E’ il derivato acetilato dell’aminoacido L-Carnitina.
E’ una forma di carnitina più attiva, perchè assorbita più efficacemente siccome passa più facilmente attraverso le membrane cellulari ed è utilizzata nei mitocondri in modo più efficiente.
E’ uno dei nutrienti più efficaci per conservare un metabolismo cellulare ottimale:
L’ALC contribuisce al miglioramento delle capacità cognitive nell’uomo. (Attenzione, coordinamento visivo, riflessi, rapidità di esecuzione di compiti intellettuali) (Lino e al, 1992)
L’ALC oltre al miglioramento cognitivo, dalla sua assunzione ne trova giovamento chi è alla ricerca di un miglioramento dello stato emotivo ed il comportamento sociale di pazienti colpiti da deficienza mnemonica associata all’invecchiamento (Cipolli e Chiari, 1990). Questi miglioramenti persistono a lungo dopo la sospensione della somministrazione aggiuntiva (vecchi e al, 1991)
Alcuni studi dimostrano che ALC riduce i sintomi della depressione e migliora la percezione della qualità della vita (Bella e al, 1990) (Garza e al, 1990).
l’Acetil carnitina, ritarda il deterioramento cognitivo nei pazienti colpiti dalla malattia d’Alzheimer (questo studio ha utilizzato da 2,5 gr/giorno per un periodo di 3 mesi (Sano e Al, 1992), risultato confermato da diversi altri studi).
L’ALC è in grado di apportare beneficio ai sintomi degenerativi della senilità. (Bonavita, 1986): (Cucinotta e al, 1988) 2 grammi d’ALC/giorno migliorano il comportamento, i test di memoria, l’attenzione e la verbalizzazione (Università di Parma, Passeri ed al, 1990).
L’ALC migliora la circolazione cerebrale nei pazienti colpiti da insufficienza cerebro vascolare (Postiglione ed al, 1990) (Rosadini e al, 1988).
L’ALC è in grado di ridurre la formazione di lipofucina (il “detrito” cellulare che costituisce le “macchie di vecchiaia”) e ne diminuisce i depositi esistenti. (Konsomol, 1988) (Amenta e al, 1989).
Se ALC viene assunta insieme all’acido R-lipoico, secondo tre studi recentemente pubblicati dal Dr Ames e una équipe di ricercatori dell’università di California-Berkeley, questa combinazione ringiovanisce i ratti anziani e potrebbe avere gli stessi effetti su gli esseri umani che invecchiano. Dopo un mese di supplementazione, i vecchi ratti letargici erano divenuti pieni di brio. Questo equivale a fare sì che una persona dai 75 agli 80 anni agisca come una persona di età inferiore.
Diversi studi hanno evidenziato che l’acetil carnitina ha il potere d’incrementare la concentrazione di GnRH nell’ipotalamo (l’ormone rilasciante le gonadotropine) di ratti in vivo, ma non in vitro, incrementando conseguentemente il rilascio di LH (ormone luteinizzante) . Uno studio in particolare ha investigato questo meccanismo di azione neuroattiva sottoponendo alcuni ratti a 2 diversi tipi di stress per un periodo di 10 giorni integrando la loro alimentazione con 10mg/day di ALC; al termine sono stati analizzati i valori di GnRH, beta-endorfina e testosterone.
Nei ratti che avevano assunto l’ALC si è riscontrato un minor calo di testosterone che di GnRH e una diminuzione dei livelli di beta-endorfina ipotalamica, prevenendo l’effetto antiriproduttivo di entrambi gli stressor 11 . Il meccanismo è presumibilmente attivato dal gruppo acetilico che, una volta staccatosi dalla L-carnitina, va a legarsi agli oppiodi endogeni (betaendorfina e simili) inattivandoli. È noto che alti livelli di betaendorfina inibiscono il rilascio di GnRH. Gli oppiodi sono però essenziali da un lato a contenere a livello celebrale il senso di appagamento, resistenza alla fatica e il dolore, dall’altro un loro eccesso induce senso di frustrazione e ottundimento (e quindi minor resa cerebrale e quindi anche sportiva, nel senso di “determinazione”).
E’ emerso da un altro studio che la somministrazione di ALC (2 g/day) per 6 settimane a pazienti affetti da amenorrea ipotalamica ha indotto un considerevole aumento della secrezione di LH; 20 soggetti sono stati inizialmente suddivisi in due gruppi a seconda dei loro valori di LH plasmatici, 10 ipogonadotropici, LH < 3mIU/ml e 10 normogonadotropici LH > 3mIU/ml. Al termine dello studio i pazienti ipogonadotropici hanno mostrato un significante incremento dei livelli di LH, da un minimo di 0.9mIU/ml ad un massimo di 3.5mIU/ml, insieme ad un incremento dei valori di estradiolo e PRL (prolattina, un altro ormone ipotalamico). Meno marcate invece, per non dire nulle, le differenze riscontrate nei pazienti normogonadotropici, che dopo 6 settimane di somministrazione di ALC non hanno ottenuto alcuna variazione della concentrazione plasmatica di ormone luteinizzante.
Questi studi sembrano dare un senso ancora diverso all’utilità dell’ALC in quanto è noto che allenamenti molti intensi generino inequivocabilmente alti livelli di cortisolo e quindi possibili cali del rapporto testosterone/cortisolo; tengo a precisare che il rapporto tra questi due ormoni (T/C) è di fondamentale importanza per valutare lo stato di un atleta proprio nei periodi più duri d’allenamento dove lo stress psicofisico è al massimo: in questi frangenti l’ALC potrebbe metterci una pezza, assicurando un pieno recupero nei tempi previsti e un vantaggio, come detto poco sopra, anche di tipo “mentale”.
Diverse ricerche indicano che benefici cognitivi apprezzabili risultano dopo pochi mesi di somministrazione aggiuntiva e mettono in evidenza il ruolo neuro protettore dell’ ALC sul sistema colinergico. Chi ricerca una valida formula per ritardare l’invecchiamento cerebrale possono utilizzare questo integratore per raggiungere tali scopi.
Dott. Andrea Rizzo - Scientific Training
E’ una forma di carnitina più attiva, perchè assorbita più efficacemente siccome passa più facilmente attraverso le membrane cellulari ed è utilizzata nei mitocondri in modo più efficiente.
- Mantiene efficace il metabolismo cellulare
- Migliora le capacità cognitive
- Riduce i sintomi da depressione
- Ritarda la degenerazione cognitiva in pazienti malati di Alzheimer
- Migliora la circolazione cerebrale
- Ottimizza la produzione naturale di testosterone
- Ha proprietà anticataboliche
E’ uno dei nutrienti più efficaci per conservare un metabolismo cellulare ottimale:
L’ALC contribuisce al miglioramento delle capacità cognitive nell’uomo. (Attenzione, coordinamento visivo, riflessi, rapidità di esecuzione di compiti intellettuali) (Lino e al, 1992)
L’ALC oltre al miglioramento cognitivo, dalla sua assunzione ne trova giovamento chi è alla ricerca di un miglioramento dello stato emotivo ed il comportamento sociale di pazienti colpiti da deficienza mnemonica associata all’invecchiamento (Cipolli e Chiari, 1990). Questi miglioramenti persistono a lungo dopo la sospensione della somministrazione aggiuntiva (vecchi e al, 1991)
Alcuni studi dimostrano che ALC riduce i sintomi della depressione e migliora la percezione della qualità della vita (Bella e al, 1990) (Garza e al, 1990).
l’Acetil carnitina, ritarda il deterioramento cognitivo nei pazienti colpiti dalla malattia d’Alzheimer (questo studio ha utilizzato da 2,5 gr/giorno per un periodo di 3 mesi (Sano e Al, 1992), risultato confermato da diversi altri studi).
L’ALC è in grado di apportare beneficio ai sintomi degenerativi della senilità. (Bonavita, 1986): (Cucinotta e al, 1988) 2 grammi d’ALC/giorno migliorano il comportamento, i test di memoria, l’attenzione e la verbalizzazione (Università di Parma, Passeri ed al, 1990).
L’ALC migliora la circolazione cerebrale nei pazienti colpiti da insufficienza cerebro vascolare (Postiglione ed al, 1990) (Rosadini e al, 1988).
L’ALC è in grado di ridurre la formazione di lipofucina (il “detrito” cellulare che costituisce le “macchie di vecchiaia”) e ne diminuisce i depositi esistenti. (Konsomol, 1988) (Amenta e al, 1989).
Se ALC viene assunta insieme all’acido R-lipoico, secondo tre studi recentemente pubblicati dal Dr Ames e una équipe di ricercatori dell’università di California-Berkeley, questa combinazione ringiovanisce i ratti anziani e potrebbe avere gli stessi effetti su gli esseri umani che invecchiano. Dopo un mese di supplementazione, i vecchi ratti letargici erano divenuti pieni di brio. Questo equivale a fare sì che una persona dai 75 agli 80 anni agisca come una persona di età inferiore.
Diversi studi hanno evidenziato che l’acetil carnitina ha il potere d’incrementare la concentrazione di GnRH nell’ipotalamo (l’ormone rilasciante le gonadotropine) di ratti in vivo, ma non in vitro, incrementando conseguentemente il rilascio di LH (ormone luteinizzante) . Uno studio in particolare ha investigato questo meccanismo di azione neuroattiva sottoponendo alcuni ratti a 2 diversi tipi di stress per un periodo di 10 giorni integrando la loro alimentazione con 10mg/day di ALC; al termine sono stati analizzati i valori di GnRH, beta-endorfina e testosterone.
Nei ratti che avevano assunto l’ALC si è riscontrato un minor calo di testosterone che di GnRH e una diminuzione dei livelli di beta-endorfina ipotalamica, prevenendo l’effetto antiriproduttivo di entrambi gli stressor 11 . Il meccanismo è presumibilmente attivato dal gruppo acetilico che, una volta staccatosi dalla L-carnitina, va a legarsi agli oppiodi endogeni (betaendorfina e simili) inattivandoli. È noto che alti livelli di betaendorfina inibiscono il rilascio di GnRH. Gli oppiodi sono però essenziali da un lato a contenere a livello celebrale il senso di appagamento, resistenza alla fatica e il dolore, dall’altro un loro eccesso induce senso di frustrazione e ottundimento (e quindi minor resa cerebrale e quindi anche sportiva, nel senso di “determinazione”).
E’ emerso da un altro studio che la somministrazione di ALC (2 g/day) per 6 settimane a pazienti affetti da amenorrea ipotalamica ha indotto un considerevole aumento della secrezione di LH; 20 soggetti sono stati inizialmente suddivisi in due gruppi a seconda dei loro valori di LH plasmatici, 10 ipogonadotropici, LH < 3mIU/ml e 10 normogonadotropici LH > 3mIU/ml. Al termine dello studio i pazienti ipogonadotropici hanno mostrato un significante incremento dei livelli di LH, da un minimo di 0.9mIU/ml ad un massimo di 3.5mIU/ml, insieme ad un incremento dei valori di estradiolo e PRL (prolattina, un altro ormone ipotalamico). Meno marcate invece, per non dire nulle, le differenze riscontrate nei pazienti normogonadotropici, che dopo 6 settimane di somministrazione di ALC non hanno ottenuto alcuna variazione della concentrazione plasmatica di ormone luteinizzante.
Questi studi sembrano dare un senso ancora diverso all’utilità dell’ALC in quanto è noto che allenamenti molti intensi generino inequivocabilmente alti livelli di cortisolo e quindi possibili cali del rapporto testosterone/cortisolo; tengo a precisare che il rapporto tra questi due ormoni (T/C) è di fondamentale importanza per valutare lo stato di un atleta proprio nei periodi più duri d’allenamento dove lo stress psicofisico è al massimo: in questi frangenti l’ALC potrebbe metterci una pezza, assicurando un pieno recupero nei tempi previsti e un vantaggio, come detto poco sopra, anche di tipo “mentale”.
Diverse ricerche indicano che benefici cognitivi apprezzabili risultano dopo pochi mesi di somministrazione aggiuntiva e mettono in evidenza il ruolo neuro protettore dell’ ALC sul sistema colinergico. Chi ricerca una valida formula per ritardare l’invecchiamento cerebrale possono utilizzare questo integratore per raggiungere tali scopi.
Dott. Andrea Rizzo - Scientific Training
Commenta