Sono 23 anni che attraverso questo deserto battuto da questo vento sabbioso che ulula incessantemente. Dune che si alzano in una notte, maree di sabbia, fiumi di polvere…
Ho fatto molti incontri in questo deserto. Tanti anni fa rividi molti di quelli che mi dicevano “ma che ***** ci vai a fare in quella fottuta pista, che ci trovi di divertente”, i miei compagni di scuola e altri ancora. I loro resti erano ridotti a poche ossa bianche levigate dal vento.
Una volta, dall’alto di una duna vidi una distesa di corpi nella valle sottostante. Li conoscevo tutti. Scesi la collinetta, ecco quello invidioso che mi diceva che mi sarei fatto male alla schiena, il medico che mi parlava dell’aumento delle pareti del cuore, le loro facce mummificate e smerigliate dalla sabbia.
Più in là c’era quello che mi diceva che la dieta mi faceva perdere i piaceri della vita, come se io fossi mai stato a dieta. La sua pancia faceva da diga alla sabbia del vento. Là, quasi sepolti, quello che raccontava a tutti che ero un asociale a chiudermi in quel buco puzzolente di sudore, insieme all’amico che diceva che ero dopato. Morti abbracciati insieme, per ripararsi dal freddo della notte.
Altri ricordi affiorano nella mia mente. Orbite vuote riempite di sabbia verso il cielo giallognolo, ecco chi era quello là… il tipo che mi diceva “vedrai a 30 anni la schiena come ti farà male”. Inciampai qualche metro più avanti. Qualcuno aveva ceduto mentre stava strisciando per trovare un riparo dal sole rovente, i palmi e la faccia ustionati dal calore del terreno. Mi aveva detto la solita storiella della schiena, però gli anni erano 40… Avrei dovuto provare compassione, ma non ce la feci a non sogghignare. Nessuno ancora mi ha detto dei 50, ma la speranza è sempre l’ultima a morire…
Quella notte le dune si mossero, tutti furono inghiottiti, mi rimane solo il loro ricordo, ma si sta affievolendo anche questo
Altre dune, altri morti. Conoscevo anche questi tre! Bastava superare una collinetta e l’oasi immediatamente dietro li avrebbe salvati, il trio delle scimmiette. Che cori che facevano! Vedrai quando inizierai a lavorare i pesi che fine fanno… vedrai quando ti sposerai… vedrai quando avrai un figlio… i loro corpi rotolano dolcemente giù, per essere risucchiati dal vortice dei granelli.
Mentre ripenso a questi episodi, in lontananza una enorme montagna di sabbia, dei puntini neri sulla parete scoscesa, in colonna, immobili. So già quello che mi aspetta, mi avvicino senza fretta. Porca *****! No! Questi no, per favore… sono quei ragazzoni che “il bodybuilding è la mia vita”, c’è quello che non sgarrava mai la dieta, e il suo amico che non saltava mai un allenamento, l’altro che decantava di quanto la palestra gli avesse cambiato l’esistenza, l’altro ancora che spergiurava che non avrebbe mai smesso con i pesi…
Qualcuno l’avevo anche ritrovato negli anni, mi aveva fermato per due chiacchiere, “sai com’è, poi il lavoro, il tempo che manca, la famiglia, si deve mettere la testa a posto, la stanchezza…” quasi a giustificarsi. Sospiri, ai ricordi dei vecchi tempi che furono, di quando non c’erano le responsabilità, di quando si aveva il tempo per certe cose… Annuivo, era l’unica cosa da fare.
Ma perché scalare la montagna da questo lato… sarebbe bastato girare, di qua, ecco, sono già sulla cima e vedo i loro corpi immobili, bruciati dal sole nell’atto di arrancare per raggiungere la vetta.
Dovrei provare pietà per loro, ma in 23 anni ne ho visti tanti di questi tipi, decisi, grintosi, affrontano la traversata sicuri di non fallire, spariscono all’orizzonte nel chiasso delle loro pacche sulle spalle. E nel silenzio ne ho ritrovati tantissimi, immobili, sfiorati dalle carezze di vetro del vento. Rabbia, per non aver capito. Questo provo.
Il vento aumenta, mi trascino cercando di non affondare nella sabbia. La tempesta è forte, oggi.
Ho fatto molti incontri in questo deserto. Tanti anni fa rividi molti di quelli che mi dicevano “ma che ***** ci vai a fare in quella fottuta pista, che ci trovi di divertente”, i miei compagni di scuola e altri ancora. I loro resti erano ridotti a poche ossa bianche levigate dal vento.
Una volta, dall’alto di una duna vidi una distesa di corpi nella valle sottostante. Li conoscevo tutti. Scesi la collinetta, ecco quello invidioso che mi diceva che mi sarei fatto male alla schiena, il medico che mi parlava dell’aumento delle pareti del cuore, le loro facce mummificate e smerigliate dalla sabbia.
Più in là c’era quello che mi diceva che la dieta mi faceva perdere i piaceri della vita, come se io fossi mai stato a dieta. La sua pancia faceva da diga alla sabbia del vento. Là, quasi sepolti, quello che raccontava a tutti che ero un asociale a chiudermi in quel buco puzzolente di sudore, insieme all’amico che diceva che ero dopato. Morti abbracciati insieme, per ripararsi dal freddo della notte.
Altri ricordi affiorano nella mia mente. Orbite vuote riempite di sabbia verso il cielo giallognolo, ecco chi era quello là… il tipo che mi diceva “vedrai a 30 anni la schiena come ti farà male”. Inciampai qualche metro più avanti. Qualcuno aveva ceduto mentre stava strisciando per trovare un riparo dal sole rovente, i palmi e la faccia ustionati dal calore del terreno. Mi aveva detto la solita storiella della schiena, però gli anni erano 40… Avrei dovuto provare compassione, ma non ce la feci a non sogghignare. Nessuno ancora mi ha detto dei 50, ma la speranza è sempre l’ultima a morire…
Quella notte le dune si mossero, tutti furono inghiottiti, mi rimane solo il loro ricordo, ma si sta affievolendo anche questo
Altre dune, altri morti. Conoscevo anche questi tre! Bastava superare una collinetta e l’oasi immediatamente dietro li avrebbe salvati, il trio delle scimmiette. Che cori che facevano! Vedrai quando inizierai a lavorare i pesi che fine fanno… vedrai quando ti sposerai… vedrai quando avrai un figlio… i loro corpi rotolano dolcemente giù, per essere risucchiati dal vortice dei granelli.
Mentre ripenso a questi episodi, in lontananza una enorme montagna di sabbia, dei puntini neri sulla parete scoscesa, in colonna, immobili. So già quello che mi aspetta, mi avvicino senza fretta. Porca *****! No! Questi no, per favore… sono quei ragazzoni che “il bodybuilding è la mia vita”, c’è quello che non sgarrava mai la dieta, e il suo amico che non saltava mai un allenamento, l’altro che decantava di quanto la palestra gli avesse cambiato l’esistenza, l’altro ancora che spergiurava che non avrebbe mai smesso con i pesi…
Qualcuno l’avevo anche ritrovato negli anni, mi aveva fermato per due chiacchiere, “sai com’è, poi il lavoro, il tempo che manca, la famiglia, si deve mettere la testa a posto, la stanchezza…” quasi a giustificarsi. Sospiri, ai ricordi dei vecchi tempi che furono, di quando non c’erano le responsabilità, di quando si aveva il tempo per certe cose… Annuivo, era l’unica cosa da fare.
Ma perché scalare la montagna da questo lato… sarebbe bastato girare, di qua, ecco, sono già sulla cima e vedo i loro corpi immobili, bruciati dal sole nell’atto di arrancare per raggiungere la vetta.
Dovrei provare pietà per loro, ma in 23 anni ne ho visti tanti di questi tipi, decisi, grintosi, affrontano la traversata sicuri di non fallire, spariscono all’orizzonte nel chiasso delle loro pacche sulle spalle. E nel silenzio ne ho ritrovati tantissimi, immobili, sfiorati dalle carezze di vetro del vento. Rabbia, per non aver capito. Questo provo.
Il vento aumenta, mi trascino cercando di non affondare nella sabbia. La tempesta è forte, oggi.
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