Non ho mai scritto niente su Stuart McRobert. Questo perchè, onestamente, ho sempre “paura” di innescare una di quelle classiche flame religiose che esplodono periodicamente su Internet.
Ci sono degli argomenti che innescano la rissa. Tipicamente, BII, BIIO, Heavy Duty e McRobert. Se questi nomi non vi dicono nulla, è poco che frequentate l’ambiente…
Un mio collega di forum però mi ha chiesto una cosa del genere: “io sto seguendo il metodo di McRobert e mi sto trovando molto bene. Ma… funziona? Devo cambiarlo?”
La risposta è, in fondo, molto semplice. Basta seguire la regola aurea del “se non è rotto non lo riparare”. Ti piace quello che fai? Continua.
Però così non posso scrivere 3000 o 4000 pagine. La versione basic della risposta non è divertente. Ecco così la versione full optional. L’articolo era pronto da almeno 6 mesi, ma il collega mi ha dato il cicchetto per tirarlo fuori.
Ragazzi, voglio farvi prima due palle con una triste storia di vita reale.
Il 1995 per molti di voi rappresenta un passato prossimo, ma sempre un passato. Chi oggi ha 25 anni nel 1995 ne aveva 12, io ne avevo 27.
I cellulari iniziavano allora a svilupparsi, il primo Timmy che comprai non poteva nemmeno inviare gli SMS, se ti fosse caduto su un piede ti avrebbe fratturato il metatarso da quanto era grosso, e costava 600 mila lire. Internet era composta da pagine web HTML statiche, Doom girava sotto DOS e i demoni spruzzavano un sangue pixelatissimo quando li facevi saltare con il fucile a pompa (ed era una soddisfazione libidinosissima già allora), la pornografia informatica era formata da animazioni a 10fps e 256 colori (ah ah ah, no dài… questo non lo raccontate in giro, negherò di averlo detto e comunque non l’ho scritto, l’ha fatto un virus).
La rivista ufficiale era Muscle&Fitness, con Kevin Levrone agli esordi e Flex Wheeler che aveva deciso allora di darsi al professionismo (forse sto parlando del 1992, boh…).
Le cagate culturistiche si sprecavano, con quelle schede dove il campione diceva di fare squat con 300Kg ma poi le foto erano regolarmente con 140Kg, situazione assolutamente immutata ma anzi amplificata ai giorni nostri.
E poi… teorie scientifiche raccapriccianti: il volume di lavoro fra tricipiti e bicipiti è 2/3 e 1/3 perchè i tricipiti sono 2/3 del volume delle braccia. Un po’ come dire che le gambe sono il 50% del peso corporeo, perciò il mio allenamento è al 50% gambe.
Anno1995. Iniziavo a lavorare, il tempo per andare in palestra non c’era più.
Non che mi allenassi con quelle schede simpatiche dove quando fai i polpacci alleni il soleo e il gastrocnemio per averli a forma di diamante, però ero sicuramente preoccupato perchè il tempo a disposizione era diminuito drasticamente. E’ ben noto che coloro che hanno problemi comportamentali come me si trovano in stati ansiogeni in questi casi.
Un mio amico mi fece leggere un numero di ON, che allora era spillata, un po’ meglio di un ciclostile, ma piena di cose assolutamente innovative e non come adesso che è patinata e piena di interessanti articoli su tutti i più fantasiosi integratori del Sistema Solare e l’alimentazione è diventata maniacale.
C’erano degli articoli di un tizio che diceva che per ottenere qualcosa potevo allenarmi a casa mia, con una manciata di esercizi, per 2, massimo 3 volte a settimana, e che potevo benissimo non usare integratori o cose simili.
Chi era questo tizio? Aveva scritto anche un libro. Brawn. Lo comprai, incuriosito. Il libro fu un flash. Bere il latte invece dei mega mass di allora (che costavano e erano vomitosi), fare lo squat e lo stacco, lasciare perdere gli esercizi idioti che non erano necessari. In più, lo squat a 20 ripetizioni, i microcarichi, i numerelli 135-180-225.
Per me, costretto ad allenarmi in garage con pesi e bilancieri comprati all’Ipercoop tutto questo era ciò che volevo sentirmi dire: vai così, che vai alla grande, farai il culo a tutti, altro che peggiorare!
Le parole giuste al momento giusto alla persona giusta.
McRobert fu veramente un punto di rottura con il passato, con le fisime che se non alleni il deltoide posteriore con la deltoid machine non puoi ottenere il massimo da quello che fai. Meno invece di più, meno ma meglio, concentrarsi su quello che serve. Se salti un allenamento non succede un *****, anzi, torni e sei più forte.
E poi, l’hardgainer: il fatto che i modelli di riferimento erano errati per la maggior parte delle persone normali. Basta sentirsi delle merde, questo è il mondo reale, ciccio, non ti far fregare…
Tutto questo mi faceva “perdonare” il fatto che il tizio era un po’ palloso, ripetitivo, ossessivo. Hardgainer bla bla bla, doping bla bla bla, latte bla bla bla, 8 ore di sonno bla bla bla. La stessa cosa ridetta per 4, 5, 6 volte. Sono ingegnere io eh… mmm allora ribadiamola altre 20 volte, non si sa mai.
Non avevo a disposizione i pesi da 0.5Kg, perciò incrementavo di 1+1Kg a seduta lo squat a 20 rip. Partii da 90Kg per arrivare in moltissimi mesi a 130Kg mi pare, ma poi nel tempo questa roba l’ho fatta in almeno 3 modi diversi, anche con serie da 50 ripetizioni per arrivare a 20 ripetizioni.
Per la cronaca, io ho 20×150Kg e un 52×100Kg di squat parallelo (le telecamere erano un miraggio, ma sono convinto che non fossi nemmeno parallelo). Con lo squat a 20 ripetizioni mi sono divertito estati ed estati, perchè è la classica sfida con se stessi. Che serva a qualcosa… è tutto un’altro discorso.
Comprai “tecnica di allenamento con i pesi”, un bel libro però con uno strano retrogusto di sottile terrore: se non fai le cose per bene ti storpi, una attenzione alla tecnica che rasentava il maniacale. Tutto bello, però… che palle, dài… come se a fare i pesi dovessi essere su un binario, pena il polverizzarsi la spina dorsale, poi nelle partite di calcetto si falciano a gamba tesa. Tutto vero, ma, ragazzi, non siamo sempre ingessati, ridiamo qualche volta, prendiamoci per il culo, facciamo un po’ di casino!
Dopo un po’ di tempo (boh… un anno, due) il messaggio “rivoluzionario” aveva perso di mordente. Del resto, come sempre accade, quando l’innovazione è assimilata perde la sua freschezza. Il nostro Stuart però continuava imperterrito ad essere costantemente uguale a se stesso, come l’ispettore Callaghan ma senza essere Clint Eastwood, con gli articoli su ON (che oggi sono arrivati alla 50°esima puntata, mi pare) dove si ripetevano alla fine sempre le stesse cose.
Quando uscì “oltre Brawn” lo comprai e iniziai a leggerlo tutto d’un fiato. Era il libro dell’autore che mi aveva dato tanto, perciò ero sicuramente molto contento della spesa. A metà… smisi, lo volevo scaraventare contro un muro. Non era un libro, era un testo biblico. Addirittura con i versetti (cioè i microparagrafi) numerati.
E poi, sempre quel tono “ah se avessi avuto un libro del genere prima, quanti anni sprecati avrei risparmiato” che mi ricordava sempre "pentiti, devi morire…". Marò! Qui si parla di pesi, di spostare delle rotelle di ferro…
Io penso che le parole abbiano un valore e sono molto attento ad usarle. Uso la frase “anni sprecati” in situazioni quali una relazione con una persona che si è rivelata essere un’altra (leggi: quando uno ha iqquorna), un lavoro frustrante con un capo che ti fa il mobbing, i figli che ti deludono.
Pensare di aver “sprecato anni” per i fottutissimi pesi, per come la vedo io IMHO-secondo-me-a-mio-avviso-in-my-opinion, significa veramente non avere un ***** di meglio nella vita.
Perchè, ragazzi, sembra incredibile, ma c’è altro oltre alla palestra. Poche cose… ma ci sono: i fumetti, i videogiochi tipo SOF (ah ah ah, scherzo).
Di “Oltre Brawn” mi è piaciuto il capitolo dove McRobert racconta di come si devasta la schiena per fare 1×20x180Kg di stacco, di cui mi sembra 15 (!) ripetizioni in rest pause. Aha! Le cazzate che faccio io!
Ma allora anche LUI predica bene e razzola male, anche LUI si fa prendere la mano! E allora, che ci rompe i coglioni con tutta questa pippa sulla tecnica e tutto il resto? Anche lui si fa bruciare dalla fiamma che tutto fa ardere! Lì… mi piacque.
Ancora, la teoria dei punti di pressione, secondo i dettami della Scuola di Hokuto. Non metto in dubbio la validità del tutto, però per recuperare lui ci ha messo mesi e mesi. E’ merito di questa roba o del semplice riposo? Mah… Però sospendo il giudizio perchè non sono competente su questa roba.
La rottura totale avvenne con quell’e-book che si intitola circa così: “perchè la maggior parte dei metodi del bodybuilding non funzionano”. Qui, a mio avviso, si rasenta la paranoia del Grande Complotto. In sintesi, in palestra il 99% delle persone non ottiene niente perchè segue i metodi dei dopati delle riviste di culturismo che non vanno bene per le persone normali. Chi ottiene è uno dotato o è un dopato.
La storiella del doping era già stantia, ma qui è marcita del tutto. Io non mi dopo, sono contrario alle bombe e tutto il resto, però non è che lo dico ogni 2 parole che pronuncio. Meglio uno strafatto di anabolizzanti di uno che guida ubriaco ogni santo sabato sera. Ogni cosa va contestualizzata, perDio. Questo ritornello è un mantra. Stai tranquillo, abbiamo capito. Sappiamo però tutti che il giochino non funziona così: non basta dirlo 3000 volte perchè le persone capiscano.
La cosa che mi urtava tantissimo era che questo tono sembrava fatto apposta per perdere clienti. Perchè è semplice. Io mi alleno in un certo modo, e sono soddisfatto, anche se non mi alleno come dice questo tizio, ma sono incuriosito. Leggo, e mi si viene a dire questa favoletta. Poichè io ottengo risultati, alla fine il merito non è dell’impegno che ci metto, ma dei miei genitori. Oppure, sono un dopato. Antipatico alquanto, direi. Perciò, per partito preso, non ascolto più. Magari però sarei un potenziale cliente, ma poichè mi stai sulle palle, non ti ascolto.
La cosa bellina è che questo schemetto funziona in tantissime situazioni della vita normale. Quanti non vanno in un negozio perchè non reggono i commessi?
Dopo anni di questa roba, ero arrivato alla tracimazione. Ho comunque continuato ad allenarmi con l’1×20, le poche serie tirate alla morte, le progressioni e tutto il resto. Perchè mi divertivo.
Ma, continuando, alla fine mi sono ritrovato senza stimoli. I numerini di McRobert li avevo fatti tutti, e oltre. Per uno come me, che vive l’allenamento come una prestazione, come una gara con se stesso, che altro c’era? E ho iniziato a pensare di essere arrivato al massimo di quello che avrei potuto fare. Il famoso quanto famigerato limite genetico.
Poi con i forum ho avuto occasione di sperimentare cose nuove, mi sono rimesso un po’ in gioco. E, incredibilmente, i limiti genetici raggiunti si sono dimostrati quelli che erano: errori nell’allenamento.
Lo ripeto, perchè voglio che sia chiaro. I limiti genetici raggiunti si sono dimostrati quelli che erano: ERRORI. ERRORI NELL’ALLENAMENTO.
Non può che essere così: io, un uomo adulto, dal 2004 al 2008 sono migliorato. Sono più forte oggi che a 27 anni.
Ovviamente, ci sono stati infortuni. Ma questi sono una invariante. Ne ho avuti prima, ne ho avuti dopo. Probabilmente ne avrò altri. Alcuni sono inevitabili. Altri non sono altro che… errori, errori nell’allenamento. E’ semplice.
Non ho comprato l’ultimo libro, non mi interessa. Non do un giudizio dato che non lo conosco.
Ci siete ancora? Quelli laggiù sono svegli o si sono disegnati delle pupille sopra le palpebre? Adesso cerco di scrivere la mia idea sulla “questione McRobert”. So che qualcuno si offenderà, che ci sarà da discutere. Ma proprio per questo mi concentrerò su poche cose e non sui dettagli insignificanti. MI scuso, sinceramente, con chi ha con questo metodo raggiunto risultati che ritiene soddisfacenti e che magari sono anche soddisfacenti in senso assoluto. Non è mia intenzione negare tutto questo. E tutto sarà confinato solo in questo pezzo.
Il buon Stuart è stata una figura importante nel panorama del bodybuilding. Una figura di rottura con il passato, come Mike Mentzer con cui si potrebbe fare un parallelo. Un rivoluzionario, uno che ha reinquadrato gli standard divenuti quasi irrazionali, rendendo la nostra passione più umana, realistica.
Il suo messaggio era: guardate che una persona normale che raggiunge certi risultati, ha fatto tantissimo, non è che sia una segaccia. Se vi confrontate con i professionisti, sarete dei frustrati e basta. E quelli che hanno sempre il braccio da 50cm magari sono solo dei cazzari, perchè già un 42-43cm cablato in un corpo asciutto di 178cm è un risultato esteticamente impressionante.
Per ottenere questo risultato, lasciate fare quello che leggete, perchè manco chi lo dice fa certe cose. E concentratevi su poche cose ma fatte bene, non ci andate in palestra, è meglio, fate da voi.
Questo, è il succo. Era ed è assolutamente ipnotico. Questo ancora attrae le persone: la semplicità dei passaggi logici del messaggio che fila via come un razzo. E, ancora più importante, tutto questo è VERO. Quanta gente di 45cm di braccio con 160Kg di panca conoscete? Sui forum, quasi tutti. Nelle palestre normali, pochissimi.
Perciò raggiungere i "3 numeri" è un risultato eccezionale, arrivare un 10% sotto su tutti è eccellente. Sempre, in qualsiasi parte del mondo.
Però il messaggio è da inquadrare in un periodo ben preciso. Il periodo in cui i principi Weider imperversavano e si moltiplicavano, assorbendo tutto quello che capitava. Credo che oggi i principi Weider abbiano raggiunto l’autocoscienza, come SkyNet.
Era il momento delle bombe indiscriminate, anarchiche, e gli integratori erano a base di carboidrati, i BCAA erano agli inizi, la creatina una sostanza sconosciuta e se andavi in vacanza dovevi sentire se nell’albergo c’era la palestra altrimenti avresti perso massa.
Probabilmente, c’è qualcuno che sta ridendo alla lettura di tutto questo. Chissà come sghignazzeremo fra 10 anni quando ripenseremo a tutte le discussioni sulle whey per il prenanna, le X-Reps o al GACIK o al LEUCIK, alle paleodiete e all’alcalinizzazione dell’acqua. E diremo: “ma ci bevevamo queste cagate?” Poche sono le cose che resistono al passare degli anni.
In più, non c’erano le informazioni che ci sono adesso. Si “sentiva” nell’aria che c’era qualcosa che non andava, che ci stavano prendendo per il culo, che era troppo. Stuart arrivò con lo stesso impatto della meteora che fece estingure i dinosauri, concretizzando queste sensazioni.
Estremo, intransigente, messianico. E… fantastico. Ma la sua forza è stata anche la sua debolezza.
Perchè essere costantemente uguali a se stessi non è un pregio in un mondo che evolve. Infatti, alla fine ha creato uno zoccolo durissimo, diamantato, ma non ha mai raggiunto la massa critica di persone per far detonare il suo metodo. Amato e odiato alla follia. Allora, come adesso. Io non lo vedo come un pregio.
Il suo problema è che la sostanza del suo messaggio viene mortificata dalla sua forma, che prende il sopravvento. Perchè i personaggi estremi alla fine cadono in contraddizione o risultano solo pesanti.
I rivoluzionari non sono più tali nel momento in cui il loro messaggio viene interiorizzato dalla platea e oggi ci si allena molto meglio rispetto al 1995, perchè le info fluiscono, le esperienze sono disponibili.
Vi ricordate quando arrivarono i Nirvana? Wow… che sonorità! 10 anni dopo le loro musiche erano il sottofondo della pubblicità di un deodorante femminile. Rivoluzione, assimilazione, consolidamento, normalità. I sistemi sociali funzionano così, il mondo della palestra non è una eccezione.
Perciò, alla fine, McRobert eternamente uguale a se stesso fa solo male alla causa, perchè presta il fianco a critiche. Chi non evolve si mette in posizioni così indifendibili da essere ridicolo perchè il mondo cambia e si arricchisce. Non stiamo parlando di valori universali, costanti nel tempo. Stiamo parlando di come spostare del ferro, non scordiamocelo.
Negli anni abbiamo capito che l’allenamento è un processo multivariazionale, multifattoriale, una somma di processi interconnessi, dove l’arte è il dominio della complessità. Vincoli deboli legano frequenza, volume, intensità, numero delle sedute e tutto il resto (ok ok, ho voluto fare il saccente, però non ho usato nessuna parola inglese)
Abbiamo capito come funziona la supercompensazione e che non ne esiste una sola monolitica ma molteplici, abbiamo capito che il recupero è anch’esso un sistema a più variabili dato che i sistemi energetici sono molti.
Abbiamo capito che esiste un continuum fra serie, ripetizioni, percentuali di carico, che il volume di allenamento va visto all’interno di una seduta, di un microciclo, di un mesociclo, e che uno stimolo allenante è tale all’interno di questi elementi e non è confinato in una singola serie di un singolo esercizio.
Abbiamo capito che gli stimoli vanno ciclizzati, con le variazioni giuste, fasi di accumulo, di intensificazione, carico e scarico, ma non in maniera on-off, metto la spina e tolgo la spina.
Abbiamo capito che se esistono dei principi nel funzionamento del corpo, l’applicazione di questi principi passa per innumerevoli modi di declinarli in metodi e che focalizzarsi sul metodo significa perdere il principio, e che se si osservano le differenze fra metodi ci si perdono le le somiglianze.
Abbiamo capito come alimentarci al meglio, con gli integratori giusti senza essere dei fissati, che esistono prodotti (pochi) che funzionano, e il business dell’alimentazione tecnologica ha reso questa roba abbordabile o quanto meno paragonabile nel costo agli alimenti "normali".
E, infine, abbiamo capito che l’allenamento è un processo complicato quanto il cucinare. Perchè, se io faccio esattamente quello che fa un granche chef, al massimo ottengo dei piatti mediocri se non bruciati e lui invece crea dei capolavori? Eppure ho letto tutti i libri… L’allenamento è un’arte, al pari della cucina.
Poi, c’è chi tutto questo non l’ha capito. Ma nel 2008 questa è semplice pigrizia e non si può dire “ah se avessi saputo”. Perciò questo ritornello McRobertiano non suona più come prima, e non ci sono più scuse: chi non ci arriva, cazzi suoi ragazzi.
Semplicemente, non vuole studiare le regole del gioco. E c’è da studiare parecchio, vi garantisco.
Il “metodo” di McRobert è una delle innumerevoli, possibili manipolazioni delle variabili dell’allenamento. Come dice lui: tecnica perfetta e incremento costante del carico, anche di 100 grammi ma incremento. Il resto non è importante. Quando stalli, scarichi un po’ e riparti (non stiamo a discutere i particolari, ripeto: questo è il concetto)
Come tutti i metodi di allenamento, è un sistema per creare dei legami fra le variabili allenanti.
Per ottenere questo risultato, con un volume di serie basso (sulle 3) e le ripetizioni medie (sulle 6), si scala nel tempo il volume dell’allenamento. Via via che il carico sale, scalo tutto pur di continuare a farlo salire.
David, un mio amico, mi ha detto che McRobert concepisce un solo modo per andare da un punto A ad un punto B: la retta. Infatti, è così: Dalla mia condizione A (ho 6×100Kg) punto all’obbiettivo B (voglio 6×105Kg) in maniera rettilinea. L’unica variazione è il verso di percorrenza: salgo fino a, che so, 6×103 e stallo, torno indietro (giro di 180° sulla retta) e riparto verso il 6×105Kg
Ciò è di un buon senso unico. E ho conosciuto persone che sono arrivate a risultati incredibili (io stesso, del resto). Un mio amico di blog è arrivato con i microcarichi a 10×195Kg di stacco con la quadra bar documentati con clip, ad esempio. Possiamo parlare di tutto ma non che questo non sia un bel risultato.
I problemi, come sempre, nascono quando le cose non vanno, non quando tutto fila liscio. Se fra A e B c’è un muro, una buca, una montagna, se c’è un campo minato o una discarica tossica, inutile perseverare in linea retta. Forse si riesce a traforare la montagna, forse si riesce a arrampicarsi fuori della buca, ma forse sarebbe più semplice triangolare passando per un terzo punto C.
Infatti i McRobertiani poi vacillano allo stallo perchè devono scaricare e tornare indietro e questo è psicologicamente devastante. Ci vuole un minimo di onestà intellettuale per ammetterlo ma è in fondo così. Io ad esempio dopo un paio di cicli lunghi ho dato forfait.
Non sempre la strada più breve è quella che permette di arrivare a destinazione
Lo so che questo sembra una critica feroce, ma il problema è che il “sistema McRobert” è un metodo funzionante ma non ottimale immerso in una filosofia sui valori di una parte della vita, l’allenamento, che a noi interessa. O, se volete, una visione concettuale del mondo dell’allenamento con allegato un metodo per allenarsi. Comunque la mettiate, è una visione del mondo, autosufficiente.
Ciò non accade, che so… per il 5×5 di Bill Star o per il metodo del Sollevatore Paziente di Poliquin. Perchè tutti sappiamo che sono semplici metodi, e basta. Funzionano per un po’, poi stop. Possiamo discuterne un pochinino, ma in fondo sono semplici schedine.
McRobert, e i BII in generale, invece, sono diversi. Diventano una causa, perchè chi li segue sposa la filosofia e si allena con il metodo, e se il metodo non funziona è come mettere in discussione l’intera visione. Crolla tutto. Ma questo approccio è, per me, sbagliato.
Alla fine i peggiori scontri virtuali li ho avuti con tizi fissati con questa roba, che IO ho fatto, tra l’altro a livelli quasi sempre superiori al mio interlocutore. Non parlo senza sapere, a me non si può dire "ma tu hai provato", perchè l’ho fatto e per parecchio.
Questa gente non la smuovi, proprio per questi motivi. Si autolimitano, un po’ come dare gas a tavoletta con il freno a mano tirato. La macchina si muove, non è che sta ferma. Però nemmeno mia moglie direbbe che guidare così sia da persone intelligenti (e mia moglie ha una lunga lista di situazioni al volante in cui si è salvata dal linciaggio perchè ha sbattuto gli occhioni azzurri dicendo “scusate…”)
E ciò porta a situazioni paradossali. Puoi allenarti a casa senza che nessuno ti rompa le palle? Ok, allora perchè non provi un 6×3 invece che un 3×6? Sono sempre 18, fottutissime, ripetizioni. E perchè non uno schema dove scali le ripetizioni e sali con le serie mantenendo il totale del lavoro costante? Questo è “girare intorno” al muro!
Ma invece no. Perchè l’allenamento “deve essere” abbreviato e allora 6 serie sono “troppe”. 3 serie, come dice McRobert. E 3 ripetizioni sono “poche”, ti puoi fare male con i carichi elevati, meglio 6 in tecnica perfetta, o 20 in tecnica perfetta. Perchè lo dice McRobert. In più, concetti come “fatica cumulativa” che presuppongono una visione di stimolo allenante sulla seduta totale e non sulla serie, non sono nemmeno concettualmente accettabili. Come direbbe Moretti: continuiamo così, facciamoci del male.
Notate anche che i consigli di fronte ad un problema sono sempre gli stessi: allenati di meno. Ma… perchè? Forse è vero, ma mica sempre.
Se io dico: “non riesco a migliorare nelle trazioni” perchè dovrei sentirmi dire “allenati di meno?”. Magari io riesco a fare 20 trazioni prone, magari 2. Magari peso 100Kg, magari mi alleno 10 volte a settimana. Le risposte possono differire, no? Perchè sempre il prestampato “Allenati di meno”?
La risposta è semplice: perchè si viaggia in linea retta. Non si esce dal binario, non ci sono curve. Perciò se le cose non vanno, l’unico mezzo per variare qualcosa è rallentare, fermarsi o tornare indietro.
Essere flessibili permette di raggiungere gli obbiettivi che ci siamo posti
E’ tutto coerente, ma assiomatico: parte dal presupposto che l’hardgainer non può reggere il volume. E chi lo ha detto? Definire “volume”, please.
Negate questo assioma, otterrete Pavel Tsatsouline tanto per dire. Il suo 5×5x5 è un abbreviato nelle sedute (5 esercizi da una serie l’uno) ma voluminoso nel microciclo (5 sedute settimanali). E se vi allenate a casa, potete lasciare i pesi caricati e avete 30′ al giorno può essere una soluzione vincente. Se nella vostra giornata non avete 30′ al giorno il problema non è l’allenamento, ma…vabbè, mi fermo qui.
Chiudo perchè non voglio mettermi a sindacare su cosa è meglio o cosa è peggio, sarebbe sterile. Perchè inizierei quelle cose squallide in cui si portano gli esempi di quelli che hanno ottenuto cambiando metodo, quelli che “prima erano e ora sono” stile Herbalife. Per poi ciucciarmi le contromosse di altri che portano i loro controesempi in un turbine di discussioni dove si perde ogni traccia di filo logico.
Sarebbe facile dire che certi risultati sembrano tali perchè il livello di mediocrità del campione di confronto è così basso da non essere distinguibile dallo zero se non zoomando di un fattore 100: dire cioè "ma io ho fatto 150Kg di stacco e nella mia palestra fanno solo 90" non è necessariamente un pregio del metodo, ma un difetto della tua palestra. Io mi sono allenato in posti dove 150Kg li facevano tutti, assolutamente tutti. E non erano nè bombati, nè grossi, nè esaltati.
Sarebbe facile, ma non lo dirò. Ops… ma… l’ho detto!
Attenzione, perciò. Forse state andando con il freno a mano tirato in un un parcheggio dove tutte le macchine sono ferme ed è solo questo che vi fa pensare che state guidando forte.
Però il bello è che il McRobertiano convinto è uno con una costanza, perseveranza, dedizione e tenacia che… ce ne fossero così! Dispiace che poi si debba perdere nei dettagli del metodo non capendo a pieno lo spirito che c’è dietro. Gli basterebbe poco per decollare, letteralmente.
Vi chiedo solo, se vi piace questa roba, di mantenete la curiosità di capire perchè altri che non la seguono ottengono, senza ricorrere alle solite fesserie sull’easygainer o sul doping. Magari è così, ma magari si allenano meglio di voi. A me è capitato, tantissime volte, e ho capito che è più vantaggioso ammettere i mieierrori alla luce delle nuove conoscenze che difendere ad oltranza le mie posizioni. Una cazzata è una cazzata, su tutte le scale. E’ stato più vantaggioso PER ME.
Ferma la base concettuale, assimilate il nuovo. Inventerete il vostro, personale, efficace sistema di allenamento.
Lasciate aperto uno spiraglio per questo pensiero: "tutto questo può essere un punto di passaggio verso altro". "Può essere", non "deve essere".
Vi piace quello che dice questo tizio? Ok, seguitelo con criterio, otterrete tanto. Ma il non mettere in dubbio mai il metodo stesso, nel tempo è una strategia limitante: otterrete un risultato di “eccellente” quando potreste arrivare al “superlativo”.
Ci sono degli argomenti che innescano la rissa. Tipicamente, BII, BIIO, Heavy Duty e McRobert. Se questi nomi non vi dicono nulla, è poco che frequentate l’ambiente…
Un mio collega di forum però mi ha chiesto una cosa del genere: “io sto seguendo il metodo di McRobert e mi sto trovando molto bene. Ma… funziona? Devo cambiarlo?”
La risposta è, in fondo, molto semplice. Basta seguire la regola aurea del “se non è rotto non lo riparare”. Ti piace quello che fai? Continua.
Però così non posso scrivere 3000 o 4000 pagine. La versione basic della risposta non è divertente. Ecco così la versione full optional. L’articolo era pronto da almeno 6 mesi, ma il collega mi ha dato il cicchetto per tirarlo fuori.
Ragazzi, voglio farvi prima due palle con una triste storia di vita reale.
Il 1995 per molti di voi rappresenta un passato prossimo, ma sempre un passato. Chi oggi ha 25 anni nel 1995 ne aveva 12, io ne avevo 27.
I cellulari iniziavano allora a svilupparsi, il primo Timmy che comprai non poteva nemmeno inviare gli SMS, se ti fosse caduto su un piede ti avrebbe fratturato il metatarso da quanto era grosso, e costava 600 mila lire. Internet era composta da pagine web HTML statiche, Doom girava sotto DOS e i demoni spruzzavano un sangue pixelatissimo quando li facevi saltare con il fucile a pompa (ed era una soddisfazione libidinosissima già allora), la pornografia informatica era formata da animazioni a 10fps e 256 colori (ah ah ah, no dài… questo non lo raccontate in giro, negherò di averlo detto e comunque non l’ho scritto, l’ha fatto un virus).
La rivista ufficiale era Muscle&Fitness, con Kevin Levrone agli esordi e Flex Wheeler che aveva deciso allora di darsi al professionismo (forse sto parlando del 1992, boh…).
Le cagate culturistiche si sprecavano, con quelle schede dove il campione diceva di fare squat con 300Kg ma poi le foto erano regolarmente con 140Kg, situazione assolutamente immutata ma anzi amplificata ai giorni nostri.
E poi… teorie scientifiche raccapriccianti: il volume di lavoro fra tricipiti e bicipiti è 2/3 e 1/3 perchè i tricipiti sono 2/3 del volume delle braccia. Un po’ come dire che le gambe sono il 50% del peso corporeo, perciò il mio allenamento è al 50% gambe.
Anno1995. Iniziavo a lavorare, il tempo per andare in palestra non c’era più.
Non che mi allenassi con quelle schede simpatiche dove quando fai i polpacci alleni il soleo e il gastrocnemio per averli a forma di diamante, però ero sicuramente preoccupato perchè il tempo a disposizione era diminuito drasticamente. E’ ben noto che coloro che hanno problemi comportamentali come me si trovano in stati ansiogeni in questi casi.
Un mio amico mi fece leggere un numero di ON, che allora era spillata, un po’ meglio di un ciclostile, ma piena di cose assolutamente innovative e non come adesso che è patinata e piena di interessanti articoli su tutti i più fantasiosi integratori del Sistema Solare e l’alimentazione è diventata maniacale.
C’erano degli articoli di un tizio che diceva che per ottenere qualcosa potevo allenarmi a casa mia, con una manciata di esercizi, per 2, massimo 3 volte a settimana, e che potevo benissimo non usare integratori o cose simili.
Chi era questo tizio? Aveva scritto anche un libro. Brawn. Lo comprai, incuriosito. Il libro fu un flash. Bere il latte invece dei mega mass di allora (che costavano e erano vomitosi), fare lo squat e lo stacco, lasciare perdere gli esercizi idioti che non erano necessari. In più, lo squat a 20 ripetizioni, i microcarichi, i numerelli 135-180-225.
Per me, costretto ad allenarmi in garage con pesi e bilancieri comprati all’Ipercoop tutto questo era ciò che volevo sentirmi dire: vai così, che vai alla grande, farai il culo a tutti, altro che peggiorare!
Le parole giuste al momento giusto alla persona giusta.
McRobert fu veramente un punto di rottura con il passato, con le fisime che se non alleni il deltoide posteriore con la deltoid machine non puoi ottenere il massimo da quello che fai. Meno invece di più, meno ma meglio, concentrarsi su quello che serve. Se salti un allenamento non succede un *****, anzi, torni e sei più forte.
E poi, l’hardgainer: il fatto che i modelli di riferimento erano errati per la maggior parte delle persone normali. Basta sentirsi delle merde, questo è il mondo reale, ciccio, non ti far fregare…
Tutto questo mi faceva “perdonare” il fatto che il tizio era un po’ palloso, ripetitivo, ossessivo. Hardgainer bla bla bla, doping bla bla bla, latte bla bla bla, 8 ore di sonno bla bla bla. La stessa cosa ridetta per 4, 5, 6 volte. Sono ingegnere io eh… mmm allora ribadiamola altre 20 volte, non si sa mai.
Non avevo a disposizione i pesi da 0.5Kg, perciò incrementavo di 1+1Kg a seduta lo squat a 20 rip. Partii da 90Kg per arrivare in moltissimi mesi a 130Kg mi pare, ma poi nel tempo questa roba l’ho fatta in almeno 3 modi diversi, anche con serie da 50 ripetizioni per arrivare a 20 ripetizioni.
Per la cronaca, io ho 20×150Kg e un 52×100Kg di squat parallelo (le telecamere erano un miraggio, ma sono convinto che non fossi nemmeno parallelo). Con lo squat a 20 ripetizioni mi sono divertito estati ed estati, perchè è la classica sfida con se stessi. Che serva a qualcosa… è tutto un’altro discorso.
Comprai “tecnica di allenamento con i pesi”, un bel libro però con uno strano retrogusto di sottile terrore: se non fai le cose per bene ti storpi, una attenzione alla tecnica che rasentava il maniacale. Tutto bello, però… che palle, dài… come se a fare i pesi dovessi essere su un binario, pena il polverizzarsi la spina dorsale, poi nelle partite di calcetto si falciano a gamba tesa. Tutto vero, ma, ragazzi, non siamo sempre ingessati, ridiamo qualche volta, prendiamoci per il culo, facciamo un po’ di casino!
Dopo un po’ di tempo (boh… un anno, due) il messaggio “rivoluzionario” aveva perso di mordente. Del resto, come sempre accade, quando l’innovazione è assimilata perde la sua freschezza. Il nostro Stuart però continuava imperterrito ad essere costantemente uguale a se stesso, come l’ispettore Callaghan ma senza essere Clint Eastwood, con gli articoli su ON (che oggi sono arrivati alla 50°esima puntata, mi pare) dove si ripetevano alla fine sempre le stesse cose.
Quando uscì “oltre Brawn” lo comprai e iniziai a leggerlo tutto d’un fiato. Era il libro dell’autore che mi aveva dato tanto, perciò ero sicuramente molto contento della spesa. A metà… smisi, lo volevo scaraventare contro un muro. Non era un libro, era un testo biblico. Addirittura con i versetti (cioè i microparagrafi) numerati.
E poi, sempre quel tono “ah se avessi avuto un libro del genere prima, quanti anni sprecati avrei risparmiato” che mi ricordava sempre "pentiti, devi morire…". Marò! Qui si parla di pesi, di spostare delle rotelle di ferro…
Io penso che le parole abbiano un valore e sono molto attento ad usarle. Uso la frase “anni sprecati” in situazioni quali una relazione con una persona che si è rivelata essere un’altra (leggi: quando uno ha iqquorna), un lavoro frustrante con un capo che ti fa il mobbing, i figli che ti deludono.
Pensare di aver “sprecato anni” per i fottutissimi pesi, per come la vedo io IMHO-secondo-me-a-mio-avviso-in-my-opinion, significa veramente non avere un ***** di meglio nella vita.
Perchè, ragazzi, sembra incredibile, ma c’è altro oltre alla palestra. Poche cose… ma ci sono: i fumetti, i videogiochi tipo SOF (ah ah ah, scherzo).
Di “Oltre Brawn” mi è piaciuto il capitolo dove McRobert racconta di come si devasta la schiena per fare 1×20x180Kg di stacco, di cui mi sembra 15 (!) ripetizioni in rest pause. Aha! Le cazzate che faccio io!
Ma allora anche LUI predica bene e razzola male, anche LUI si fa prendere la mano! E allora, che ci rompe i coglioni con tutta questa pippa sulla tecnica e tutto il resto? Anche lui si fa bruciare dalla fiamma che tutto fa ardere! Lì… mi piacque.
Ancora, la teoria dei punti di pressione, secondo i dettami della Scuola di Hokuto. Non metto in dubbio la validità del tutto, però per recuperare lui ci ha messo mesi e mesi. E’ merito di questa roba o del semplice riposo? Mah… Però sospendo il giudizio perchè non sono competente su questa roba.
La rottura totale avvenne con quell’e-book che si intitola circa così: “perchè la maggior parte dei metodi del bodybuilding non funzionano”. Qui, a mio avviso, si rasenta la paranoia del Grande Complotto. In sintesi, in palestra il 99% delle persone non ottiene niente perchè segue i metodi dei dopati delle riviste di culturismo che non vanno bene per le persone normali. Chi ottiene è uno dotato o è un dopato.
La storiella del doping era già stantia, ma qui è marcita del tutto. Io non mi dopo, sono contrario alle bombe e tutto il resto, però non è che lo dico ogni 2 parole che pronuncio. Meglio uno strafatto di anabolizzanti di uno che guida ubriaco ogni santo sabato sera. Ogni cosa va contestualizzata, perDio. Questo ritornello è un mantra. Stai tranquillo, abbiamo capito. Sappiamo però tutti che il giochino non funziona così: non basta dirlo 3000 volte perchè le persone capiscano.
La cosa che mi urtava tantissimo era che questo tono sembrava fatto apposta per perdere clienti. Perchè è semplice. Io mi alleno in un certo modo, e sono soddisfatto, anche se non mi alleno come dice questo tizio, ma sono incuriosito. Leggo, e mi si viene a dire questa favoletta. Poichè io ottengo risultati, alla fine il merito non è dell’impegno che ci metto, ma dei miei genitori. Oppure, sono un dopato. Antipatico alquanto, direi. Perciò, per partito preso, non ascolto più. Magari però sarei un potenziale cliente, ma poichè mi stai sulle palle, non ti ascolto.
La cosa bellina è che questo schemetto funziona in tantissime situazioni della vita normale. Quanti non vanno in un negozio perchè non reggono i commessi?
Dopo anni di questa roba, ero arrivato alla tracimazione. Ho comunque continuato ad allenarmi con l’1×20, le poche serie tirate alla morte, le progressioni e tutto il resto. Perchè mi divertivo.
Ma, continuando, alla fine mi sono ritrovato senza stimoli. I numerini di McRobert li avevo fatti tutti, e oltre. Per uno come me, che vive l’allenamento come una prestazione, come una gara con se stesso, che altro c’era? E ho iniziato a pensare di essere arrivato al massimo di quello che avrei potuto fare. Il famoso quanto famigerato limite genetico.
Poi con i forum ho avuto occasione di sperimentare cose nuove, mi sono rimesso un po’ in gioco. E, incredibilmente, i limiti genetici raggiunti si sono dimostrati quelli che erano: errori nell’allenamento.
Lo ripeto, perchè voglio che sia chiaro. I limiti genetici raggiunti si sono dimostrati quelli che erano: ERRORI. ERRORI NELL’ALLENAMENTO.
Non può che essere così: io, un uomo adulto, dal 2004 al 2008 sono migliorato. Sono più forte oggi che a 27 anni.
Ovviamente, ci sono stati infortuni. Ma questi sono una invariante. Ne ho avuti prima, ne ho avuti dopo. Probabilmente ne avrò altri. Alcuni sono inevitabili. Altri non sono altro che… errori, errori nell’allenamento. E’ semplice.
Non ho comprato l’ultimo libro, non mi interessa. Non do un giudizio dato che non lo conosco.
Ci siete ancora? Quelli laggiù sono svegli o si sono disegnati delle pupille sopra le palpebre? Adesso cerco di scrivere la mia idea sulla “questione McRobert”. So che qualcuno si offenderà, che ci sarà da discutere. Ma proprio per questo mi concentrerò su poche cose e non sui dettagli insignificanti. MI scuso, sinceramente, con chi ha con questo metodo raggiunto risultati che ritiene soddisfacenti e che magari sono anche soddisfacenti in senso assoluto. Non è mia intenzione negare tutto questo. E tutto sarà confinato solo in questo pezzo.
Il buon Stuart è stata una figura importante nel panorama del bodybuilding. Una figura di rottura con il passato, come Mike Mentzer con cui si potrebbe fare un parallelo. Un rivoluzionario, uno che ha reinquadrato gli standard divenuti quasi irrazionali, rendendo la nostra passione più umana, realistica.
Il suo messaggio era: guardate che una persona normale che raggiunge certi risultati, ha fatto tantissimo, non è che sia una segaccia. Se vi confrontate con i professionisti, sarete dei frustrati e basta. E quelli che hanno sempre il braccio da 50cm magari sono solo dei cazzari, perchè già un 42-43cm cablato in un corpo asciutto di 178cm è un risultato esteticamente impressionante.
Per ottenere questo risultato, lasciate fare quello che leggete, perchè manco chi lo dice fa certe cose. E concentratevi su poche cose ma fatte bene, non ci andate in palestra, è meglio, fate da voi.
Questo, è il succo. Era ed è assolutamente ipnotico. Questo ancora attrae le persone: la semplicità dei passaggi logici del messaggio che fila via come un razzo. E, ancora più importante, tutto questo è VERO. Quanta gente di 45cm di braccio con 160Kg di panca conoscete? Sui forum, quasi tutti. Nelle palestre normali, pochissimi.
Perciò raggiungere i "3 numeri" è un risultato eccezionale, arrivare un 10% sotto su tutti è eccellente. Sempre, in qualsiasi parte del mondo.
Però il messaggio è da inquadrare in un periodo ben preciso. Il periodo in cui i principi Weider imperversavano e si moltiplicavano, assorbendo tutto quello che capitava. Credo che oggi i principi Weider abbiano raggiunto l’autocoscienza, come SkyNet.
Era il momento delle bombe indiscriminate, anarchiche, e gli integratori erano a base di carboidrati, i BCAA erano agli inizi, la creatina una sostanza sconosciuta e se andavi in vacanza dovevi sentire se nell’albergo c’era la palestra altrimenti avresti perso massa.
Probabilmente, c’è qualcuno che sta ridendo alla lettura di tutto questo. Chissà come sghignazzeremo fra 10 anni quando ripenseremo a tutte le discussioni sulle whey per il prenanna, le X-Reps o al GACIK o al LEUCIK, alle paleodiete e all’alcalinizzazione dell’acqua. E diremo: “ma ci bevevamo queste cagate?” Poche sono le cose che resistono al passare degli anni.
In più, non c’erano le informazioni che ci sono adesso. Si “sentiva” nell’aria che c’era qualcosa che non andava, che ci stavano prendendo per il culo, che era troppo. Stuart arrivò con lo stesso impatto della meteora che fece estingure i dinosauri, concretizzando queste sensazioni.
Estremo, intransigente, messianico. E… fantastico. Ma la sua forza è stata anche la sua debolezza.
Perchè essere costantemente uguali a se stessi non è un pregio in un mondo che evolve. Infatti, alla fine ha creato uno zoccolo durissimo, diamantato, ma non ha mai raggiunto la massa critica di persone per far detonare il suo metodo. Amato e odiato alla follia. Allora, come adesso. Io non lo vedo come un pregio.
Il suo problema è che la sostanza del suo messaggio viene mortificata dalla sua forma, che prende il sopravvento. Perchè i personaggi estremi alla fine cadono in contraddizione o risultano solo pesanti.
I rivoluzionari non sono più tali nel momento in cui il loro messaggio viene interiorizzato dalla platea e oggi ci si allena molto meglio rispetto al 1995, perchè le info fluiscono, le esperienze sono disponibili.
Vi ricordate quando arrivarono i Nirvana? Wow… che sonorità! 10 anni dopo le loro musiche erano il sottofondo della pubblicità di un deodorante femminile. Rivoluzione, assimilazione, consolidamento, normalità. I sistemi sociali funzionano così, il mondo della palestra non è una eccezione.
Perciò, alla fine, McRobert eternamente uguale a se stesso fa solo male alla causa, perchè presta il fianco a critiche. Chi non evolve si mette in posizioni così indifendibili da essere ridicolo perchè il mondo cambia e si arricchisce. Non stiamo parlando di valori universali, costanti nel tempo. Stiamo parlando di come spostare del ferro, non scordiamocelo.
Negli anni abbiamo capito che l’allenamento è un processo multivariazionale, multifattoriale, una somma di processi interconnessi, dove l’arte è il dominio della complessità. Vincoli deboli legano frequenza, volume, intensità, numero delle sedute e tutto il resto (ok ok, ho voluto fare il saccente, però non ho usato nessuna parola inglese)
Abbiamo capito come funziona la supercompensazione e che non ne esiste una sola monolitica ma molteplici, abbiamo capito che il recupero è anch’esso un sistema a più variabili dato che i sistemi energetici sono molti.
Abbiamo capito che esiste un continuum fra serie, ripetizioni, percentuali di carico, che il volume di allenamento va visto all’interno di una seduta, di un microciclo, di un mesociclo, e che uno stimolo allenante è tale all’interno di questi elementi e non è confinato in una singola serie di un singolo esercizio.
Abbiamo capito che gli stimoli vanno ciclizzati, con le variazioni giuste, fasi di accumulo, di intensificazione, carico e scarico, ma non in maniera on-off, metto la spina e tolgo la spina.
Abbiamo capito che se esistono dei principi nel funzionamento del corpo, l’applicazione di questi principi passa per innumerevoli modi di declinarli in metodi e che focalizzarsi sul metodo significa perdere il principio, e che se si osservano le differenze fra metodi ci si perdono le le somiglianze.
Abbiamo capito come alimentarci al meglio, con gli integratori giusti senza essere dei fissati, che esistono prodotti (pochi) che funzionano, e il business dell’alimentazione tecnologica ha reso questa roba abbordabile o quanto meno paragonabile nel costo agli alimenti "normali".
E, infine, abbiamo capito che l’allenamento è un processo complicato quanto il cucinare. Perchè, se io faccio esattamente quello che fa un granche chef, al massimo ottengo dei piatti mediocri se non bruciati e lui invece crea dei capolavori? Eppure ho letto tutti i libri… L’allenamento è un’arte, al pari della cucina.
Poi, c’è chi tutto questo non l’ha capito. Ma nel 2008 questa è semplice pigrizia e non si può dire “ah se avessi saputo”. Perciò questo ritornello McRobertiano non suona più come prima, e non ci sono più scuse: chi non ci arriva, cazzi suoi ragazzi.
Semplicemente, non vuole studiare le regole del gioco. E c’è da studiare parecchio, vi garantisco.
Il “metodo” di McRobert è una delle innumerevoli, possibili manipolazioni delle variabili dell’allenamento. Come dice lui: tecnica perfetta e incremento costante del carico, anche di 100 grammi ma incremento. Il resto non è importante. Quando stalli, scarichi un po’ e riparti (non stiamo a discutere i particolari, ripeto: questo è il concetto)
Come tutti i metodi di allenamento, è un sistema per creare dei legami fra le variabili allenanti.
Per ottenere questo risultato, con un volume di serie basso (sulle 3) e le ripetizioni medie (sulle 6), si scala nel tempo il volume dell’allenamento. Via via che il carico sale, scalo tutto pur di continuare a farlo salire.
David, un mio amico, mi ha detto che McRobert concepisce un solo modo per andare da un punto A ad un punto B: la retta. Infatti, è così: Dalla mia condizione A (ho 6×100Kg) punto all’obbiettivo B (voglio 6×105Kg) in maniera rettilinea. L’unica variazione è il verso di percorrenza: salgo fino a, che so, 6×103 e stallo, torno indietro (giro di 180° sulla retta) e riparto verso il 6×105Kg
Ciò è di un buon senso unico. E ho conosciuto persone che sono arrivate a risultati incredibili (io stesso, del resto). Un mio amico di blog è arrivato con i microcarichi a 10×195Kg di stacco con la quadra bar documentati con clip, ad esempio. Possiamo parlare di tutto ma non che questo non sia un bel risultato.
I problemi, come sempre, nascono quando le cose non vanno, non quando tutto fila liscio. Se fra A e B c’è un muro, una buca, una montagna, se c’è un campo minato o una discarica tossica, inutile perseverare in linea retta. Forse si riesce a traforare la montagna, forse si riesce a arrampicarsi fuori della buca, ma forse sarebbe più semplice triangolare passando per un terzo punto C.
Infatti i McRobertiani poi vacillano allo stallo perchè devono scaricare e tornare indietro e questo è psicologicamente devastante. Ci vuole un minimo di onestà intellettuale per ammetterlo ma è in fondo così. Io ad esempio dopo un paio di cicli lunghi ho dato forfait.
Non sempre la strada più breve è quella che permette di arrivare a destinazione
Lo so che questo sembra una critica feroce, ma il problema è che il “sistema McRobert” è un metodo funzionante ma non ottimale immerso in una filosofia sui valori di una parte della vita, l’allenamento, che a noi interessa. O, se volete, una visione concettuale del mondo dell’allenamento con allegato un metodo per allenarsi. Comunque la mettiate, è una visione del mondo, autosufficiente.
Ciò non accade, che so… per il 5×5 di Bill Star o per il metodo del Sollevatore Paziente di Poliquin. Perchè tutti sappiamo che sono semplici metodi, e basta. Funzionano per un po’, poi stop. Possiamo discuterne un pochinino, ma in fondo sono semplici schedine.
McRobert, e i BII in generale, invece, sono diversi. Diventano una causa, perchè chi li segue sposa la filosofia e si allena con il metodo, e se il metodo non funziona è come mettere in discussione l’intera visione. Crolla tutto. Ma questo approccio è, per me, sbagliato.
Alla fine i peggiori scontri virtuali li ho avuti con tizi fissati con questa roba, che IO ho fatto, tra l’altro a livelli quasi sempre superiori al mio interlocutore. Non parlo senza sapere, a me non si può dire "ma tu hai provato", perchè l’ho fatto e per parecchio.
Questa gente non la smuovi, proprio per questi motivi. Si autolimitano, un po’ come dare gas a tavoletta con il freno a mano tirato. La macchina si muove, non è che sta ferma. Però nemmeno mia moglie direbbe che guidare così sia da persone intelligenti (e mia moglie ha una lunga lista di situazioni al volante in cui si è salvata dal linciaggio perchè ha sbattuto gli occhioni azzurri dicendo “scusate…”)
E ciò porta a situazioni paradossali. Puoi allenarti a casa senza che nessuno ti rompa le palle? Ok, allora perchè non provi un 6×3 invece che un 3×6? Sono sempre 18, fottutissime, ripetizioni. E perchè non uno schema dove scali le ripetizioni e sali con le serie mantenendo il totale del lavoro costante? Questo è “girare intorno” al muro!
Ma invece no. Perchè l’allenamento “deve essere” abbreviato e allora 6 serie sono “troppe”. 3 serie, come dice McRobert. E 3 ripetizioni sono “poche”, ti puoi fare male con i carichi elevati, meglio 6 in tecnica perfetta, o 20 in tecnica perfetta. Perchè lo dice McRobert. In più, concetti come “fatica cumulativa” che presuppongono una visione di stimolo allenante sulla seduta totale e non sulla serie, non sono nemmeno concettualmente accettabili. Come direbbe Moretti: continuiamo così, facciamoci del male.
Notate anche che i consigli di fronte ad un problema sono sempre gli stessi: allenati di meno. Ma… perchè? Forse è vero, ma mica sempre.
Se io dico: “non riesco a migliorare nelle trazioni” perchè dovrei sentirmi dire “allenati di meno?”. Magari io riesco a fare 20 trazioni prone, magari 2. Magari peso 100Kg, magari mi alleno 10 volte a settimana. Le risposte possono differire, no? Perchè sempre il prestampato “Allenati di meno”?
La risposta è semplice: perchè si viaggia in linea retta. Non si esce dal binario, non ci sono curve. Perciò se le cose non vanno, l’unico mezzo per variare qualcosa è rallentare, fermarsi o tornare indietro.
Essere flessibili permette di raggiungere gli obbiettivi che ci siamo posti
E’ tutto coerente, ma assiomatico: parte dal presupposto che l’hardgainer non può reggere il volume. E chi lo ha detto? Definire “volume”, please.
Negate questo assioma, otterrete Pavel Tsatsouline tanto per dire. Il suo 5×5x5 è un abbreviato nelle sedute (5 esercizi da una serie l’uno) ma voluminoso nel microciclo (5 sedute settimanali). E se vi allenate a casa, potete lasciare i pesi caricati e avete 30′ al giorno può essere una soluzione vincente. Se nella vostra giornata non avete 30′ al giorno il problema non è l’allenamento, ma…vabbè, mi fermo qui.
Chiudo perchè non voglio mettermi a sindacare su cosa è meglio o cosa è peggio, sarebbe sterile. Perchè inizierei quelle cose squallide in cui si portano gli esempi di quelli che hanno ottenuto cambiando metodo, quelli che “prima erano e ora sono” stile Herbalife. Per poi ciucciarmi le contromosse di altri che portano i loro controesempi in un turbine di discussioni dove si perde ogni traccia di filo logico.
Sarebbe facile dire che certi risultati sembrano tali perchè il livello di mediocrità del campione di confronto è così basso da non essere distinguibile dallo zero se non zoomando di un fattore 100: dire cioè "ma io ho fatto 150Kg di stacco e nella mia palestra fanno solo 90" non è necessariamente un pregio del metodo, ma un difetto della tua palestra. Io mi sono allenato in posti dove 150Kg li facevano tutti, assolutamente tutti. E non erano nè bombati, nè grossi, nè esaltati.
Sarebbe facile, ma non lo dirò. Ops… ma… l’ho detto!
Attenzione, perciò. Forse state andando con il freno a mano tirato in un un parcheggio dove tutte le macchine sono ferme ed è solo questo che vi fa pensare che state guidando forte.
Però il bello è che il McRobertiano convinto è uno con una costanza, perseveranza, dedizione e tenacia che… ce ne fossero così! Dispiace che poi si debba perdere nei dettagli del metodo non capendo a pieno lo spirito che c’è dietro. Gli basterebbe poco per decollare, letteralmente.
Vi chiedo solo, se vi piace questa roba, di mantenete la curiosità di capire perchè altri che non la seguono ottengono, senza ricorrere alle solite fesserie sull’easygainer o sul doping. Magari è così, ma magari si allenano meglio di voi. A me è capitato, tantissime volte, e ho capito che è più vantaggioso ammettere i mieierrori alla luce delle nuove conoscenze che difendere ad oltranza le mie posizioni. Una cazzata è una cazzata, su tutte le scale. E’ stato più vantaggioso PER ME.
Ferma la base concettuale, assimilate il nuovo. Inventerete il vostro, personale, efficace sistema di allenamento.
Lasciate aperto uno spiraglio per questo pensiero: "tutto questo può essere un punto di passaggio verso altro". "Può essere", non "deve essere".
Vi piace quello che dice questo tizio? Ok, seguitelo con criterio, otterrete tanto. Ma il non mettere in dubbio mai il metodo stesso, nel tempo è una strategia limitante: otterrete un risultato di “eccellente” quando potreste arrivare al “superlativo”.
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