rotazione delle spalle con pesi ridicoli per pareggiare certi squilibri. Avevo finito il programma, mi presi una pausa e mi misi a provare. Immediatamente, dopo la PRIMA seduta, come se le due enormi mani che mi strizzavano le spalle si fossero allentate: sollievo immediato!
Ganzissimo? Evvai! ***** ci vuole, due rotazioni e siamo a posto! Negli anni il film non è andato sempre così, anche se con alterne vicende le mie spalle sono sempre tornate a posto. Incredibilmente, però, gli stessi esercizi non hanno funzionato sempre, e ne ho dovuti inserire di nuovi. Spesso nessun esercizio ha funzionato, e il dolore è passato da solo o mi ha costretto a fermarmi. Addirittura qualche volta è anche peggiorato!
Questo perchè le cose sono complicate, come sempre accade con il corpo umano, e io non sono uno specialista. Avete un problema alle spalle? Medico o chiropratico competente!
Il problema
Spiace tirare fuori sempre i soliti omini blu, ma sono un male necessario. Nemmeno loro si divertono a fare le cavie per questi giochini, e sono ben contenti di tornare nelle loro gabbiettine a girare nella ruota e a mettersi i semi nelle guance come i criceti.
Ecco un omino che esegue le parallele, e un modello bidimensionale e ipersemplificato delle forze in gioco. L'omero ruota esclusivamente per opera della forza del pettorale, mentre in realtà i muscoli coinvolti sono moltissimi. Però questo modello permette di fare considerazioni al volo, senza perdere di generalità.
Poiché voi siete fermi appoggiando sulle parallele, il peso P del vostro corpo è bilanciato dalla reazione vincolare R dell'appoggio delle parallele, uguale e contraria (in altre parole, quando siete sulle parallele “sentite” che le maniglie vi sostengono). Lo schema delle forze in basso a sinistra, mentre in basso a destra ci sono le equazioni della Statica.
La prima è l'equilibrio dei momenti delle forze: l'omero è una leva svantaggiosa, perchè il pettorale ha un braccio di leva d1 più corto di quello d2 della forza che deve combattere. Non solo, più il pettorale è “di sbieco” rispetto all'omero, più forza dovrà produrre. Ma qui siamo tutti dei Master in Fisica Applicata alla Palestra, e le conosciamo queste cose, no?
Perciò la legge dei momenti ci permette di trovare la componente della forza del pettorale che impedisce di schiantare al suolo. Le altre due formulette rappresentano l'equilibrio delle forze che impediscono i movimenti traslazionali: voi non ruotate, ma nemmeno vi spostate in blocco a destra e a sinistra, no? Si esprime in quel modo.
Chi ha un po' di pratica nota subito che c'è un problema: se la forza Fy è molto maggiore della forza Ry come possono dare somma algebrica nulla? L'errore è che manca una forza, quella che impedisce all'articolazione dell'omero di muoversi, e infatti il diagramma è sbagliato.
Ecco il diagramma corretto, che si arricchisce di questa forza che non partecipa alla rotazione dell'omero, ma che comunque è presente. Le ultime due equazioni si trasformano nella loro forma corretta.
Che significa tutto questo? Significa che quando fate le parallele, oltre a bilanciare con la vostra forza muscolare i vari pesi che volete spostare, è necessario anche impedire all'omero di lussarsi dentro la spalla. Il pettorale tira l'omero in basso, la forza R verso l'alto e poiché sono bilanciate nella rotazione ma non nella traslazione, entrambe strapperebbero la testa dell'omero dalla sua sede.
Ma questo è vero per tutti i movimenti dei vari segmenti ossei intorno ad una articolazione: le ossa sono delle leve, le articolazioni i fulcri di queste. Su questi fulcri agiscono delle forze, risultanti dall'azione combinata di quelle che agiscono su di voi e quelle che voi producete. Le articolazioni non sono mai passive, ma sono soggette a forze micidiali di compressione e di estensione.
Tutta una serie di muscoli e legamenti partecipano a controbilanciare questi effetti, a stabilizzare le articolazioni.
Senza stabilizzazione le ossa sarebbero letteralmente avulse dalle cavità articolari. Si capisce perciò quanto sia delicato questo equilibrio, basato su muscoli e legamenti che generano forze compensatrici di altre forze! E si capisce come sia possibile danneggiare questo miracoloso equilibrio con conseguenze e problematiche più disparate.
(una cosetta, a cui tengo: la Fisica non è solo da barbosi professori, ma spiega molti aspetti della nostra passione, e le sue equazioni così astratte sono in realtà molto ma molto concrete)
Come è fatta la spalla
Nel caso della spalla le problematiche sono amplificate da due fattori:
- la spalla è una delle articolazioni più utilizzate nella vita di tutti i giorni, nel nostro caso è coinvolta in qualsiasi esercizio. Mi viene in mente che non viene utilizzata nel leg press, nelle iperestensioni, negli esercizi per i polpacci, negli addominali. Provate a fare squat senza usare le spalle... Un problema alle spalle è seccante e limitante
- la spalla è un miracolo di ingegneria evoluzionistica, a studiarla anche superficialmente sembra impossibile che un meccanismo così delicato possa reggere così tanto sforzo continuativo. Un cenno: la clavicola si attacca allo sterno e alla scapola, l'omero alla scapola, la scapola alla clavicola e... e?
Movimenti della spalla
La spalla è l'articolazione più mobile del corpo umano, e questi disegni non rendono giustizia alle immense potenzialità di movimento di questo giunto.
In particolare:
- L'adduzione relativa è il movimento in cui portate il braccio teso, con la mano in alto, a contatto con la vostra coscia, sul piano frontale, l'adduzione assoluta è il movimento in cui portate il braccio teso, a contatto della coscia, verso l'interno (le adduzioni possibili sono due, una con il braccio davanti a voi e una con il braccio dietro a voi)
- Per intrarotazione si intende il movimento di rotazione dell'omero intorno all'asse longitudinale (come nei disegnini). Più semplicemente, il vostro omero destro intraruota quando il gomito gira in senso antiorario, extraruota quando il gomito gira in senso orario
Questa catalogazione è una semplificazione dei movimenti della vita di tutti i giorni, che sono dati dalla composizione di quelli descritti.
Quando fate la panca, tanto per dire, e spingete il bilanciere in avanti, la vostra spalla destra compie una flessione, una abduzione e una rotazione (quale?)
Struttura della spalla
Per realizzare questa incredibile serie di movimenti, la spalla ha una struttura particolare.
I miei disegnini sono come quelli di un bambino di 2 anni che fa il ritratto al babbo: fanno tenerezza. Però così non devo stressarmi con copyright strani. Non fermatevi poi alle quattro cose che vi dico io, ma leggetevi un bel testo di anatomia funzionale.
Le ossa della spalla sono tre: l'omero, la clavicola, la scapola.
Articolazione della spalla, a sinistra vista posteriore, a destra vista anteriore
Articolazione della spalla: a sinistra vista superiore, a destra vista laterale (il cerchio nero rappresenta la testa dell'omero, non disegnato)
Omero
Omero: a sinistra vista posteriore a destra vista anteriore
L'omero è un osso allungato, con una testa assimilabile ad una sfera posta su un basamento (collo) inclinato di circa 135° rispetto all'asse longitudinale. Il corpo omerale è prismatico a sezione circa triangolare.
(notate come il circa salvi sempre capra e cavoli, e non lo uso solo io... Se non si esagera, ogni cosa è “circa” uguale ad un'altra cosa)
Sull'omero sono presenti una serie di tuberosità, dei rilievi ruvidi che permettono l'ancoraggio dei tendini dei vari muscoli necessari ai movimenti. Il solco bicipitale è la sede del tendine del capo lungo del bicipite.
L'omero è l'organo motore dell'articolazione, è quello che si muove e fa compiere i movimenti al braccio. La sua testa praticamente sferica fa da giunto rotante, appoggiandosi alla sua sede di appoggio.
Scapola
Scapola: a sinistra vista posteriore, a destra vista anteriore
La scapola è quell'osso triangolare che si muove sulla schiena (sono tecnico, lo so...). Costituisce la base su cui appoggia la testa dell'omero, e funge in pratica da stabizzatrice dell'omero nei suoi movimenti.
La testa dell'omero si articola appoggiandosi sulla cavità glenoide della scapola, una superficie sferica concava che però ha una superficie di circa un terzo di quella della testa dell'omero. Entrambe le superfici sono ricoperte da cartilagine per uno scorrimento ottimale.
La diversità di superfici fa capire quanto l'omero non sia stabilizzato nei movimenti dalla cavità e basta, come avviene per altre articolazioni quali il gomito o l'anca, ma sia necessaria una struttura di contenimento adatta, altrimenti l'omero si lusserebbe quasi istantaneamente.
La scapola, sul lato posteriore, è dotata di una spina, un segmento osseo in rilievo posto ad una altezza di circa ¾ rispetto al margine inferiore e che attraversa tutta la superficie, proseguendo e curvando in avanti in quello che si chiama acromion.
Sul lato anteriore fuoriesce una protuberanza ossea detta processo coracoideo su cui si attaccano i tendini dei muscoli coracoideo e capo corto del bicipite.
Clavicola
L'acromion è il punto di contatto con la clavicola, il terzo segmento osseo della spalla, che si articola sulla scapola sull'estremità distale e sullo sterno sull'estremità prossimale.
Se osservate il disegno laterale delle ossa della spalla, acromion della scapola e estremità acromiale della clavicola formano una volta nel punto di contatto. Questa volta si trova sopra la testa dell'omero.
Abbiamo 3 articolazioni:
- Scapolo omerale
- Acromion-clavicolare (o scapolo-clavicolare)
- Clavi-sternocostale
Perciò la spalla ha un unico punto di contatto con il resto dello scheletro, l'articolazione clavi-sternocostale. La scapola non articola con nessun altro osso dello scheletro!
Ciò significa che la spalla è assolutamente instabile, come si può notare se avete occasione di giocare un po' con quegli scheletri che si trovano nei laboratori di Scienze dei Licei: potete ruotare l'avambraccio sul braccio, infatti il gomito è tenuto insieme con un po' di fil di ferro, ma se guardate la spalla, di fil di ferro ce ne è molto di più, e di sicuro ce ne è un po' che tiene al suo posto la scapola.
Ho sempre visto la spalla come una specie di miracolo: l'instabilità è necessaria per poter essere mobile, e la sua stabilizzazione è data, oltre che dai vari legamenti, essenzialmente da tutta una serie di muscoletti che tengono insieme i vari pezzi, 19 sui 54 totali che compongono l'arto superiore.
Articolazione della spalla, in alto vista laterale, in basso vista superiore
A che servono le ossa fatte così?
Questa è la domanda. Perchè la scapola non è ancorata a nulla? Perchè la clavicola è fatta così? Lasciamo stare per un momento la forma della scapola, e illustriamo qualche esempio.
Questa è una abduzione dell'omero: l'omero ruota, e la scapola lo “segue” mentre la clavicola ruota sullo sterno, verso l'alto. Notate come la scapola ruoti ma anche trasli, e di parecchio. Provate a filmarvi voi stessi o a chiedere a qualcuno di alzare un braccio mentre voi lo guardate da dietro, sarete sorpresi di quanto la scapola si sposti.
In questo disegno ho messo a confronto la posizione finale con rotazione della scapola (a sinistra) e senza rotazione della scapola (a destra, una situazione irreale). Da notare:
- Se la scapola non ruota l'omero non riesce a “girare” bene, e va a cozzare contro l'acromion: rotazione della scapola ed elevazione della scapola e della clavicola garantiscono una abduzione completa. E' impossibile non ruotare la scapola, ma è sicuramente possibile ruotarla male. A seconda della nostra abilità, perciò, comprimeremo o meno tutto quello che passa sotto la volta acromiale, un punto importante nelle lesioni della cuffia dei rotatori.
- La scapola, ruotando, “segue” l'omero garantendo la miglior superficie di appoggio possibile: la freccia rossa è una ipotetica forza compressiva dell'omero (un peso, una Kettelbell, un secchio pieno di cemento che state passando al vostro amico che vi sta murando il tetto). Senza stare a fare tante speculazioni di Fisica, a sinistra è evidente che l'omero abbia una buona base di appoggio contro la scapola e che ci sia una buona resistenza alla forza esterna, mentre a destra l'omero tende a lussarsi dalla scapola e il contrasto meccanico della forza esterna è ben più scarso, e necessita di una struttura muscolare o legamentosa aggiuntiva per mantenere la testa dell'omero in sede
Di seguito un movimento di anteroposizione, cioè sto ruotando il moncone della spalla destra in avanti (ho rappresentato clavicola e scapola dall'alto, il cerchio nero è la testa dell'omero.
L'omero va in avanti e contemporaneamente la scapola trasla a destra ed in avanti, mentre la clavicola si sposta in avanti.
Notate come anche in questo caso la scapola si sposti per garantire la miglior superficie di appoggio dell'omero. Questo movimento sarebbe impossibile senza una mobilità così spinta della scapola stessa: in pratica ho un osso, la clavicola, che si muove “poco” e un altro, la scapola, che si muove molto.
L'acromion e la parte acromiale della clavicola costituiscono la volta di questa articolazione.
I muscoli che muovono la scapola
Ma se la scapola non è ancorata a nulla, come fa a non schizzare via? Ci sono dei muscoli che la tengono lì!
Superficialmente, cioè visibili all'esterno, la scapola è tenuta in posizione dal trapezio, quel muscolo che parte dalla nuca e dalla colonna vetebrale, con dei fasci che decorrono dall'alto verso il basso, orizzontalmente, e dal basso verso l'alto (guardatevi un bel libro di anatomia, io nel disegno a destra ho riportato una schematizzazione). Il trapezio ha molti punti di contatto con le ossa della spalla, e per quanto riguarda la clavicola si articola sulla spina scapolare.
Il trapezio, pertanto, ha la capacità di elevare la scapola, di farla ruotare (se consideriamo il disegno che è una scapola destra, la fa ruotare in maniera antioraria) e di traslarla verso la spina dorsale.
Un altro muscolo importante è l'elevatore della scapola, che decorre posteriormente lungo il collo e si articola sempre sulla scapola stessa, con funzioni di elevazione.
Negli strati profondi, cioè ricoperti dal trapezio e da altri muscoli, troviamo il romboide e il serratus o grande dentato.
Il primo si articola sulla parte laterale-interna della scapola e poi sulla spina dorsale, l'altro sulla parte laterale esterna per poi collegarsi alle costone, lateralmente al torace. Se alzate un braccio e con l'altro vi toccate ai lati del pettorale, sotto l'ascella, quel muscolo che ricopre le costole... prosegue fin dietro la scapola.
Questi due muscoli sono detti fissatori della scapola, e una loro inefficienza per qualsiasi motivi porta alle scapole alate (ora non venite a dirmi che se fate esercizi per questa roba le scapole alate se ne vanno... può essere come non essere). Questi due muscoli sono responsabili della rotazione e della traslazione della scapola.
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