Per il morbo di Parkinson? per i medici presenti

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  • goku77
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    • May 2001
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    Per il morbo di Parkinson? per i medici presenti

    Questa domandava puramente ai due fratellini medici che stanno qui nel forum e li ringrazio anticipatamente per le loro risposte.
    Comunque volevo sapere che cosa può fare una persona affetta dal morbo di Parkinson sulla mezza età per diciamo stare meglio con l'allenamento.
    Non intendo l'allenamento con i pesi veri e proprio , ma un insieme di cardio-fitness, qualche attrezzo e gli allungamento, come stretching e squadre di Mezieres.
    Cosa mi consigliati in particolare?
    Grazie
  • truntenks
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    • Apr 2001
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    • Ginevra
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    #2
    Ciao Goku77,

    purtroppo il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa delle cellule della substantia nigra (non vado oltre altrimenti dovrei scrivere un trattato). Queste cellule intervengono in una miriade di funzioni motorie; una loro degenerazione pertanto porta al classico tremore, difficoltà nella deambulazione e così via.
    Un paziente affetto da morbo di Parkinson in genere segue un'attività fisica moderata per mantenere il tono muscolare poichè altrimenti, in quanto demotivato dalla difficoltà motoria, tenderebbe a restare fermo e pertanto i muscoli si atrofizzerebbero.
    La ginnastica può essere di supporto (principalmente cyclette dove il movimento è guidato, ma non corsa dove la coordinazione motoria richiesta è maggiore...ovviamente in relazione al grado della malattia) ma non terapeutica purtroppo; per i pesi direi che vanno bene le classiche macchine (contro cui ho un odio profondo), ma offrendo un movimento guidato, sono più sicure per il parkinsoniano. Comunque, rispetto ai pesi, consiglierei ginnastica acquatica dove il paziente, che dev'essere seguito momento per momento, è più libero ed è secondo me più stimolato poichè si diverte (non trascuriamo l'aspetto psicologico che è importantissimo!!).
    Ancor oggi non esiste una terapia di supporto, anche se ultimamente in America si sono trapiantate cellule della substantia nigra da aborti prematuri in pazienti parkinsoniani. Finora è stato effettuato l'intervento su 15 pazienti, di cui 2 quest'anno. Beh, posso dirti che i risultati sono stati eccezionali; il recupero della capacità motoria è stato graduale, ma completo ed alcuni pazienti addirittura sono tornati a correre giornalmente per tenersi in forma.
    Non è da trascurare questa nuova terapia!!
    Ciao, truntenks

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    • goku77
      Bodyweb Member
      • May 2001
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      #3
      Ti ringrazio molto della consulenza molto esauriente, ma purtroppo a volte si deve parlare in questo forum anche di altro rispetto al BII.
      ciao.

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      • NaturalMan
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        • Jul 2001
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        #4
        Il mio fratellino truntenks èp stato splendidamente esauriente, posso consigliarti la dieta tipica per un malato Parkinson:
        E’ scientificamente dimostrato e sperimentato dagli stessi pazienti che una dieta ipoproteica a pranzo migliora l’efficacia della terapia farmacologica a base di levodopa e che un’alimentazione equilibrata diminuisce il rischio di malattie metaboliche (colesterolo elevato, il diabete, la gotta), delle malattie cardiovascolari e delle malattie a carico del sistema osteo-articolare.

        UNA DIETA SPECIALE PER I MALATI DI PARKINSON

        DIETOTERAPIA
        La necessità di una dieta particolare, per i pazienti malati di Parkinson in terapia con levodopa, è emersa dalla consapevolezza che i pasti possono interferire con l'efficacia della terapia farmacologica. La levodopa è un aminoacido neutro, che per essere assorbito, cioè passare dall’intestino al sangue e da questo al cervello, utilizza un trasporto attivo con consumo d’energia.
        E’ facile, quindi, comprendere come tutto quello che può rallentare l’assorbimento intestinale può portare ad una riduzione della quantità di farmaco disponibile per il trasporto a livello cerebrale, riducendo di conseguenza l’effetto della terapia farmacologica.


        FARMACOCINETICA DELLA LEVODOPA

        Lo stomaco non è la sede dell’assorbimento della levodopa rivestendo in questo caso la sola funzione di transito verso l’intestino tenue dove avviene l'assorbimento. Tuttavia il tempo di permanenza nello stomaco ha importanza in quanto la levodopa viene degradata dagli enzimi gastrici, più a lungo rimarrà nello stomaco e più verrà degradata, perdendo così la sua efficacia. Ci sono diversi fattori dietetici che influenzano la velocità di svuotamento dello stomaco. I grassi mostrano il tempo di digestione più lungo, seguiti da proteine e carboidrati. Anche le fibre rallentano lo svuotamento gastrico. Effetto ritardante esercitano anche un eccesso di acidità gastrica ed alcuni farmaci ad esempio gli anticolinergici. Studi eseguiti su alcuni pazienti che manifestano un eccesso di acidità gastrica hanno dimostrato che l’uso di antiacidi, diminuendo l’acidità gastrica, migliora l’assorbimento di levodopa. D’altra parte l’uso di “digestivi” acidi nel paziente con rallentato svuotamento gastrico, favorirebbe parimenti l’assorbimento del farmaco. Quindi nè il difetto nè l’eccesso di acido nello stomaco favoriscono le condizioni di assorbimento ottimale del farmaco. Inoltre anche la stipsi può influire sfavorevolmente sulla quantità di farmaco assorbito. Alcune ricerche hanno confrontato l'assorbimento di levodopa dopo una singola somministrazione a stomaco vuoto, rispetto a quella assorbita durante il pasto. E’ stato chiaramente dimostrato che in alcuni casi, l’assunzione del farmaco durante il pasto ne ha significativamente ritardato l’efficacia.
        Una volta passata dallo stomaco all'intestino tenue la levodopa è assorbita nel sangue. La levodopa è un aminoacido neutro che per essere assorbito necessita di trasporto attivo, sia per quanto riguarda il passaggio dall'intestino al comparto ematico, sia per quanto riguarda quello ematoencefalico. Esistono infatti sistemi di trasporto diversi per i diversi tipi di aminoacidi, basici, acidi, neutri e aromatici; questi sistemi di trasporto sono attivi, cioè utilizzano energia e sono specifici per classi di aminoacidi, di conseguenza tutti gli aminoacidi aromatici, provenienti dalle proteine ingerite con il pasto utilizzano lo stesso sistema di trasporto della levodopa e si pongono in competizione con essa. Questi aminoacidi sono: isoleucina, leucina, valina, fenilalanina, triptofano e tirosina.
        Pasti ricchi di proteine, e in particolar modo di questi aminoacidi, possono quindi interferire nell'attività farmacologica della levodopa rendendo indisponibili i carriers necessari al trasporto.
        Un gruppo di pazienti è stato sottoposto ad una terapia infusionale di levodopa in modo da ottenere un livello ematico costante di farmaco e di conseguenza un passaggio stabile all'interno dell'encefalo. In questo modo si è ottenuta una risposta motoria più stabile con notevole riduzione delle fluttuazioni. Successivamente ai pazienti è stata somministrata una soluzione contenente uno degli aminoacidi sopra elencati, che quindi entra in competizione con la levodopa per il sistema di trasporto specifico. Nonostante si sia mantenuta la somministrazione di levodopa per via venosa, i pazienti si sono bloccati, oppure la loro mobilità si è gravemente ridotta.
        Ciò dimostra chiaramente che questi aminoacidi entrano in competizione con la levodopa e possono impedirle di raggiungere le cellule cerebrali. Lo stesso risultato è stato ottenuto con un pasto ricco di proteine. Tutto ciò dimostra che una dieta a limitato uso di proteine può migliorare l'efficacia della levodopa.

        CONSIGLI PER L’ASSUNZIONE CORRETTA DELLA LEVODOPA

        Per un assorbimento ottimale la levodopa (Madopar e Sinemet) dovrebbe essere assunta tra i 15 ed i 30 minuti prima dei pasti.
        Vi sono condizioni però in cui è meglio astenersi da questa regola al fine di ridurre alcuni fastidiosi effetti legati all'assunzione a digiuno:
        1) qualora la levodopa provochi nausea conviene consigliarne l'assunzione con una piccola merenda a basso contenuto proteico o, se necessario, durante il pasto; se ciò non bastasse si può utilizzare domperidone (Peridon o Motilium), un procinetico ad azione periferica che controlla la nausea e favorisce l'assorbimento della levodopa.
        2) il secondo caso si presenta quando in concomitanza con l'assunzione del farmaco si manifestano discinesie disturbanti. Per controllare questo fenomeno si può far assumere il farmaco ai pasti, ottenendo in questo modo una riduzione del picco ematico (qualora le discinesie siano da picco dose).
        In alcuni casi i semplici consigli dietetici non sono sufficienti, bisogna allora ricorrere a diete personalizzate, grammate per singolo paziente che tengano conto delle abitudini alimentari e dei gusti del paziente ma che nello stesso tempo sia controllata l’assunzione proteica giornaliera. Quando questo non fosse sufficiente si possono utilizzare alimenti “speciali”.
        Esistono in commercio alimenti aproteici che possono semplificare al paziente il compito della preparazione del pasto.
        I prodotti aproteici permettono il mantenimento delle proprie abitudini alimentari sono, infatti, disponibili una vasta gamma d’alimenti e nello stesso tempo migliorano l’efficacia della terapia farmacologica grazie al basso contenuto di proteine vegetali.


        LE PROTEINE NELLA DIETA DEL MALATO DI PARKINSON

        Limitare le proteine secondo la dose raccomandata (0,8 g x Kg di peso corporeo ideale) migliora certamente la motilità dei pazienti in terapia con levodopa. Se le proteine sono concentrate soprattutto nel pasto serale, invece che distribuite durante tutta la giornata, il beneficio sarà anche maggiore.
        Decidere quali di questi due metodi seguire dipenderà dalla gravità della malattia e dalle abitudini del paziente. Per coloro che hanno modeste fluttuazioni, una dieta che distribuisca le proteine equamente durante il giorno, ridurrà la possibilità di alti livelli ematici di aminoacidi e aumenterà la motilità. Per chi ha invece fluttuazioni più importanti, una dieta che preveda un consumo di proteine solo a cena consentirà una risposta ancora più efficace. Lo svantaggio, in questo caso, sarà quello di avere un rischio maggiore di blocchi alla sera. Questa dieta è da consigliare qualora risulti compatibile con lo stile di vita del paziente.

        I CARBOIDRATI NELLA DIETA DEL MALATO DI PARKINSON

        L’aumento ematico di carboidrati, spesso conseguente ad una riduzione dell’apporto proteico, provoca un incremento della secrezione d’insulina che a sua volta abbassa la quantità di aminoacidi. Di conseguenza aumentare il consumo di carboidrati e ridurre quello di proteine può ulteriormente favorire il trasporto della levodopa a livello cerebrale. Tuttavia quale sia il ruolo dei carboidrati in relazione alla malattia e alla terapia non è ancora del tutto chiaro.


        LE VITAMINE NELLA DIETA DEL MALATO DI PARKINSON

        La vitamina B (piridossina)
        Tra le vitamine del gruppo B, trattiamo la Piridossina che entra come coenzima nei processi metabolici che trasformano la levodopa in dopamina. In passato si raccomandava una dieta a basso contenuto di piridossina per i malati di Parkinson in quanto essa accresce il metabolismo periferico della levodopa (cioè al di fuori del sistema nervoso centrale). La produzione periferica di dopamina non è di alcuna utilità ed anzi è responsabile della maggior parte degli effetti collaterali precoci della terapia (quali nausea e vomito) per cui la restrizione dietetica di vitamina B basava il suo razionale nel tentativo di rallentare questo utilizzo periferico. Questa restrizione vitaminica ha perso importanza dal momento in cui la levodopa viene usata con Benserazide o Carbidopa inibitori delle decarbossilasi periferiche (combinazioni in vendita con il nome di Madopar o Sinemet) La Benserazide e la Carbidopa rallentano questo catabolismo prematuro e consentono ad una maggior quantità di levodopa di essere utilizzata nelle cellule dell'encefalo.
        Una dieta equilibrata non apporta quindi una quantità significativa di vitamina B6, da interferire con l’efficacia di Madopar e Sinemet, ma somministrazioni di vitamina da 10 a 25mg/die possono contrastare gli effetti della terapia farmacologica per aumento dell’attività della decarbossilasi degli L-aminoacidi aromatici enzima responsabile della trasformazione della levodopa in dopamina.

        continua...

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        • NaturalMan
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          #5
          ....La vitamina E
          L’alfa tocoferolo, è la forma più comune con cui la vitamina E si presenta in natura. L’azione della vitamina E, è dovuta, quasi esclusivamente, alle sue proprietà antiossidanti, sequestrando i radicali perossilipidici, previene l’ossidazione degli acidi grassi poliinsaturi.
          Diversi lavori indicano che un cattivo funzionamento dei meccanismi di difesa antiossidanti (come nel caso di mancanza cronica di vitamina E) possono indurre un danno ossidativo alla via nigrostriatale, ed essere quindi implicati nella patogenesi della malattia di Parkinson.
          Sono numerosi gli studi che correlano la vitamina E e la malattia di Parkinson; la maggior parte di essi evidenzia che l’utilizzo di cibi più ricchi di vitamina E, riduce la probabilità di sviluppare la malattia.
          Per quanto riguarda la somministrazione di vitamina E, in pazienti con la malattia di Parkinson, al momento i risultati sono particolarmente deludenti, dato che nessuno studio ha evidenziato, dopo la somministrazione di vitamina E, una riduzione della progressione naturale della malattia.
          Ad oggi, non possiamo dire se la vitamina E è inefficace una volta sviluppata la malattia o se semplicemente, non si raggiunge a livello cerebrale una concentrazione adeguata, atta a contrastare la progressione ed i sintomi della malattia.
          Le fonti più importanti di vitamina E sono i vegetali: olii e margarina, frutti oleosi, germi di cereali. Le verdure ne contengono piccole quantità. Se ne trova anche nelle frazioni lipidi-che di alcuni prodotti di origine animale: fegato, uova, materia grassa del latte.

          Le numerose funzioni attribuite alla vitamina C (acido L-ascorbico) sono riconducibili alla sua capacità di passare alla forma ossidata (acido deidroascorbico, dotato anch’esso di attività vitaminica) pur mantenendo la possibilità di tornare alla forma precedente (quella ridotta).
          L’acido ascorbico è utilizzato da diversi enzimi. Interviene nei processi di difesa cellulare favorendo l’attività antiradicalica della vitamina E. Inoltre la vitamina C favorisce l’assorbimento intestinale del ferro.
          E’ diffusa negli alimenti d’origine vegetale; particolarmente ricchi sono gli agrumi, i kiwi, i peperoni, i pomodori e gli ortaggi a foglia verde. Non bisogna dimenticare che la vitamina C è, tra le vitamine, quella che va incontro a maggiore degradazione per l’instabilità al calore e per la sua particolare idrosolubilità.

          Le Vitamine e il cervello
          Le vitamine rappresentano per la loro struttura e la loro funzione un gruppo di sostanze fondamentali per il sistema nervoso, agiscono come regolatrici e catalizzatori nel metabolismo energetico e nutrizionale delle cellule nervose.
          Il neurone è in grado di sintetizzare proteine strutturali e lipidi, partendo da radicali carboniosi, aminoacidi acidi grassi poliinsaturi purché vi sia la presenza di vitamine.
          In particolare, per la biosintesi strutturale e bioenergetica neuronale, è importante la presenza di vitamine idrosolubili, mentre per la protezione dalla lipoperossidazione é il gruppo delle vitamine antiossidanti (E, A, C)


          continua... esempio di dieta....

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          • NaturalMan
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            #6
            .....COSA DEVE MANGIARE UN PAZIENTE CHE ASSUME LA LEVODOPA?

            CONSIGLI DIETETICI
            Una corretta alimentazione nei pazienti affetti dalla Malattia di Parkinson é necessaria per aumentare l’efficacia della terapia con levodopa.
            La levodopa ( Madopar o Sinemet ) non deve essere assunta con le proteine di origine animale ( es. carne, pesce, formaggi, uova) perché ne riducono l’efficacia e di conseguenza aumentano il rischio dei blocchi motori dopo i pasti. Un’alimentazione bilanciata prevede almeno tre pasti durante la giornata: colazione, pranzo e cena. ed eventualmente due spuntini a base di frutta fresca.

            LA COMPOSIZIONE DEI PASTI

            Per la COLAZIONE si consigliano i seguenti alimenti:
            o thé (o caffé o caffé d’orzo) eventualmente macchiati con un piccolo quantitativo di latte,
            o fette biscottate ( o biscotti secchi o pane o grissini)
            o marmellata (o miele)
            o zucchero (o miele)


            PRANZO
            Il pasto di mezzogiorno dovrebbe essere costituito dal:

            o primo piatto:
            pasta o riso conditi con sughi semplici alle verdure, per esempio:
            al pomodoro e basilico
            al pomodoro e rucola
            alle zucchine
            con carciofi
            alle melanzane
            al radicchio
            con broccoli, cavoli o cavolfiori
            con catalogna
            ai funghi
            alle erbe aromatiche (rosmarino, salvia, aglio, cipolla, etc).
            In alternativa alla pasta o riso si può utilizzare anche la pizza vegetariana ( senza mozzarella) oppure la polenta.

            E’ importante non aggiungere Parmigiano o formaggi sui primi piatti, non va utilizzato neanche il pesto o il sugo al ragù di carne. E sconsigliato anche l’utilizzo di burro come condimento

            E’ sconsigliato utilizzare i legumi a pranzo per il loro elevato contenuto di proteine. I legumi sono quindi da considerarsi un secondo piatto, non un contorno e vanno presi durante il pasto serale.
            o un contorno di verdure crude o cotte condite con una moderata quantità di olio.
            o pane
            o frutta fresca.

            Non essendo presente a pranzo il secondo piatto dovrebbe essere consumato sempre nel pasto serale. La CENA
            dovrebbe quindi essere così composta:
            o primo piatto (facoltativo)
            o secondo piatto a base di carne o pesce o formaggio o uova ripartiti nel seguente modo: pesce - almeno 2 volte alla settimana,
            formaggio - 1 - 2 volte alla settimana,
            uova - non più di N°2 uova alla settimana,
            carne -1 - 2 volte alla settimana,
            insaccati - non più di 1 volta alla settimana.
            E’ possibile inoltre sostituire il secondo piatto con legumi (fagioli, piselli, ceci, lenticchie, fave). I legumi associati alla pasta o riso costituiscono un piatto unico, per esempio:
            pasta e fagioli
            riso e lenticchie
            riso e piselli.
            o contorno di verdura cruda o cotta condita con una moderata quantità d’olio
            o pane
            o frutta fresca.

            Nell’arco della giornata é importante bere almeno 1 litro e mezzo di acqua ( acqua di rubinetto oppure minerale naturale o gassata ).
            Si consiglia di variare il più possibile le ricette utilizzate nella preparazione dei pasti, di alternare i sughi per i primi piatti e anche i metodi di cottura dei secondi piatti (evitando la frittura dei cibi).


            continua.... insomma se mi dai il tuo indirizzo email ti invio tutto il materiale

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            • truntenks
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              • Apr 2001
              • 1595
              • 41
              • 26
              • Ginevra
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              #7
              grazie fratellone!! anche tu sei stato incredibilmente esauriente!!! Davvero complimenti per il trattato sulla dieta..ora lo leggerò con calma (ci vorranno almento 20 minuti )
              Beh, goku77, sono sicuro che dopo aver letto il trattato scritto dal mio fratellone, sono sicuro che per te il Parkinson non avrà più segreti
              Ciao, truntenks

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              • goku77
                Bodyweb Member
                • May 2001
                • 5731
                • 3
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                #8
                Ora pure troppo, non ho parole.
                Grazie

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